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Strage di Ustica: un'altra data nel nostro calendario della vergogna

di Vice


Inchieste radiotelevisive e articoli, oggi come da 44 anni, da quel 27 giugno del 1980, concorrono a vivificare la richiesta di giustizia dei parenti delle 81 vittime della strage di Ustica, coinvolte nell'inabissamento nel tratto del mar Tirreno meridionale del Dc9 della compagnia aerea Itavia (nella foto), decollato da Bologna poco dopo le 20 verso l'aeroporto di Palermo-Punta Raisi.

Ustica è un altro dei numerosi misteri che tormentano la storia del nostro Paese, in cui ci si continua ad interrogare sulle cause, se l'aereo fu abbattuto da un missile durante una battaglia combattuta nei cieli tra velivoli "amici" (Francia, Stati Uniti) e "intrusi" conosciuti (Libia). Una storia devastante che sappiamo di dover tenere insieme per non perderci nel labirinto di trame e sottotrame che ci riporta sempre allo stesso punto di partenza, al noto filo d'Arianna: il ruolo dell'Italia nello scacchiere geopolitico della Guerra fredda. E Ustica, smerigliando gli angoli e stringendo l'obiettivo su alcuni personaggi dell'epoca, non fa eccezione perché è il paradigma elastico e più avanzato delle omertà e delle bugie che hanno visto complici praticamente tutti alle 20 e 59 del 27 giugno: soggetti internazionali e nazionali, uomini di stato e delle più alte istituzioni, vertici dei servizi segreti e delle forze armate, figure a vario titolo entrate nella cronaca, secondo un copione che occupa oramai uno spazio enorme sul nostro personalissimo "Calendario nazionale Stragi" fin dalla nascita dell'Italia repubblicana. A cominciare dal 1° maggio del 1947, quando a Portella della Ginestra, Piana degli Albanesi in provincia di Palermo, la banda del mafioso e separatista Salvatore Giuliano spezzava la vita a decine di contadini che si erano riuniti per la festa dei lavoratori e per reclamare la terra dalle mani dei latifondisti.

Sfogliare il nostro Calendario Stragi è angosciante, al punto da domandarsi se è davvero accaduto tutto ciò che leggiamo, se la realtà non si è per caso smarrita nel peggiore degli incubi. E come è stato possibile che sia davvero accaduto. Ma di una cosa siamo certi: quelle date scritte con il sangue non trovano pace, perché non se ne conosce la verità. Ogni mese, ad ogni anniversario, i rintocchi delle campane, insieme con i lutti, ci ricordano le frustrazioni che si materializzano per quei vuoti, caselle bianche, che denunciano l'assenza di nomi dei responsabili, corresponsabili e mandanti; vuoti sempre più difficili da riempire per la progressiva scomparsa dei protagonisti dell'epoca.

Ieri, in senso lato, abbiamo ricordato i morti di Portella della Ginestra (1° maggio 1947), l'assassinio di Aldo Moro e di Peppino Impastato (9 maggio 1978), i quattro morti davanti alla Questura di Milano per una bomba lanciata dal terrorista Gianfranco Bertoli (17 maggio 1973), la strage di Capaci con la morte del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo, degli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro (23 maggio 1992), la strage di piazza della Loggia a Brescia (28 maggio 1974). Domani, sempre in senso lato, teatro della memoria sarà la Sicilia, con il ricordo del sacrificio in via D'Amelio del giudice Paolo Borsellino e dei cinque agenti della scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina (19 luglio 1992) e poi, sempre nel Mezzogiorno, la strage di Gioia Tauro, l'attentato al treno Freccia del Sud che costò la vita a sei persone e ne ferì settantasette (22 luglio 1970).

Agosto. Il 2 la foto inquadrerà l'orologio della stazione di Bologna, fisso alle 10.25, ora dello scoppio della bomba che nel 1980, a poco più di un mese da Ustica, diede la morte a 85 persone e ne ferì oltre duecento. A due mesi dal ricordo di Piazza della Loggia, un treno, l'Italicus, fermerà la memoria nella stazione di San Benedetto Val di Sambro, per ricordare 12 persone uccise e 48 ferite dal tritolo del terrorismo neofascista piazzato nella carrozza 5, il 4 agosto del 1974.

L'elenco è lungo e non necessario affibbiargli né una madre, né un padre di tutte le stragi, anche se la bomba di Piazza Fontana a Milano e quelle incruente a Roma segnano sul calendario il primo ciak alla stagione della Strategia della Tensione. Un giro di manovella alla cinepresa dato il 12 dicembre del 1969 da un mix di interessi nazionali e sovranazionali convergenti per fermare l'emancipazione delle classi meno abbienti in Italia. Una stagione destinata a proseguire con altre sembianze per oltre un decennio.

Ma è anche una tentata strage, quella di domenica 23 gennaio 1994, ordita dal boss di Cosa Nostra Gaspare Spatuzza all'Olimpico di Roma - una Lancia Thema imbottita di tritolo da far esplodere nei pressi di un presidio di carabinieri, mentre migliaia di tifosi si avvicinavano ai cancelli d'ingresso per seguire la partita Roma-Udinese - a raccontarci quanto sfaccettati siano i misteri mefitici d'Italia e di come questa trama a fitte maglie sia stata nel tempo volutamente sfilacciata con amnesia e falsità pur di impedire a tutti noi di coglierne il disegno e il significato indicibili che, questi sì, potrebbero metterci in ginocchio e dividerci pericolosamente come collettività. E la strage di Ustica, meglio di ogni altra, davvero rappresenta perfettamente quella trama.



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