Un libro per voi: "Spaccare l’atomo in quattro- Contro la favola del nucleare"
Aggiornamento: 26 mar 2023
di Piera Egidi Bouchard
Una lezione chiarissima ed esaustiva, ad altissimi livelli, una vera e propria “lectio magistralis”, questa contenuta in sole novanta pagine[1] - e per di più in formato tascabile - che Angelo Tartaglia conduce su un argomento così specialistico, ma di urgente attualità, come il nucleare (“ contro la favola del nucleare”, così recita il sottotitolo) ,e permette anche al lettore e cittadino qualunque di capirci qualcosa.
In pochissimi brevi paragrafi , Tartaglia - ingegnere nucleare e fisico, già docente di Fisica presso il Politecnico di Torino e attualmente membro dell’Istituto Nazionale di astrofisica – risponde a domande di fondo come “Cos’è l’energia?” e “Come funziona il nucleare?”, per poi addentrarsi con lucida godibilissima sintesi in un undici brevi paragrafetti su “Fake news e luoghi comuni”, cui dà risposte pertinenti, talora velate d’ironia.
Consigliamo ad esempio tra gli altri la lettura di “Il nucleare è pulito”, oppure “La possibilità di incidenti nei reattori nucleari di ultima generazione è minima”, e anche “L’eliminazione delle scorie è un problema risolvibile”, o “Escluso il petrolio e il carbone non ci sono alternative reali al nucleare (soprattutto oggi con la guerra)”,e infine “Il nucleare può essere utilizzato per soli fini civili ed è scorretto evocare il rischio di un uso militare”.
Un Preambolo filosofico, anch’esso comprensibilissimo, ci porta ad acquisire i principi fondamentali nella storia della fisica, come la famosa formulazione di Lavoisier “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” o ,nel secolo XIX i “Principi della termodinamica”, giungendo a porsi la questione centrale:” Questo è quanto può dire la scienza e in particolare la fisica, ma dov’è il problema?”.
Ed ecco il punto: “La faccio breve: una delle indimostrabili verità apodittiche di quella ideologia che assolutizza e divinizza il mercato, identifica il benessere di una società con la crescita della sua economia". E inoltre: “La continua crescita della produzione di beni e servizi implica un fabbisogno anch’esso indefinitivamente crescente di energia”, fino ad arrivare all’ipotesi oggetto della successiva spietata pars destruens : ”Ci vorrebbe una fonte di energia praticamente illimitata e allo stesso tempo pulita. E se fosse il nucleare?”.
Dopo una definizione di energia come “un’entità che misura la capacità di qualcosa di materiale di produrre conseguenze nel comportamento di qualcos’altro altrettanto materiale”, Tartaglia esamina le fonti energetiche, le rinnovabili, il sole, l’energia geotermica, le maree, concludendo che: ”Non esistono né possono esistere fonti illimitate di energia, né nella quantità né nella durata”.
E - giungendo quindi al capitolo, più “tecnico”, del nucleare e del suo funzionamento - noi semplici lettori siamo condotti a cimentarci con il nucleo, l’uranio, la fissione, i neuroni, i reattori nucleari, la centrale nucleare, le barre, le scorie. Ed ecco - capito il funzionamento - si apre la discussione sui luoghi comuni negli undici paragrafi di cui sopra, che affrontano questa difficile materia.
La pace non fa rima con l'industria delle armi
Il capitolo finale intitolato “Epilogo” viene scritto dall’autore proprio a ridosso della guerra della Russia contro l’Ucraina: “L’industria delle armi prospera con la guerra e si nasconde dietro nobili motivazioni, ma non è strutturalmente interessata a situazioni di pace permanente (...) L’energia fa parte di questo scenario: i grandi operatori del settore stanno di fatto traendo vantaggio dalla guerra in corso per massimizzare i profitti sfruttando la brutta perturbazione dei mercati introdotta dal conflitto”. E inoltre: “La dinamica del clima, essendo il clima stesso, con l’intera biosfera, un sistema complesso, sta evolvendo verso un potenziale collasso”.
L’autore poi, esaminando l’uso bellico del nucleare, come le “bombe tattiche, da usare sul campo di battaglia”- che abbiamo sentito minacciare recentemente - nota come “Nella eventualità che ciò avvenisse, a parte il rischio di escalation (passaggio a uno scontro globale a base di bombe termonucleari e conseguente apocalisse della civiltà umana) si arriverebbe a disseminare il territorio coinvolto in aree infrequentabili e non bonificabili” e afferma: “In ogni caso si torna sempre al punto, una follia anche di breve termine produce conseguenze di lunghissimo termine a carico dell’umanità nel suo insieme.”
“Insomma, – conclude Angelo Tartaglia con lucida amarezza- nell’impasto che ci costituisce pare ci sia anche una pulsione suicida e autodistruttiva che si esprime in molti modi, ma che vede nel nucleare una componente simbolica particolarmente autodistruttiva.”
Uno scienziato ancora una volta oggi ha lanciato il suo grido di allarme, che sarà meglio per il destino del mondo che i politici sappiano ascoltare.
[1]Angelo Tartaglia, Spaccare l’atomo in quattro- Contro la favola del nucleare, Edizioni del Gruppo Abele,Torino,2022,pp.92, E 12
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