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Salvataggio Italdesign: in campo solo UST Global, ma non c'è l'ombra di un piano industriale

Aggiornamento: 16 minuti fa

di Igor Albera*


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Il nome c'è: UST Global ed è stato confermato ai lavoratori in assemblea. Ed è sempre lo stesso, a cui è appeso il destino di Italdesign con i suoi 1300 dipendenti. La multinazionale americana a capitale indiano è l'unica ad avere presentato all'azionista di riferimento Audi-Volkswagen una proposta di acquisto per rilevare la maggioranza, lasciando ai tedeschi una quota di minoranza, che equivale a dire una partecipazione a tempo, in attesa di completare l'acquisizione al 100 per cento. Intanto, UST Global si mette al timone dell'azienda di Moncalieri fondata da Giorgetto Giugiaro, il creatore di un modo nuovo di disegnare le curve e gli angoli delle auto, dalle berline alle fuoriserie, un simbolo di creatività e ingegno italiano. Ma, con garanzie e piano industriale che restano ancora un punto interrogativo o se si vuole, un punto sospeso e non secondario che spoglia di valore le assicurazioni contro riduzioni del personale o peggio chiusure di stabilimenti che sono state date ai sindacati. Il tempo incalza e alla velocità dei "tempi moderni" diventa inesorabilmente limitato; di conseguenza Italdesign non ha alternative: o si riposiziona come azienda leader nell'innovazione o rischia di diventare oggetto di scambio di giochi finanziari in cui a prevalere è il cinismo e meno i posti di lavoro. E con la riduzione degli occupati, la perdita dell'identità costruita in decenni di creatività. Un'identità che può essere assicurata soltanto da un progetto industriale solido, contrassegnato da investimenti, continuità e prospettive di crescita.

Ora, nella situazione attuale, pur con la riservatezza che si deve alle trattative di carattere internazionale, il confronto con Audi-Volkswagen non può essere penalizzante per i sindacati e non può tenere ai margini i lavoratori. Torino e l’Italia hanno già visto troppe eccellenze svanire tra acquisizioni e ristrutturazioni farlocche. Italdesign non deve essere la prossima. Quindi non è più tempo di annunci vaghi o di cordate industriali inconsistenti. Né si può cedere alla seduzione di scenari immaginifici. A Italdesign servono piani industriali verificabili, impegni occupazionali precisi, investimenti tangibili. In altre parole, serve sostanza in una cornice di estrema chiarezza, perché il suo destino non riguarda soltanto la società, ma l’intero tessuto produttivo piemontese; riguarda Torino che con la perdita di un altro pezzo della filiera automotive rischia di avvicinarsi a un declino industriale irreversibile.


*Fim Cisl Torino



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