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Un libro per voi: "Lo sviluppo al capolinea" di Pier G. Ardeni

La crisi che l’Italia deve risolvere per non precipitare


a cura di Alberto Ballerino


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Proprio mentre la provincia di Alessandria sta vivendo il dramma della ex Ilva di Novi Ligure, ci si confronta nel capoluogo sulla crisi industriale italiana. Protagonista Pier Giorgio Ardeni, professore ordinario di Economia politica e dello sviluppo all’Alma Mater Studiorum (Università di Bologna) che domani, 3 dicembre, alle 17, presenterà nel Laboratorio civico "Carla Nespolo", in via Faà di Bruno 39, il libro Lo sviluppo al capolinea. La crisi che l’Italia deve risolvere per non precipitare (Meltemi).[1] Con lui si confronteranno Renzo Penna, presidente di Città Futura, e Filippo Orlando, segretario provinciale dell’Anpi.

Il libro di Ardeni si articola su tre problemi: la questione demografica, i divari territoriale e la produttività. “Continuiamo – dice il docente - a ignorare la crisi demografica mentre si perde popolazione ogni anno, l’Istat prevede che nel 2050 avremo dieci milioni di abitanti in meno. Come faremo a mantenere un Pil pro-capite uguale se la popolazione deve aumentare il reddito?” La produttività è un tema su cui da anni l’Italia galleggia, si dice che le imprese non investono. “Noi abbiamo tante piccole imprese che non vengono aiutate. Puntiamo molto sulla concorrenza dal lato del costo del lavoro, ma ormai è già molto basso, non si può comprimere più di tanto. Soprattutto per le professioni meno qualificate abbiamo i salari più bassi d’Europa.


Assurdo demonizzare l'immigrazione

Sono ormai trent’anni che vanno avanti queste tendenze, non è una questione di questo governo, che peraltro segue lo stesso andazzo. Ora siamo alla quarta manovra, non ci sono più scuse. Il governo avrebbe dovuto già intervenire, per esempio, sulle imprese, sui salari, sulla tassazione. Quest’ultima è squilibrata, il che crea problemi all’economia perché, favorendo solo i redditi alti, principalmente da capitale e non da lavoro, non incentiva anzi ottiene l’effetto contrario”.

L’immigrazione è sempre al centro del confronto politico, soprattutto a livello di mass media. “Il confronto è un po’ schizofrenico. Viene demonizzata, quando invece sono soprattutto gli immigrati a intraprendere certe professioni che gli italiani non vogliono fare, anche per i bassi salari di certe situazioni. Il loro arrivo è importante anche dal punto di vista della natalità. Soprattutto a destra si demonizzano gli immigrati quando ad averne bisogno sono i piccoli imprenditori in tantissimi settori, dal tessile all’agricoltura ai portuali e così via. Non sto dicendo che bisogna aprire le frontiere a chiunque arrivi, bisognerebbe fare una politica di flussi controllati”.


Il caso ex Ilva di Novi Ligure

In provincia di Alessandria, parlando di economia, non si può ignorare il caso di Acciaierie Italia, ex Ilva. “È una delle storie esemplari in negativo di questa Italia: cosa non si è fatto con l’acciaio, le privatizzazioni attuate in modo discutibile, il mercato lasciato a sé stesso senza un piano strategico e una vera politica industriale. C’è da lamentare quanto fatto dai governi passati, l’ultimo ha ereditato processi che vengono da lontano. Però anche oggi in Europa si potrebbe alzare la voce e intraprendere vie diverse su questo aspetto specifico dell’acciaio ma non viene fatto e paghiamo tutti le conseguenze”.  


Note

[1]L’iniziativa è organizzata da Scuola del Popolo di Alessandria, Cgil, Città Futura, Laboratorio civico Carla Nespolo e Anpi.

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