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Sepulveda e i sogni, ricordo di un uomo vero

Aggiornamento: 12 nov 2024

di Maurizio Jacopo Lami

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“E se tutto è un sogno che importa. Mi piace e voglio continuare a sognare” (La gabbianella e il gatto) Una volta al Salone del libro di Torino Sepulveda mi disse: “Soltanto se manteniamo i nostri sogni dentro di noi possiamo sentirci vivi. Il resto è solo uno stupido correre per affanni che davvero non meritano nulla”. L’uomo era fatto così, nonostante tutto, nonostante il tempo che passava, nonostante un mondo che non andava nella direzione da lui sperata, non rinunciava al suo modo di essere. E confidava volentieri che fra i tanti libri da lui scritti, quelli per l’infanzia spiegavano bene il suo non volersi lasciar irreggimentare, il suo rivendicare un mondo migliore e soprattutto non appiattito. Nei sette terribili mesi passati nelle prigioni di Pinochet dopo il golpe dell’11 settembre 1973 in Cile (era nella guardia personale del presidente Salvator Allende e per questo era stato arrestato fra i primi), passati in uno stanzino che non gli consentiva nemmeno di alzarsi in piedi, aveva continuato a pensare a frasi belle da inserire nei prossimi libri. Un modo per rifiutare la distruzione spirituale prima ancora di quella fisica. Poi era cominciato il lungo esilio durante il quale aveva cominciato la sua fantastica marcia attraverso i libri. Uno su tutti spiega bene perché tanti amanti della lettura e della fantasia stasera hanno il cuore pesante: “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegno a volare”. Libro indimenticabile, con l’amore per la natura e la volontà di insegnare l’importanza della bontà, che traspaiono da ogni pagina. Come ogni vero capolavoro, la sua lezione di vita appare in ogni pagina, in ogni frase. Il coronavirus ci ha portato via una persona cara (insieme a tante altre, purtroppo…), ma nulla ci potrà togliere la sua indimenticabile lezione di amore verso la fantasia e la libertà.


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