Un libro per voi: "Volevo solo un monopattino"
- Piera Egidi Bouchard
- 2 giorni fa
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di Piera Egidi Bouchard

Titolo curioso e insolito il libro (ed. Impremix) dedicato a Maria Grazia Sestero che lei avrebbe certo gradito molto, con la sua ironia sottile. “Volevo solo un monopattino”, infatti, è tratto da una divertente conversazione con la figlia Enrica, pubblicata nelle ultime pagine, in cui, di fronte al desiderio di un'ottantenne Maria Grazia si invertono i ruoli, e la figlia allarmatissima ha il coraggio di dirle: “Non te lo permetto!”. E commenta: “Allora pensi a come lei ha condotto la sua vita e quella richiesta non ti stupisce più. Lei è sempre stata in movimento sulle gambe, in auto, in treno, in aereo, in bici, sugli sci e sui pattini da ghiaccio, ha sempre seguito il flusso delle sue passioni, la scuola e la politica. Non si è fermata di fronte alle difficoltà e con studio, competenza e sicurezza ha sempre gestito situazioni spesso assai complesse.”
E questo libro, curato dal genero Aharon Quinconces - scrittore e docente di Ebraistica all’Università di Torino - impreziosito dal ricordo affettuoso dei due nipoti Irene e Matìas e da un’ampia ricostruzione biografica di Gian Franco Gianotti, il marito che alla morte di lei si era definito “desolatamente solo”, percorre proprio “il flusso delle sue passioni”, che sono diventate impegni di vita e di costruttività. Ed è stato presentato al Polo del 900, con l’afflusso di un partecipe e numerosissimo pubblico e l’intervento, oltre al curatore e ai due nipoti, del direttore dell’Istituto Gramsci, Matteo D’Ambrosio, del deputato Andrea Giorgis, della senatrice Magda Negri e di Sergio Chiamparino, che è stato parlamentare, sindaco di Torino e presidente della Regione Piemonte.
Perché Maria Grazia, come molte persone di quella generazione, si è spesa con intensità e dedizione nei tanti diversi campi che ha attraversato: soprattutto la scuola, come docente, come preside, come assessora provinciale all’Istruzione e anche come consigliera regionale, e poi deputata; negli anni di militanza nel Pci, di cui ha assunto - prima donna - la dirigenza dell’Organizzazione; e, infine, nell’Anpi, di cui sarà presidente provinciale (2016-2022) - anche qui prima donna - e poi componente della Presidenza onoraria dell’Anpi nazionale.
Persona di grande e solida cultura, ha ritagliato anche il tempo per la scrittura, e suoi interessanti interventi sono pubblicati nella seconda parte del libro, “Parole di Maria Grazia”: sulla scuola, sulla questione femminile, sull’antifascismo, la Costituzione e la memoria della Resistenza (bellissimi i ritratti in mortem della democristiana Maria Cesaro Tettamanzi, del pastore valdese Giorgio Bouchard, del comunista Palmiro Gonzato), oltre ad altre commemorazioni inedite (i partigiani Angelo Cassia e Gisella Giambone, e l’amica di una vita Lidia De Federicis, dagli anni del liceo, quando la critica letteraria e scrittrice fu la sua insegnante). Ci sono anche analisi sulla situazione politica, come l’importante Appello del gennaio 2023 “Per una sinistra che riparta dal Paese”, che comportò vari affollatissimi e partecipati incontri all’“Unione culturale Franco Antonicelli”.
E nella terza parte “Parole degli altri”, troviamo testimonianze di allievi, colleghi, compagni della vita politica come Livia Turco, Magda Negri, Andrea Giorgis, Gian Carlo Quagliotti, Gianguido Passoni, Marco Grimaldi; dei sindaci valsusini Ferruccio Sbodio, Riccardo Cantore, di Sergio Chiamparino, dell’assessora Chiara Foglietta, e per l’Anpi di Nino Boeti, presidente provinciale, e Carlo Ghezzi, vicepresidente vicario nazionale.
Ma certamente il suo capolavoro, che abbiamo noi torinesi sotto gli occhi quotidianamente, è la trasformazione radicale della città, negli anni in cui nella prima e poi seconda Giunta Chiamparino fu responsabile dell’assessorato Trasporti e Viabilità (2001-2011), cosa che stupì molti, perché lontana dalle esperienze precedenti, ma in cui le capacità organizzative di Maria Grazia risultarono perfettamente.
La realizzazione più importante fu la bellissima e moderna metropolitana – che sarebbe bello intitolare a lei, in una città dove sono così poche le donne ricordate - ma anche, come si è ricordato su La Stampa del 2 gennaio 2025 "ha trasformato via Lagrange, ha ridisegnato piazza San Carlo, rendendola il ‘salotto di Torino’ senza auto, e anche piazza Vittorio, con il parcheggio interrato lungo tutta la spina dorsale del centro, e via Carlo Alberto, resa pedonale. E oltre alla Metro, la Spina centrale, le prime piste ciclabili in centro.”
E, continua Gianotti nella ricostruzione biografica: ”Se al bilancio si aggiungono le realizzazioni in loco a contorno delle Olimpiadi invernali del 2006, il sottopasso di piazza Rivoli, le intese strategiche con GTT e le FS, i parcheggi per ospedali e zone nevralgiche della città, i provvedimenti per ridurre lo smog e regolare la mobilità torinese, si può prendere atto di un’attività senza risparmi di tempo e attenzione, che ha saputo allargare allo scenario cittadino competenze e efficacia analoghe a quelle sperimentate nel reggere le sorti dell’Einstein, (il liceo di cui è stata preside, noto alle cronache delle ultime settimane per le tensioni tra studenti ed elementi neofascisti).
“Finché ho un’ora libera faccio tutto ciò che posso” era un suo motto ricorrente, e certamente il tempo della sua vita appassionata e operosa è stato ben speso.













































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