SETTIMANA FINANZIARIA. Ora dazi per tutti, forever?
- a cura di Stefano E. Rossi
- 1 giorno fa
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a cura di Stefano E. Rossi

Pacco, doppio pacco e contropaccotto è un film di successo degli anni ’90. Nanni Loi non poteva di certo pensare che l’immagine di quel titolo si sarebbe potuta associare al fenomeno dell’introduzione dei dazi. E invece, questa settimana si sarebbe dovuto ricredere. L’Europa ha dato il via libera ai dazi sui pacchi.
Per primo, aveva iniziato Donald Trump a fare pacchi, virtualmente, con le imposizioni di dazi in giro per il mondo. Ogni Stato aveva poi reagito a modo suo e qualcuno aveva tentato il …doppio pacco. Ma adesso è toccato a noi e, inevitabilmente, abbiamo colpito i pacchi. Ma non per modo di dire, quelli veri!
Infatti, i ministri europei hanno stabilito un’imposta anche sulle importazioni di esigua entità che provengono dall’estero. In questo campo, la parte del leone la fa il dragone: il 90% delle merci arriva dalla Cina. Secondo gli studi dell’Ecofin sono 4,6 milioni l’anno le spedizioni, finora esentasse, verso acquirenti europei di valore inferiore ai 150 euro. Sono proprio queste che danneggiano di più il nostro commercio al dettaglio. Una concorrenza sleale, come denunciavano da tempo i negozianti, che rendeva i loro prodotti meno competitivi, perché più cari. Però, le associazioni dei consumatori prevedono che la misura sarà pagata per intero dai cittadini europei, con il rincaro dei beni di consumo. È appena successo per i dazi negli Usa e, quindi, l’ipotesi dell’aumento dei prezzi verso un livello più alto di quello attuale è un timore piuttosto plausibile.
Fine dello shutdown e cessa l'euforia delle Borse
Restano stabili sia il mercato valutario, che le principali borse merci. Il dollaro è a 1,16 contro l’euro, il petrolio greggio sta a 60 dollari al barile e 4.094 dollari l’oncia è il prezzo dell’oro. Criptovalute in moderata discesa. Solo il costo gas naturale è cresciuto del 4,38%, consolidando ulteriormente un incremento dei prezzi di circa il 50% nell’arco di un mese. Arriverà il freddo e sta per aumentare la domanda di gas. Meglio farlo pagare di più.
Piazza Affari copia i migliori. L’indice FTSE Mib arriva, solo per un momento, a toccare quota 45.000. Lunedì, le borse di tutto il mondo diventano euforiche. Si prospetta la fine dello shutdown federale, il più lungo della storia americana. E infatti, giovedì, il Presidente Trump firma il provvedimento del Congresso. Subito dopo, i corsi di tutte le azioni si ridimensionano. Come avviene sovente nei mercati finanziari, quando finisce l’attesa termina anche la speculazione e le quotazioni iniziano ad abbassarsi. Così, anche la borsa di Milano si accoda.
Banca MPS è la prima della classe. L’AD Luigi Lovaglio promette la distribuzione del 100% degli utili, oltre a dividendi in crescita negli anni successivi. Per gli analisti di Deutsche Bank rappresentano una delle più alte remunerazioni in Europa. Anche Mediobanca insegue, sulle convinzioni degli operatori di una rapida integrazione con la banca senese controllante.
Le telecomunicazioni non passano un buon periodo e Inwit annota la peggiore prestazione. Promesse non mantenute, è l’accusa di JP Morgan alla società d’infrastrutture e di tralicci per la telefonia mobile e la copertura di connettività. Pronti e via: taglio al rating societario e dichiarazione di alleggerimento dei portafogli titoli, per cautelarsi dalla generazione di flussi di cassa decisamente inferiori alle aspettative. Il titolo crolla repentinamente.
I dividendi futuri, li vedremo?
Nel settore dell’energia, c’è il tonfo clamoroso di A2A. Viene da pensare che qualcuno, nel Consiglio d’Amministrazione, si sia voltato indietro chiedendosi perplesso cos’abbiamo sbagliato. I margini economici dei primi nove mesi dell’anno, come il fatturato (+12%) o altri indici che si chiamano ebitda (di 2,2 miliardi di euro) e Pfn (migliorata di mezzo miliardo), sono al massimo della forchetta delle previsioni. I dati di consuntivo sono meglio delle aspettative. Oltretutto, erano condivisi con la piattaforma multi mediatica, d’influenza planetaria, Bloomberg. Tutto a posto, quindi, tranne… Appunto, tranne una cosa: l’utile d’esercizio. È poco sotto le previsioni (-5%).
Allora la mente non può che tornare al dubbio di una bolla finanziaria di borsa. Il pensiero laterale che spunta è uno: al mercato non interessa il progetto futuro, l’equilibrio dei conti, la solidità aziendale, l’innovazione tecnologica e l’impegno per la decarbonizzazione. Niente vale quanto il profitto immediato o, meglio ancora, la sua promessa. Già: tutto e subito. Questo, forse, perché non sappiamo quanto durerà la sbornia dei bilanci dorati in un’economia alla canna del gas. E, semmai, ci faremo bastare anche solo la promessa del tutto o subito. Perché potremmo non fare a tempo a vederli, i dividendi. Letture personali delle invisibili pieghe del monitor. Ovviamente, semplici congetture.
Il Borsino della settimana – rassegna dei migliori e dei peggiori titoli del listino FTSE MIB.
I Tori: Banca MPS +11,98%, Mediobanca +7,91%,
Gli Orsi: Inwit -16,57% A2A -8,82%.
FTSE MIB: +2,51% (valore indice: 43.994)
I presenti commenti di mercato rivestono un esclusivo scopo informativo e non intendono costituire una raccomandazione per alcun investimento o strategia d’investimento specifica. Le opinioni espresse non sono da considerare come consiglio d’acquisto, vendita o detenzione di alcun titolo. Le informazioni sono impersonali e non personalizzate.













































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