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Vice

Un libro per voi. "Le guerre illegali della Nato"

Aggiornamento: 9 mag 2023

di Vice

Avvincente, controcorrente fino allo spasimo, da leggere e meditare dalla prima all'ultima riga, dissacratore verso le convenzioni su cui si regge il rapporto dell'Europa dal 1945 con gli Stati Uniti, indifferente alle accuse di "antiamericanismo" e indisponibile al politically correct, fino a mostrarsi quasi irriverente contro il pensiero unico dominante sulla guerra tra Ucraina e Russia. Così Daniel Ganser (1972), storico e ricercatore svizzero, non esita nel suo libro "Le guerre illegali della Nato" a puntare il dito contro l'Alleanza Atlantica, che ritiene responsabile di guerre altrettanto illegali di quelle che addebita a terzi. Enorme l'elenco delle violazioni esercitate dalla Nato (costituita nel 1949) che Ganser ricostruisce con metodica pignoleria, ricordando sempre che esse sono la contraddizione aperta delle Nazioni Unite, istituzione nata nel 1945 nasce con il proposito di mantenere la pace e di bandire la guerra dalla politica internazionale. Uniche eccezioni, a tale divieto, il diritto all'autodifesa o un'azione di guerra su mandato dell'Onu.

All'opposto, documenta Ganser, ricostruendo nella genesi e nell'evoluzione tredici teatri di guerra in Stati su cui sono intervenute le truppe Nato - Iran, Guatemala, Egitto, Cuba, Vietnam, Nicaragua, Serbia, Afghanistan, Iraq, Libia, Ucraina, Yemen e Siria – la realtà è tragicamente diversa. Essa, infatti, mostra come "le guerre illegali" non siano il combinato disposto d'esportazione di "democrazia e libertà", ma il frutto amaro e avvelenato di assicurare il predominio all'imperialismo americano che con cinica noncuranza si pone sempre al di sopra della dichiarazione dell'Onu, con la certezza che non pagherà mai dazio.

Nella promozione dell'opera, l'editore Fazi cita la recensione apparsa su Le Monde Diplomatique, secondo cui si tratta di "un resoconto straordinario delle manipolazioni dell’opinione pubblica e delle violazioni del diritto internazionale da parte delle grandi potenze dell’Alleanza Atlantica". E ciò apre una ulteriore finestra sul ruolo della Gran Bretagna, 51° stato dell'Unione come si ironizza, alleato fedele e sempre disponibile alle visioni di Washington e alle esigenze dell'apparato militare industriale Usa, comunque sempre presente nella stanza dei bottoni della Nato perché al vertice comandano soltanto gli anglosassoni. E non solo: c'è anche la disponibilità ad assecondare le strategie Usa della stessa Francia - raramente accolta, invece, nei centri di potere - superata oramai la fase della "grandeur" e delle sfide (verbali) lanciate dal generale e presidente Charles De Gaulle.

La Nato, sostiene Ganser, si basa su un coacervo di menzogne e ipocrisie prodotto su scala industriale, con l'aiuto fondamentale dello stuolo di agenzie dei servizi militari e civili di cui dispone il Pentagono, per giustificare le sue azioni di forza, indifferenze agli effetti nefasti che ricadono sui popoli. Ciò che è accaduto in tempi diversi in Iraq, Afghanistan, Libia, Siria, sono esempi illuminanti, devastanti e raccapriccianti per le ricadute subite dall'Europa con l'esplosione in più versioni del terrorismo islamico e delle migrazioni di centinaia di migliaia di persone allo stremo per guerre e carestie.

Carlo Rovelli, il fisico noto per il suo impegno pacifista[1], di recente finito nel tritacarne delle polemiche per un commento sul ministro della Difesa Guido Crosetto, non è da meno quando denuncia gli "sforzi" proprio dell'Occidente, dominato dagli Stati Uniti, per calpestare la legalità internazionale, un Occidente che si è arrogato e si arroga oggi con la forza il diritto all'illegalità e all'impunità. Aggiunge Rovelli: "Per alcuni scoprire questo fatto è una sorpresa, per altri è un'ovvietà. Per tutti, secondo me, è importante riconoscerlo e considerarne la rilevanza e le implicazioni, per due motivi, entrambi seri. Il primo è che in Occidente siamo quotidianamente immersi in una narrazione bassata su un'impressionante ipocrisia. [...] La seconda ragione, a mio parere, è più importante. L'Occidente ha un dominio militare sul mondo molto marcato. Il motivo è semplice: le spese militari dell'Occidente sono molto superiori a quelle dell'intero resto del Paese [...]. Per contrasto, la sua economia è passata nell'arco di mezzo secolo, da essere l'economia largamente dominante a essere un'economia minoritaria".

Abbastanza, per ripensare con il pessimismo della ragione alle parole di Papa Francesco sui "mercanti di morte che fanno mercanzia di morte" e a chi ha interesse al prolungamento della guerra in Ucraina tra due Paesi in alcun modo democratici, altrettanto corrotti, altrettanto dominati da oligarchie, spinti e sospinti a ricercare la strada delle armi anziché quella del confronto, del dialogo e della diplomazia. Il tutto tra sguardi indifferenti di chi dal proprio salotto è convinto che non accadrà mai nulla di irreparabile, a parte fattori "marginali" per la maggioranza della popolazione come l'inflazione al galoppo, l'aumento del debito pubblico, la crescita del precariato contrabbandata come incremento dell'occupazione, la caduta dei diritti sociali e civili, il disinteresse per l'evasione fiscale e l'economia sommersa, entrambe cavalcate con disinvoltura dalle mafie che controllano il loro mondo parallelo, mai in crisi nello scambio di favori, soprattutto politici, e oggi estremamente attive, guarda caso, proprio sul mercato delle armi inviate all'Ucraina, dopo aver fatto un proficuo apprendistato nei Balcani negli anni Novanta, da dirottare su altri scenari bellici.

Insomma, come ricordava Alberto Sordi, "fin che c'è guerra c'è speranza". Un articolo, per ritornare al libro di Ganser, che non fa difetto al campionario-vendite della Nato, su cui l'Europa (dis)unita dovrebbe riflettere nell'interesse del proprio futuro.

Note

Carlo Rovelli ha ricevuto delle minacce di morte via email per le sue posizione sulla guerra in Ucraina. I messaggi gli sono arrivati in risposta alle prese di posizioni pacifiste espresse su Facebook. Rovelli ha infatti pubblicato sul suo profilo una serie di post in cui critica l’invio di armi in Ucraina e in generale il comportamento dell’Occidente in risposta all’invasione russa.


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