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Alessandria. Cuttica di Revigliasco: "Apprezzo la continuità amministrativa"

Aggiornamento: 6 ore fa

Prime reazioni al piano di rilancio cittadino, parla l'ex sindaco


di Alberto Ballerino

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Il vicesindaco di  Alessandria, Giovanni Barosini, ha presentato ai lettori della ‘Porta di Vetro’ nei giorni scorsi un ambizioso programma di rilancio della sua città, basato su importanti strutture culturali come il Teatro comunale, il Museo Civico e l’Università.[1] Interviene ora uno dei principali rappresentanti dell’opposizione di centro destra, l’ex sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco.

L'esordio dell'ex primo cittadino di Alessandria - ma in politica non stupisce - è una sottolineatura pro domo sua sulla politica dell'attuale amministrazione comunale: è in continuità con quanto avviato dalla sua giunta. Infatti, spiega: "Nel caso del Teatro, del recupero della medievale chiesa di San Francesco e di altro - dice - non si trattato solo di idee, in quanto abbiamo trovato anche in finanziamenti necessari. Per quanto riguarda ‘San Francesco’ si dovrebbe risalire non solo alla mia giunta ma, come impostazione, anche alla giunta leghista di Francesca Calvo, in cui ero assessore alla cultura. Sono sempre stato convinto che il recupero di questa struttura dovesse essere prioritario perché rappresenta un pezzo importante delle origini della città, posto proprio nel cuore di Alessandria e oltretutto di proprietà del Comune. C’era quindi anche una responsabilità giuridica. Sono sempre stato convinto che Alessandria potesse tentare di ripartire se fosse stata in grado di riappropriarsi della valenza e dell’importanza delle sue testimonianze storiche più importanti".


"I presupposti per andare avanti ci sono tutti..."

Per il teatro, il discorso è complesso. “Fino a quando faceva parte delle disavventure dell’azienda Aspal a cui era affidata la gestione, non si poteva fare niente. Nel momento in cui è divenuto giuridicamente in possesso del Comune abbiamo individuato le risorse per intervenire. Non si è trattato solo di finanziamenti, ma di individuare le vie giuridiche e burocratiche per sciogliere dei nodi che lo caratterizzavano da prima del mio mandato. Non si può intervenire su edifici che non sono tuoi senza che si creino problemi amministrativi non indifferenti magari nei confronti della Corte dei Conti. Noi eravamo anche sotto la lente di ingrandimento a causa del piano di riequilibrio del Comune”.

Per il Campus universitario è stata un’operazione maturata negli anni. “Sì, con un rapporto costante, direi quasi quotidiano, con l’Ateneo e con i rettori che si sono avvicendati, in particolare Avanzi. Il Comune in questo caso ha avuto il ruolo di facilitatore in quanto si riteneva che questa fosse un intervento strategico per la città. Così anche per il recupero della porzione dell’altra parte dell’ex ospedale militare (oltre a quella dell’ex  chiesa di San Francesco) per creare spazi per gli studenti universitari: spero si vada avanti anche in questo caso”.


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L’impegno sulle vocazioni di Alessandria per il futuro riguarda anche fronti diversi da quelli culturali. “Sì, c’è il fronte dello sviluppo della logistica. C’è stata un vision della città che cresce e ha uno sviluppo proiettato sul futuro. Non va dimenticata anche la Cittadella, dove il Palazzo del Governatore doveva diventare sede di collezioni civiche del Settecento e dell’Ottocento ma in questo caso il problema è più grosso. Come ho sempre sostenuto fin da quando fui eletto e spostai dei fondi del Por Fesr (Programma Operativo Regionale del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) per ‘San Francesco’, la partita della grande fortezza sarebbe stata molto più lenta con il rischio di perdere i soldi perché non è del Comune ma del Ministero dei Beni Culturali”. 


Unire le risorse

Resta la domanda se non sia necessario anche un apporto in più da quelle forze private che potrebbero essere in grado sul piano finanziario di creare grandi eventi culturali. “Sono due fasi diverse di uno stesso progetto. Se non recuperi quello che abbiamo, non hai nulla da fare vedere. Il grande evento serve ad attirare l’attenzione e a fare da cassa di risonanza, portando qui persone che così incominciano a conoscere la città. Non è però l’unico sistema, ci deve essere tutto un apparato comunicativo, legato non direttamente e solo al Comune, che si deve muovere in questo senso e in parte lo ha fatto ai miei tempi. Soggetti non solo pubblici ma anche privati, come i tour operator,  devono incominciare a lavorare su questi temi. Il pubblico fornisce le occasioni, dopodiché c’è un mondo che si deve muovere. Anche su questo aspetto, è meglio se nulla viene lasciato al caso. Se l’amministrazione segue queste dinamiche ci troviamo ad avere un valore aggiunto, è un problema  qualora invece si rifugi nelle competenze. Credo che Alessandria abbia tutti i requisiti anche per averli sperimentati di persona: ci sono i soggetti, ma bisogna dargli le opportunità perché si muovano, seguirli e analizzare i risultati. Tornando a parlare invece di grandi eventi, come le mostre, un punto ancora da conquistare per la nostra città è quello di lavorare meno per recinti, ma più in unione e collaborazione: non essendo tante le risorse, non sarebbe male se venissero messe insieme. Mi riferisco alle capacità ideative, organizzative e finanziarie di soggetti come la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Se si cade nella competizione, è finita”.


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