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Sinwar, l'incubo di Israele

Aggiornamento: 4 dic 2023

di Maurizio Jacopo Lami



Tutto fa pensare che l'assalto alla zona sud della Striscia di Gaza, in particolare a Khan Younis, che è il "regno" di Sinwar, il capo politico di Hamas nella zona, sarà duro e feroce, con moltissime vittime civili, come è già avvenuto nella prima fase della guerra.

La motivazione è semplice: Yahya Sinwar, 61 anni, nato sotto il sotto dello Scorpione, uomo di grande astuzia e di carattere intransigente, da non confondere assolutamente con i dirigenti politici che vivono comodamente all' estero, principalmente in Qatar, Libano e Turchia, e che in questa fase contano assai meno di quanto vorrebbero far credere, sa di essere in certo senso vittima del suo successo e di non potersi né arrendere, né darsi alla fuga. Sinwar combatterà nella zona di Khan Yunis cercando di finire in gloria la sorprendente carriera del primo palestinese che è davvero riuscito a far tremare Israele. Ha avuto il merito agli occhi dei suoi di credere al progetto di scatenare una grande incursione contro i kibbutz: sembra che abbia faticato non poco a convincere gli altri dirigenti a dargli lo spazio necessario per tentare l'impresa. E non erano i soli a non crederci, perché quando arrivarono segnalazioni all'IDF sui preparativi di Hamas ("i palestinesi stanno facendo preparativi del tutto insoliti e meticolosi, sembra che vogliano fare qualcosa di veramente grande") risulta dai documenti che gli ufficiali israeliani cui arrivò il rapporto lo liquidarono come "fantasioso". Per essere più esatti, un colonnello mise per scritto che era "velleitario" tanto gli sembrava impossibile che Hamas potesse fare una cosa così elaborata. D'altronde, non faceva che seguire le teorie di Benjamin Netanyahu primo ministro, che da anni sostiene quanto segue: "il nemico principale di Israele, il vero nemico capace di tutto è l'Iran (da sempre l'ossessione di Netanyahu n.d.a.). Il regime di Teheran cercherà di colpirci un giorno con la bomba atomica (perché gli Ayatollah non dovrebbero temere la rappresaglia atomica di Israele non l'ha mai spiegato n.d.a.). Noi non dobbiamo preoccuparci dei palestinesi che sono solo dei vili straccioni per di più divisi fra loro. [...] L'IDF deve preoccuparsi della futura grande guerra contro l'Iran e i suoi alleati libanesi Hezbollah, i siriani della Brigata iman al Hussein, e gli iracheni della Badr Organization (chissà perché prendeva poco sul serio gli sciiti yemeniti della Huthi che nella realtà si stanno rivelando molto attivi n.d.a.). Come vedete i nemici non ci mancano davvero; non perdete tempo con Hamas: io li conosco e vi dico che fanno la faccia feroce, ma preferiranno gestire la Striscia di Gaza piuttosto che morire in battaglia". Alla fine, è andata diversamente da ciò che preconizzava Netanyhau. Sinwar ed altri dirigenti hanno provato a intraprendere una strada diversa, un grande attacco di commandos, per una volta tanto ben programmato, con l'idea di uccidere molti israeliani e soprattutto catturare molti ostaggi. Sinwar nelle prigioni israeliane ha passato più di 20 anni, accusato di numerosi omicidi politici (dal suo punto di vista legittime azioni di guerra contro l'occupante), dove ha imparato a parlare benissimo l'ebraico, ma soprattutto ha studiato con grande cura la mentalità degli israeliani per cercare di capirne punti di forza e di debolezza. Quando ne è uscito grazie a uno scambio di prigionieri ha preso una decisione precisa: trovare il modo di catturare un gran numero di ostaggi per ottenere la liberazione di tutti i prigionieri palestinesi. Bisogna dire che quando ha fatto questa proposta ai dirigenti islamici all'estero che parlano di sacrificarsi per la causa e intanto vivono in ville con piscine, è stato guardato più o meno come si guardano i matti. Ma ciò che differenzia Sinwar da uno squilibrato sono due elementi importanti: il suo obiettivo, per quanto ambizioso, era realistico, e la sua volontà di applicarlo era lucida, calibrata in modo da saper aspettare il momento buono.

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