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"Salviamo il soldato Marelli", ma chi gestisce la riconversione all'elettrico?

Aggiornamento: 10 ott 2023

di Gianluca Ficco*

La sospensione da parte di Marelli della procedura di chiusura della fabbrica di Crevalcore (Bologna) purtroppo non scongiura il rischio di licenziamento degli oltre duecento lavoratori coinvolti, poiché la multinazionale ha chiarito che non è mutato il suo proposito di abbandonare il sito, ma ci offre l’opportunità di provare a percorrere la strada di una riconversione dello stabilimento. La riconversione è certamente necessaria, giacché le attuali produzioni sono legate al motore endotermico e stanno calando progressivamente a causa del noto processo di passaggio all’elettrico deciso dalla Unione Europea. Ma, come sindacato, noi preferiremmo che fosse la stessa Marelli a realizzarla ed accetteremo un terzo investitore solo se si tratterà di un soggetto solido credibile con un piano credibile. Abbiamo difatti assistito al naufragio di troppi progetti di reindustrializzazione per non diventare assai diffidenti al riguardo.

La politica acceleri i suoi interventi sull'automotive

Inoltre pensiamo che la vicenda di Crevalcore investa direttamente la politica. È stata la politica difatti a decidere il passaggio all’elettrico, con un percorso a marce forzate che si concluderà nel 2035, ma che a ben vedere è già partito. Di conseguenza ora è la politica che deve offrire soluzioni, supportando le riconversioni industriali ed offrendo ai lavoratori sia la formazione, sia gli ammortizzatori sociali necessari. Nel migliore dei casi il processo di elettrificazione porterà ad una perdita del 30% degli addetti del settore automotive, nel peggiore dei casi al drastico ed irreversibile ridimensionamento della nostra industria dell’auto: si parla di molte decine di migliaia di posti di lavoro e di una filiera industriale rivolta all’esportazione.

Come sindacato cerchiamo di fare la nostra parte non solo protestando contro le chiusure, ma anche e soprattutto stringendo accordi che traguardino nuove assegnazioni produttive, accordi talvolta sofferti e perfino criticati dal massimalismo di maniera dell’opinione pubblica. Sono ancora disponibili per l’automotive oltre 5 miliardi di quelli a suo tempo, e dietro nostre pressioni, stanziati dal precedente Governo. Chiediamo di spenderli presto e bene. In mancanza di una politica industriale efficace, Crevalcore purtroppo non sarà né la prima né l’ultima vittima del processo di elettrificazione.


* Segretario nazionale Uilm-Uil

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