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Viaggio nell'Italia insolita e misteriosa...

Il Museo dei Serial Killer, un tour del terrore a Torino/2


di Ivano Barbiero 


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Si conclude con la puntata di oggi il tour, un po' macabro, del Museo dei "celebri" serial killer che hanno funestato la vita di decine di persone e terrorizzato l'immaginario collettivo. Ivano Barbiero ci ha portato a visitare il museo, curato da Expo Sin Fronteras, che ha aperto i battenti alcuni mesi fa a Torino in Galleria Tirrena, via Arcivescovado 9. Di misterioso c'è molto nelle sale dell'orrore, ma c'è anche molto della realtà in cui può precipitare l'animo umano per ragioni che restano altrettanto misteriose.[1]


È negli anni ’80 che il nome di Roberto Succo diventerà tristemente famoso: il killer dopo aver ucciso barbaramente i genitori, seminò il panico in Italia e Francia, dove fuggì lasciando dietro di sé un macabro elenco di omicidi. Il film della folle esistenza del Mostro di Mestre presentato al festival di Cannes descrive fedelmente il delirio di quest’ uomo che si definiva un killer che di mestiere ammazzava la gente.

Siamo negli anni ’90 quando il rambo di Torino, Franco Fuschiex militare e agente segreto, decise di sperimentare l’efficacia delle sue armi direttamente su corpi umani: i suoi omicidi erano dettati dal piacere di prendere la mira su un bersaglio umano e vederlo cadere giù come un fantoccio. Morì nel carcere di Alessandria il 25 aprile 2009; allora si parlò di infarto, ma non si escluse il suicidio.

Ma è senza dubbio Donato Bilancia a vantare il privilegio di essere l’assassino italiano con il maggior numero di vittime a carico in un lasso di tempo minimo: dall’ottobre del 1997 all’aprile del 1998 infatti il killer della Liguria colpisce ben 17 volte senza mai sbagliare un colpo. Le sue vittime sono prostitute e donne che viaggiano sole in treno: l

a loro esecuzione avviene con un colpo alla nuca senza alcuna traccia di un rapporto sessuale.

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Psicopatico, alcolizzato e pronto ad uccidere per vendetta e per guadagno, Donato Bilancia, condannato a 13 ergastoli, rappresenta uno dei più pericolosi serial killer dei nostri tempi. È morto il 17 dicembre 2020 all’età di 69 anni.

Non possiamo non menzionare in questa sezione dedicata ai serial killer italiani uno dei più famosi e discussi casi dell’ultimo ventennio: la vicenda del mostro di Firenze legata attorno alla figura di Pietro Pacciani. Molto è stato scritto sugli omicidi ma le ipotesi sull’identità del personaggio ancora oggi stentano a trovare risposte certe. Il mistero che avvolge la vicenda del mostro e dei suoi compagni di merenda ha lasciato aperti interrogativi di cui forse non conosceremo mai la soluzione.

Un vivace dibattito è tuttora aperto sul numero dei serial killer attivi e non ancora riconosciuti. Alcuni ricercatori lo stimano fra i 30 e i 50, gli investigatori delle unità specializzate ritengono non superino la decina. Questa ultima ipotesi appare probabilmente la più fondata.

Entrando nei dettagli del museo torinese, ognuna delle dieci scene è sintetizzata con il periodo, il modus operandi, l’esito giudiziario, l’atmosfera della scena. Sarà suggestione oppure un fatto voluto, ma a tratti sembra anche di percepire gli odori dei vari luoghi che sono stati ricostruiti con meticolosità (o magari saranno soltanto gli effetti indesiderati di quasi tutti palazzi che hanno piani interrati).

Queste le dieci ricostruzioni:

1) Elizabeth Báthory (Ungheria, 1560–1614) - la contessa sanguinaria.

Modus operandi: torturava e uccideva giovani domestiche, con ritualità sadica. Motivazione: ossessione per la giovinezza e il potere.

Esito: condannata alla reclusione a vita nel castello di Čachtice,

L’atmosfera è gotica, ambienti bui, richiami a castelli, strumenti di tortura, drappeggi rossi-nero.

2) Leonarda Cianciulli (Italia, 1938–1940) - La saponificatrice di Correggio.

Modus operandi: uccise tre donne e ne bollì i corpi per ricavarne sapone e dolci. Motivazione: credeva di “proteggere” uno dei suoi quattro figli attraverso sacrifici rituali.

Esito: condannata a 30 anni + manicomio giudiziario.

Qui la scena è una cucina-laboratorio: pentoloni, ricostruzione di ricette e lettere; atmosfera domestica disturbante.

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3) Jeffrey Lionel Dahmer (USA, 1978–1991) - il “mostro di Milwaukee”.

Modus operandi: adescava giovani uomini, li drogava, poi uccideva; necrofilia e conservazione di parti del corpo. Motivazione: bisogno patologico di “possedere” la persona in modo totale.

Esito: ergastolo; fu assassinato in carcere.

Scena: appartamento ricreato, frigorifero/dispensa, luci fredde, audio sussurrato per creare disagio.

4) Albert Fish (USA, 1924–1934) - Il vampiro di Brooklyn.

Modus operandi: sequestri, tortura, cannibalismo rituale, autolesionismo estremo. Motivazione: delirio religioso e pulsioni sessuali sadiche.

Esito: condannato a morte (sedia elettrica, 1936).Scena: tono malato-religioso, lettere originali/repliche, crocifissi, colori grigio-bruno, atmosfera claustrofobica.

5) John Wayne Gacy (USA, 1972–1978) - Il Killer Clown

Modus operandi: rapiva adolescenti, li torturava e uccideva, spesso seppellendoli in casa.

Motivazione: sessuale e di dominio totale. Esito: condannato a morte (1994).

Scena: maschera da clown, tenda da circo rovinata, colori saturi ma inquieti, contrasto infanzia/orrore.

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6) Luis Alfredo Garavito (Colombia, anni ’90) - La Bestia, serial killer colombiano.

Modus operandi: adescava bambini promettendo caramelle o lavori, poi violenza e omicidio seriale. Motivazione: sadismo e parafilie gravi.

Esito: condannato a oltre 1.800 anni (pena limitata legalmente).

Scena: atmosfera stradale-rurale, paesaggi colombiani stilizzati, registrazioni vocali e testimonianze.

7) Edward Theodore “Ed” Gein (USA, 1945–1957) - Il macellaio di Plainfield.

Modus operandi: profanazione di tombe, uso di pelle umana per oggetti domestici; due omicidi confermati. Motivazione: psicosi grave legata alla figura materna.

Esito: internato in manicomio criminale.

Scena: casa-radura del Wisconsin, maschere di pelle ricostruite, tavolo, atmosfera di silenzio opprimente.

8) Charles Manson (USA, 1969) mandante degli omicidi dell’attrice Sharon Tate, moglie di Roman Polanski e di quattro suoi amici, e quello dell’imprenditore Leno LaBianca e di sua moglie Rosemary

Modus operandi: non uccide direttamente: manipola la “Manson Family” verso omicidi rituali. Motivazione: delirio messianico + controllo mentale.

Esito: ergastolo (pena di morte commutata).

Scena: comune-hippie, scritte sui muri, suoni psichedelici distorti, scritte “Helter Skelter” che è anche il titolo di un brano musicale dei Beatles che qui richiama caos, frenesia, rumore.

9) Richard Leyva Muñoz Ramírez (USA, 1984–1985) - Night Stalker

Modus operandi: entrava nelle case di notte, uccideva a colpi di arma da fuoco o coltello; ritualità satanica. Motivazione: delirio persecutorio + sadismo.Esito: condannato a morte, muore in carcere per malattia (2013).

Scena: corridoi oscuri + neon viola, musica industrial, atmosfera urbana notturna.

10) Aileen Wuornos (USA, 1989–1990), fra le più note donne serial killer.

Modus operandi: uccideva uomini che la pagavano, usando la pistola; dichiarò di agire in autodifesa. Motivazione: traumi, vita di abusi, rabbia contro figure maschili.

Esito: condannata a morte (2002).

Scena: strada americana + motel, televisione che gracchia, neon, foto segnaletiche, atmosfera malinconica.

L'elenco non è esaustivo. In questa carrellata di criminali mancano altri italiani come Maurizio Minghella condannato per 15 altri omicidi, Donato Cappetta che uccise sei persone tra Napoli e Caserta, Giancarlo Stevanin, il collezionista (due omicidi accertati, altre vittime probabili) o Davide Cavalieri e Giancarlo Giudice che uccisero entrambi tre donne. In compenso, alcuni pannelli finali descrivono dettagliatamente ciò che provano negli ultimi istanti della loro vita i condannati a morte per impiccagione, sedia elettrica o camera a gas.


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