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"Sanzioni più severe all'Iran", sale la protesta da Bruxelles


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La stagione dei compromessi dell'Unione Europea verso il regime clericale di Teheran, compromessi più o meno mascherati da ragioni di opportunità o peggio sostenuti da lobby potenti, deve tramontare. A chiederlo le decine di migliaia di manifestanti, secondo gli organizzatori, diecimila per la polizia belga, che ieri, sabato 6 settembre, hanno partecipato al raduno di protesta che ha avuto come epicentro il parco dell'Heysel a Bruxelles, davanti all'Atomium. Misure più severe che il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI), uno dei rami dell'opposizione iraniana in esilio, ha spiegato con la necessità di chiudere in un angolo un regime oppressivo e autocratico, che prosegue nella sua campagna di terrore e intimidazione del popolo iraniano con le sue esecuzioni capitali su scala oramai industriale.

Con quest'ultima manifestazione, Bruxelles, cioè la sede dell'Unione Europea, conferma la sua guida politica delle proteste dei movimenti di opposizione iraniani in esilio, forte della nutrita presenza di iraniani nel Vecchio Continente, in particolare in Germania, paese che ospita la la più grande comunità in Europa.

L'iniziativa di ieri l'altro, raccolta dall'ex vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence, dall'ex primo ministro belga Guy Verhofstadt e da John Bercow, ex presidente della Camera dei Comuni del Regno Unito, ha visto anche la partecipazione di Mariam Rajavi, leader eletta del CNRI, che nel suo breve discorso non ha esitato a galvanizzare la folla ricordando che "è giunta l’ora del regime iraniano" accompagnata dal ritorno alla democrazia, pensiero a sua volta espresso da Mike Pence che ha chiesto un "Iran democratico, laico e non nucleare". Per la signora Rajavi, "la società iraniana è in uno stato di instabilità e l'unica soluzione è la Terza Opzione, né pacificazione, né guerra, ma un cambio di regime da parte del popolo e della sua resistenza organizzata", che ha inoltre riaffermato la richiesta del riconoscimento del "diritto delle Unità di Resistenza a resistere e a confrontarsi con le Guardie Rivoluzionarie. Lo Scià è caduto, e cadranno anche i mullah.

Tra l'altro, la mobilitazione ha segnato anche il 60° anniversario dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran (MEK), un gruppo precedentemente considerato terroristico da alcuni paesi occidentali.










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