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Bosco Marengo, in mostra l'arte contemporanea tra i capolavori di Giorgio Vasari

L'esposizione nel monumentale complesso di Santa Croce

di Alberto Ballerino



@sa
@Lorenzo Morandi

Tra i più grandi tesori del Piemonte meridionale figura sicuramente il grande complesso di Santa Croce a Bosco Marengo, vicino ad Alessandria. Fu voluto nel XVI secolo da papa Pio V, che affidò al grande  Giorgio Vasari la cura dell’apparato decorativo. Nel corso dei secoli, il convento ha saputo adattarsi a diversi usi: da residenza per veterani dopo le campagne napoleoniche a deposito militare e, nel Novecento,  a riformatorio. Nel 2004 ha ospitato il World Political Forum, organizzato da Mikhail Gorbachev. Oggi, grazie all’Associazione Amici di Santa Croce, è aperto al pubblico.


Il prossimo 20 settembre l'inaugurazione di Ruins

Ora l’attenzione sul sito viene riportata da un’iniziativa che coniuga l’arte Cinquecentesca con quella contemporanea. Il prossimo 20 settembre alle 16 si inaugura Ruins,  mostra conclusiva della prima edizione di residenze che vede protagonisti gli artisti Jade Blackstock, Giovanni Chiamenti, Luca Pagin e Teresa Prati. Promotrice è Mares, associazione culturale no-profit fondata dalle curatrici Tatiana Palenzona e Amina Berdin insieme all’imprenditore Michelangelo Buzzi. Il suo obiettivo è promuovere il territorio alessandrino attraverso lo sviluppo di un modello di formazione artistica e culturale capace di dialogare  e fare rete con le comunità locali. L’esposizione è a cura di Amina Berdin e Tatiana Palenzona con la collaborazione del duo curatoriale Lemonot, formato da Sabrina Morreale e Lorenzo Perri. Si configura come un’esposizione diffusa che si estende attraverso un’ampia area del Complesso, invitando il pubblico a un percorso di scoperta e riflessione. Durante il periodo di residenza, gli artisti e il duo curatoriale hanno intessuto un profondo dialogo, non solo con gli spazi, la storia del luogo e la natura circostante, ma anche tra le loro stesse opere, che si confrontano e interagiscono nell’allestimento.

La mostra sarà aperta al pubblico fino al 5 ottobre. Nel mese di novembre sarà pubblicato il catalogo dalla casa editrice Allemandi. La pubblicazione conterrà un testo critico a cura di Amina Berdin e Tatiana Palenzona, un visual essay realizzato da Lemonot, approfondimenti dedicati agli artisti e alle loro opere e un ricco apparato iconografico con vedute dell’esposizione e del Complesso di Santa Croce.


Un'opportunità di valorizzazione del territorio

Il progetto è realizzato grazie al supporto di Intesa Sanpaolo come Main Partner, ha il patrocinio del Comune di Bosco Marengo e condivide gli spazi con l’Associazione Amici di Santa Croce, la cui collaborazione è essenziale per la valorizzazione e la gestione del complesso monumentale.

Amina Berdin, curatrice della mostra con Tatiana Palenzona, è originaria di Vicenza. Per lei è stata una vera sorpresa la scoperta di questo suggestivo sito artistico, architettonico e religioso. “Tatiana – dice - conosce bene il territorio. Mi ha informato di questo magnifico complesso che si trovava in una posizione un po’ di stallo. Allora insieme abbiamo pensato di iniziare questo progetto con l’idea della residenza perché l’area si predisponeva. Dal Cinquecento fino all’arrivo di Napoleone questo complesso era un grandissimo Hub culturale con papa Pio V che aveva coinvolto il Vasari e moltissimi intellettuali; a noi piaceva l’idea di ricreare un ambiente artistico ma in chiave contemporanea. Abbiamo sentito l’urgenza e la necessità di interagire con Michelangelo Buzzi, un imprenditore che conosce altrettanto bene il territorio: vive tuttora a Frugarolo e ha potuto aiutarci a realizzare quella parte di connessione con il mondo locale che per noi era importante. Si è deciso di fare diventare triennale il progetto, questa è la prima edizione. Abbiamo promosso nel complesso una residenza ospitando per tre mesi, da maggio fino a luglio, quattro artisti  e un duo curatoriale, sostenendo vitto, alloggio, costi di produzione e spostamento. In pratica ci siamo occupati di tutto. Ora ci teniamo a mostrare cosa è stato prodotto, dove si sono spinte le ricerche. A novembre apriremo la nuova fase che si terrà nel 2026”.


I criteri seguiti nella scelta degli artisti

Ci siamo – spiega Amina Berdin - poste diverse domande perché, avendo entrambe un background curatoriale, conoscevamo pregi e difetti del mondo dell’arte. Il primo criterio è stato naturalmente la qualità delle opere, poi ci siamo dati un limite d’età e abbiamo cercato di creare un gruppo con pratiche diverse in modo da considerare performance, scultura, pittura, video, fotografia. L’idea era che potessero confrontarsi a vicenda e trarre ispirazione l’uno dal lavoro dell’altro, come si è effettivamente verificato. Abbiamo selezionato tre artisti italiani e uno internazionale per creare uno scambio culturale più ampio. Le candidature sono state quattrocento, arrivate da oltre quaranta paesi: non ci aspettavamo una risposta simile. Abbiamo pensato di includere un’artista locale, individuata in Teresa Prati di Novi Ligure, per supportare il territorio anche da questo punto di vista. Allo stesso tempo si è cercato una personalità internazionale che portasse una pratica un po’ dirompente. Infatti Jade Blackstock, originaria di Birmingham e residente a Londra, fa performance abbastanza intense e ha anche portato una lettura molto interessante sul territorio di Alessandria rispetto a noi italiani che a volte fatichiamo a riconoscere alcune dinamiche. Abbiamo lavorato anche con realtà locali come l’associazione Radici Urbane. A fine maggio abbiamo proiettato ‘La chimera’ all’interno del convento con un evento gratuito aperto al pubblico”.

Importante è anche la collaborazione con le scuole. “Stiamo – aggiunge Amina Berdin - collaborando anche con le scuole elementari e medie di Frugarolo, Sezzadio e Bosco Marengo. A maggio sono venuti i bambini delle elementari di quarta e quinta che abbiamo portato a conoscere il convento e l’atelier degli artisti. Inoltre si è pensato di creare dei workshop ad hoc riguardanti performance, scultura e video arte, tutti molto apprezzati dai piccoli allievi. Con le scuole medie invece faremo delle visite guidate della mostra, unite a corsi di orientamento per i lavori nel mondo dell’arte, argomento di solito un po’ sottovalutato. Di solito tra i dieci e i quindici anni si fa fatica  a immaginare l’arte come un lavoro possibile per il futuro. Gli Amici di Santa Croce sono stati importantissimi, anche loro ci hanno molto supportato e aiutato. Abbiamo portato insieme i bambini a visitare il museo, che, il giorno dell’inaugurazione sarà aperto al pubblico”.   

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