Sui sentieri dei migranti, tra Claviere e Monginevro
- Maria Luisa Coppo
- 11 ore fa
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di Maria Luisa Coppo*

Camminata immersiva nel pomeriggio in un sabato indefinito del calendario autunnale attraverso il confine italo–francese, insieme ad altri partecipanti di Porta delle Culture di Torino. In silenzio, con gli auricolari, seguiamo un percorso guidati da un audio preparato da volontarie artiste di Sentieri Solidali (www.lebandite.wordpress.com) con musica e suoni della natura, cinguettio di uccelli, pause e parole che suggeriscono la speranza, la fatica, la solitudine, la paura, il ricordo di chi è morto di frontiera, con l’eco di passi affrettati, impauriti, incerti. Un percorso da Claviere al Monginevro, nei luoghi belli e gioiosi delle gite familiari, lungo la pista da fondo, di fianco alle discese di sci alpino, ora un’umanità in cammino, nelle ore notturne, in modo ostinato e concentrato, costruisce il suo futuro. RESPINTO! Domani nuovamente si tenterà, perché dopo aver superato tanti ostacoli, tante angosce, tanto dolore, tanta nostalgia, tanta tristezza, non si può rinunciare ora, che la meta pare più vicina.
Sentieri Solidali è una rete di associazioni con numerosi volontari che sostengono il "Rifugio Fraternità Massi", sorto nel 2018 a Oulx, un punto di approdo temporaneo che accoglie e dà conforto ai migranti di passaggio, circa 100–120 al giorno, 40 mila all’anno, che ricevono indumenti e scarponi adatti al percorso in alta montagna, un pasto caldo, una sosta per riprendere le forze, assistenza sanitaria e legale. Molte persone negli anni passati si sono ferite o sono morte per assideramento, per cadute e perdita dei sentieri. I poliziotti francesi di frontiera usano droni, visori notturni e telecamere per individuare i migranti, che vengono riportati in Italia se intercettati prima di Briançon e affidati alla polizia italiana che in genere emette un foglio di via. Molti ritentano la traversata il giorno seguente.
Don Chiampo, parroco di Susa e presidente della fondazione Talità Kum, che gestisce direttamente il rifugio con alcuni collaboratori fissi, ricorda le difficoltà operative e organizzative: servono nuovi volontari, sostegni economici sia dalle istituzioni, sia dai privati. La Diaconia valdese collabora con un progetto di monitoraggio e uno sportello di consulenza legale.
Il Rifugio rappresenta un osservatorio delle dinamiche migratorie: ad un aumento degli approdi sulle coste del Mediterraneo corrisponde dopo pochi giorni un arrivo più massiccio di persone. Anche la provenienza può variare dipendendo da molti fattori. Attualmente ci sono arrivi dal Sudan, dall’Eritrea e dall’Etiopia. Possono transitare anche persone provenienti dalla rotta balcanica, giunti a Trieste.
Per chi riesce ad attraversare senza essere intercettato, la tappa successiva è a Briançon alla “Terrasse Solidaire”, alla quale si arriva talvolta aiutati dai maraudeurs, una rete di attivisti che durante la notte pattuglia i sentieri in territorio francese e soccorre chi è in difficoltà.
Si percorre il sentiero dei migranti per esserci con il corpo, con la presenza, con l'attenzione, in memoria di Blessing (giovane donna migrante nigeriana scivolata nel fiume in una notte di primavera) e di tutte le vittime delle frontiere, per essere testimoni, sentire la necessità di non essere indifferenti, percepire la cura e la sensibilità dei volontari e degli attivisti, condividere l'appartenenza alla stessa umanità lungo il cammino della speranza.
*Attivista per i diritti umani













































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