Parte l’assalto alle sottoscrizioni della dichiarazione dei redditi
- Emanuele Davide Ruffino e Renata Spalek
- 29 mag
- Tempo di lettura: 4 min
di Emanuele Davide Ruffino e Renata Spalek

Il fatto positivo è che la generosità degli italiani sta sicuramente crescendo se in così tanti si propongono per presentare le loro proposte per aggiudicarsi le sottoscrizioni. La parte meno edificante è che si viene a creare uno strano mercato dove non si scambiano beni o servizi, ma l’oggetto è l’aggiudicarsi la fiducia dei contribuenti che hanno a cuore aspetti filantropici e altruisti.
L’8, il 5 e il 2 per mille
Lo Stato ha voluto riconoscere al contribuente tre possibilità d’indirizzare, almeno in piccolissima parte, il gettito fiscale: le scelte non sono in alcun modo alternative tra loro e possono, pertanto, essere tutte espresse e non comportano maggiori imposte.
Ripercorrendo la genesi di queste opportunità, l’8 per mille risale alla necessità di dare attuazione all'Accordo di Villa Madama del 1984 tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede, nella qualità di rappresentante della Chiesa cattolica: l’allora Governo Craxi aveva l’esigenza di rivedere radicalmente gli impegni finanziari dello Stato nei confronti della Chiesa cattolica, nonché dal proporre un sistema che potesse essere esteso anche alle altre confessioni religiose che avessero stipulato un’Intesa con lo Stato italiano. Problema che si risolse con l’emanazione dell'art. 47 della legge n. 222 il 20 maggio 1985; da quella data, in sede di dichiarazione dei redditi i cittadini possono indirizzare l’8 per mille all’istituzione religiosa che preferiscono: finiva la religione di Stato e si riconosceva a tutte le confessioni di partecipare attivamente alla gestione della vita civile.
Il 5 per mille arrivò solo nel 2006, all’interno della Legge Finanziaria, per supportare le organizzazioni no profit, le attività socialmente utili, che svolgono attività filantropiche di varia natura. Inserendosi in un contesto già molto sviluppato di attività di volontariato, l’ipotesi ottenne subito un grande successo riscuotendo l’adesione di 16 milioni di italiani, una percentuale decisamente superiore alla percentuale di persone che realmente contribuisce alle spese dello Stato costituito solo dal 17% (quelli che realmente pagano le tasse secondo l’Istat).
Ancora più recente, siamo nel 2014, è il 2 per mille quale quota facoltativa da destinare ai partiti politici italiani regolarmente iscritti (un finanziamento ai partiti trasparente) da utilizzarsi per attività che vanno ad arricchire la vita politica italiana. Occorre però precisare che questo importo, in assenza di una preferenza, la quota rimane allo Stato, diversamente da altri meccanismi, come l'8 per mille, che redistribuisce le quote non espresse.
Il legislatore ha voluto estendere l’esercizio di scelta anche ai contribuenti esonerati dall’obbligo di presentazione della dichiarazione, presentando la scheda, in busta chiusa, entro il 31 ottobre 2025 allo sportello di un ufficio postale, oppure ad un intermediario abilitato alla trasmissione telematica (professionista, Caf, ecc.) o direttamente attraverso i servizi telematici dell’Agenzia.
Il mercato della sensibilità
La democraticità nel chiamare i cittadini ad esprimersi su come indirizzare una parte dei loro tributi, ha portato le associazioni a concentrarsi su come raggiungere gli individui, con il rischio sempre più imminente di distrarli dal loro scopo originario. Al libero arbitrio che si è cercato di attribuire ai singoli si sta, cioè, sostituendo la capacità delle agenzie pubblicitarie specializzate nel predisporre slogan attrattivi per influenzare l’emotività dei contribuenti e dei non contribuenti chiamati anche loro ad esprimersi. Concorrenza agguerrita dove i grandi enti risultano più avvantaggiati delle piccole realtà che operano nei loro microcosmi (ma in questi ricoprono un ruolo fondamentale), rischiando così una desertificazione delle iniziative locali.
Si va così a creare una situazione che renderebbe necessaria una mano invisibile del mercato, in quanto solo una forma generale di reale apprezzamento permette alle singole attività di sopravvivere ed esplicitare i fini per cui sono state create: il moltiplicarsi di aggressive iniziative pubblicitarie per ricevere il 5 per mille evidenzia come anche questo sia sempre più un mercato, non rivolto a vendere un bene o un servizio, ma concentrato nell’acquisire la fiducia dei sottoscrittori chiamati a scegliere tra più alternative. Si viene così a realizzare una specie di mercato dove la sfida è guadagnare la fiducia dei donatori obbligando i competitor a confrontarsi sulle varie iniziative (purché tali confronti non si riducano ad un esercizio di marketing a scapito dello sviluppo delle conoscenze sulla reale consistenza dei progetti perseguiti).
Per garantire il massimo livello di potenzialità espressiva alle attività di volontariato, quale forma di vigore collettivo, l’espressione popolare da esplicitare in sede di dichiarazione dei redditi rappresenta sicuramente un valido strumento conoscitivo, ma che non deve però escludere altre forme di valutazione per permettere di rilevare il reale grado di efficacia delle singole iniziative: l’impegno profuso nelle attività dai beneficiari deve, cioè essere espressione della coerenza nell’utilizzo delle risorse con le necessità emergenti dal tessuto sociale, anzi il perseguire finalità filantropiche permette, se non cade in un mero accaparramento dei fondi (riproponendo in chiave moderna i “mercati nel tempi”), di portare ad un superamento dei modelli utilitaristici, del privato, e burocratici, basati sul rispetto delle procedure, del pubblico, ad un modello basato sulla valutazione dell’utilità di azioni collettive e del loro rapporto “risorse impiegate/risultati ottenuti”.













































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