Storie di trucchi tv: "no, non è la BBC", invece lo è... davvero
- Emanuele Davide Ruffino e Germana Zollesi
- 10 nov
- Tempo di lettura: 3 min
di Emanuele Davide Ruffino e Germana Zollesi

Se avessimo stilato la classifica degli organi di informazione più attendibili, la BBC sarebbe stata sicuramente ai primi posti. La BBC è la società concessionaria britannica in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo di uno dei paesi con più antica democrazia la mondo, il Regno Unito ed è il più grande editore radiotelevisivo da secoli sinonimo di attendibilità. Eppure anche questo ente è caduto in un grave errore, manipolando deliberatamente le informazioni, accoppiando frasi pronunciate da un leader di un altro Paese (Trump che già di suo si diverte ad attrarre l’attenzione su di sé) sconvolgendone completamente il significato. Un caso isolato o un modo di fare informazione ormai consolidato?
L'increscioso fatto
Prendendo un video di un anno fa, i giornalisti della BBC hanno "fuso" due spezzoni distanti parecchi minuti da un comizio del tycoon e, per la professionalità che contraddistingue l’emittente è difficile pensare che non si rendessero conto della manipolazione, tant’è che non solo gli autori, ma gli stessi vertici dell’emittente hanno dovuto dimettersi. Tra le righe, non si può non sottolineare che il governo inglese stia per rivedere lo Statuto Reale dell’emittente che le conferisce il diritto di esistere ed è scontato che vi siano acerrime guerre di potere per il controllo, ma ciò non giustifica certo confezionare notizie non veritiere per compiacere a qualche potere di turno. Le teste cadute sono eccellenti: Tim Davie, direttore generale della Bbc, e Deborah Turness, amministratore delegato di Bbc News, che hanno rassegnato le dimissioni per evitare di finire nel tritacarne che loro stessi hanno avviato.
Nel video prodotto dal programma d'inchiesta “Panorama” si è modificato un discorso del presidente degli Stati Uniti per far sembrare che incitasse i suoi sostenitori ad assaltare Capitol Hill, il 6 gennaio 2021. Due spezzoni del discorso di Trump sono stati fusi insieme in modo volutamente fuorviante in fase di montaggio. E ora the Donald minaccia querela. Sicuramente le indagini approfondiranno meglio l’accaduto, ma l'episodio mette in evidenza come la faziosità e la ricerca di creare notizie e sensazioni ad effetto stia prendendo il sopravvento: il motto che fa più rumore un albero che cade che non una foresta che cresce è già noto ai giornalisti anche alle prime armi.
Quello che semmai può essere utile è rileggere gli articoli di un mese o di un anno fa, pieni di esasperazioni, si siano poi dimostrati aderenti alla realtà o meri esercizi lessicali.
Il dibattito
L’esasperare i problemi risulta molto proficuo per l’audience, ma non vuol dire che si fa un buon servizio specie oggi che l’informazione sta transitando sui social controllati non più dagli stati nazionali (come la BBC) ma da imprenditori privati. Se si osserva l’evoluzione del giornalismo, rispetto a qualche anno fa sicuramento il livello di faziosità prevale sulla capacità di ragionare sui fatti. Se poi lo scontro si trasferisce nel dare notizie manipolate, presentando solo un aspetto e sottacendo gli altri, i dubbi e le preoccupazioni per il singolo lettore crescono.
Le norme elettorali parlano all'insegna della par conditio, ma se questa viene formalmente rispettata, lasciando ad alcuni la possibilità di fare il loro comizio e ad altri obbligarli a parlare su temi marginali non si può parlare di parità. Quando poi non siamo immersi in una tornata elettorale, basta prendere la maggioranza delle testate e fare una metanalisi per conteggiare lo spazio dato ad una tesi, rispetto alla tesi contrapposta (si prenda una delle 56 guerre in corso e si conteggi da bravi ragionieri lo spazio dato alle rispettive fazioni in lotta per rendersi conto della disparità informativa e per certificare come la faziosità vince sulla volontà di ragionare).
Ormai nessuno di noi è immune da questa patologia, ed il sintomo più evidente è quando acquisiamo un’informazione e, come prima cosa pensiamo se tale nuova informazione può essere vantaggiosa per il proprio modo di pensare. La logica conseguenza di questo modo di procedere è che spesso la propaganda politica si limita a rilevare le contraddizioni dell’avversario. Si aggiunga poi che se scambiando le frasi tra maggioranza e opposizione è difficile capire qual è la reale posizione: si pensi alla chiusura degli ospedali, eseguiti quando si è in maggioranza criticatissimi, quando si è all’opposizione (stesso discorso per le discariche, per i tagli al Welfare etc.). E così non si risolve alcun problema ma in compenso non si lasciano disoccupati i polemisti di professione.













































Commenti