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Un film per voi: "Enzo"

Aggiornamento: 3 set

a cura di Mariella Fassino


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Il nome del protagonista è il titolo del film del 2025 diretto da Robin Campillo che ha portato a termine il progetto di Laurent Cantet, regista e sceneggiatore precocemente scomparso nel 2024 e considerato il Ken Loach francese per il tatto e la maestria con cui ha raccontato la società, il lavoro, le fragilità, l’adolescenza.

Il film si svolge a La Ciotat, un comune francese di oltre 35 mila abitanti situato tra Marsiglia e Tolone alle bocche del Rodano tra il fiume e il mare. La baia della Ciotat, nelle guide turistiche è descritta come una della più belle al mondo e la città la più soleggiata della Francia. In questo luogo, tra la macchia mediterranea, le scaglie di mare e di cielo, la casa borghese con lussuosa piscina e il frinire delle cicale si muove Enzo, figlio sedicenne di una coppia di affermati ingegneri (interpretati da Élodie Bouchez e Pierfrancesco Favino) e fratello di un giovane promettente che ha progetti in sintonia con le aspettative e le ambizioni dei genitori.

Enzo non ha però l’intelligenza del fratello, né la sua determinazione e la sicurezza che la strada tracciata da chi gli vuole bene sia quella giusta per sé; gli insuccessi scolastici fanno così da detonatore delle difficoltà a trovare una propria identità e un posto nel mondo. La vita di Enzo è quella di molti adolescenti che fanno fatica a mettersi in relazione con gli adulti e con i coetanei, a perseguire ideali e modelli, a rincorrere una collocazione professionale, a trovare un oggetto d’amore che incarni le proprie inclinazioni sessuali. Il liceale, frustrato dalle difficoltà scolastiche, tenta un riscatto scegliendo di cimentarsi in una professione dove il fare con le mani e la forza è preminente rispetto al ragionare e pensare e così si iscrive a una scuola professionale per muratori, in cui l’apprendistato diventa lo sforzo fisico di costruire muri diritti, trasportare cemento sulle spalle, comporre pavimenti ben piastrellati, intonaci lisci e immacolati e l’intelligenza passa attraverso il corpo e il suo sudore.

Troverà tra i compagni di lavoro uomini ruvidi ma abili nel maneggiare utensili e edificare fabbricati, giovani esuli in fuga da un mondo a pezzi che tuttavia se la cavano incarnando una vitalità mai conosciuta e che non stenterà ad ammirare e idealizzare. Nel gruppo dei muratori ucraini, Vlad emerge per la spontaneità, la sicurezza di sé, la melanconica ironia, la disponibilità, diventando ben presto il modello da seguire, imitare e amare. Il desiderio adolescenziale può essere impellente, travolgente, struggente e doloroso. Il dolore si alimenta nella tensione tra la famiglia, un padre e una madre che vorrebbero un figlio diverso, e se ne disperano, e il rifiuto del giovane Vlad, che pur toccato nei sentimenti, si oppone alle disperate richieste d’amore di Enzo. L’intreccio narrativo è anche un’analisi della crisi famigliare di cui sono portatori molti giovani alle prese con le sollecitazioni e le aspettative della società.

Il film ci racconta con efficacia tutta la complessità e il turbamento che accompagnano l’adolescenza nel disagio esistenziale delle persone più fragili alla ricerca della propria identità. Sullo sfondo rimane un mondo in guerra dove il sacrificio dei giovani e il loro destino di esuli o combattenti si contrappone a quella parte dell’umanità che può ancora immaginare e progettare un futuro per i propri figli.

 

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