La giornata dei diritti umani e i diritti negati ad Alberto Trentini
- Indiscreto controcorrente
- 12 ore fa
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di Indiscreto controcorrente

Non si fa fatica a scrivere che oggi, 10 dicembre, ricorre il 77° anniversario dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Dichiarazione adottata e proclamata dalle Nazioni Unite. Aggiungendo, che essa rappresenta un punto d'incontro della comunità internazionale per la tutela della dignità e della libertà individuali inalienabili.
Diventa poi più faticoso lottare affinché i diritti umani trovino reale applicazione. Quotidiana disarmonia umana. Nessuno è perfetto. Ma sui diritti umani si è davvero disarmati nel ritrovarsi a trangugiare l'ingiustizia nel vederli disapplicati o inapplicati, se non altro perché non si sa a chi appellarsi, una volta passata la ricorrenza. Gli esempi sarebbero molteplici e le guerre recenti offrono altrettanti molteplici spunti, insieme con il visibile scempio che dei diritti umani fanno i regimi dittatoriali o finti democratici, sempre più numerosi nel mondo.
Tra questi vi è il Venezuela, uno Stato con un governo che afferma di lottare per il popolo, ma che inopinatamente perseguita gli oppositori e i dissidenti che di quello stesso popolo fanno parte, e che ha deciso di tenere segregato in una prigione il nostro connazionale Alberto Trentini. Le accuse che gli sono state scaricate addosso sono balzane e mai provate (terrorismo? attentato alla sicurezza nazionale?), secondo il cliché tipico con cui il Potere esercita la prepotenza sugli individui, violando i diritti umani.
Di Alberto Trentini, 46 anni, operatore umanitario, che vede violati i suoi diritti dal giorno del suo arresto, il 15 novembre 2024, cioè da quasi tredici mesi, si parla a fasi intermittenti, più o meno lunghe. Sono pause, contrassegnate da silenzi imbarazzanti, alternate a forti e sinceri ritorni di fiamma, in cui fanno capolino anche manifestazioni di protesta, da cui emerge il dolore della di lui madre, Armanda Colusso. Essa è una autentica madre coraggio che nel più punto più alto dello sconforto, ridà luce al coraggio per ricordare a tutti noi i diritti umani negati al figlio, quegli stessi diritti negati ai bambini di Gaza e dell'Ucraina, ai popoli dell'Africa, che rimane un continente nero non per la pelle, ma per il destino tormentato che lo sfruttamento, cui concorre l'Occidente e non solo, riserva da secoli ai suoi figli.













































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