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- a cura del Baccelliere
- 2 giorni fa
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Omaggio a Charles Lloyd, saxofonista originale
a cura del Baccelliere

Quello della musica è un mondo meravigliosamente variegato. I suoi protagonisti ci accompagnano. Sono la colonna sonora delle nostre sensazioni e dei nostri sentimenti. Alcuni di loro bruciano la propria arte nel giro di pochi anni e poi inaridiscono. Altri hanno vicende lunghissime, dispensando perle nell’arco di un lungo cammino.
Charles Lloyd appartiene alla seconda categoria. Saxofonista americano, ha ottantasette anni, ed è splendidamente in attività. Non è stato un caposcuola come Sonny Rollins o John Coltrane ma ha attraversato oltre sessant’anni di musica afro americana con originalità e talento. In questo autunno la Blue Note ha pubblicato il suo ultimo disco, Figure in blue.
Da qualche anno Lloyd propende per la dimensione del trio e l’ultimo lavoro non si discosta da questa formazione. Lo accompagnano il pianista Jason Moran e il chitarrista Marvin Sewell. Colpisce l’assenza di propulsione ritmica esplicita. Lloyd rinuncia alle percussioni e anche al basso, restituendo una dimensione più intima, rarefatta, che gli consente di scavare ulteriormente nella propria espressività. Moran è un partner consueto nelle ultime produzioni di Lloyd. Al contrario Sewell è una nuova entrata. Viene da Chicago ed è cresciuto a pane e blues - fra gli altri, ha suonato con Cassandra Wilson.
Il disco, un cd doppio, reca omaggi a musicisti di epoche diverse. Personaggi che hanno influenzato la formazione come la vita artistica di Lloyd. Figure avvolte nell’aura del mito come Duke Ellington, con la elegante Black butterfly,[1] o Billie Holiday, cui è dedicata The ghost of Lady Day[2]. Dramma, dolcezza, malinconia naufragano nel blues.
La figura in blu del titolo ha più di un punto di contatto con l’essenza di questa musica. Ma Lloyd non dimentica le proprie origini. Nelle sue vene scorre - anche - sangue cherokee. E alle sue radici e al cammino dei nativi americani dedica un doloroso Hina Hanta, the way of peace[3].
Quello di Charles Lloyd è un viaggio nelle epoche e nel mondo. La sua musica è un’arte di incontri e di incastri. Così dedica a un suo compagno di strada, il percussionista Zakir Hussain scomparso poco più di un anno fa, una meditata composizione, Himn to the mother, for Zakir. Chiude il disco Somewhere da West side story di Leonard Bernstein.
Figure in blue per Lloyd è qualcosa di più di un omaggio alle musiche della sua vita. È la sua vita in musica. Il soffio del suo saxofono canta melodie immortali, con la forza e la fragilità di un piccolo gigante.
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