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Replica di Occhiuto in Calabria, ma per replicare che cosa?

di Francesco Adamo


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In Calabria rivince il centro-destra nel segno della continuità (parziale). Comunque un inedito politico per la regione. Dunque, Roberto Occhiuto ritorna in sella, dopo le dimissioni del 31 luglio scorso per motivi mai del tutto esplicitati, strettamente riconducibili però all'avviso di garanzia inviatogli dalla magistratura. Un'iniziativa che ai più era apparsa uno scaltro tentativo per dilazionare i tempi dei processi e per spiazzare, in ultima analisi, anche la potenziale candidatura per il centro destra, a fine mandato, dell'ex segretario nazionale della Cisl Luigi Sbarra.

Ancora una volta, l’affluenza alle urne è stata bassa, bassissima: il 43,2 per cento degli aventi diritto al voto, inferiore al 44,4 per cento delle ultime regionali. In questo contesto disarmante per la democrazia, Occhiuto, vicesegretario di Forza Italia, ha rivinto con il 57,26 per cento, contro un distaccatissimo Pasquale Tridico, sostenuto da una ampia coalizione, dai Cinquestelle al centrosinistra, fermo al 41,73 per cento.

Gli elettori hanno riposto la loro fiducia nella coalizione di centrodestra anche in Calabria, ha affermato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, aggiungendo che si tratta di un riconoscimento dell’azione di buongoverno per il benessere del territorio e dei cittadini. Al di là del voto, legittimamente Palazzo Chigi confida nel futuro quando rimarca il benessere del territorio e dei cittadini. Non si può spiegare altrimenti il suo commento, mentre i calabresi toccano quotidianamente con mano i ritardi accumulati in più settori dalla regione, con i giovani che scappano in cerca di lavoro e i malati che risalgono la penisola per curarsi.

Ma, come è noto, la presidente è maestra di propaganda a favore di telecamere e microfoni, incurante che quel benessere conclamato rimane una chimera con l'astensionismo primo vero partito in Calabria, segno di disaffezione e sfiducia nei confronti di tutti i partiti. Il che dovrebbe far riflettere sul reale consenso della coalizione vincitrice in Calabria. Certo, nessuno è autorizzare a bollare la vittoria del centrodestra come quella di Pirro, ma se osserviamo, anche se la campagna elettorale si è conclusa, i problemi rimasti insoluti da tempo in regione, la progressiva perdita di credibilità della politica non autorizza, né invita i calabresi a sperare in un concreto cambio di marcia.

Purtroppo, in Calabria le opposizioni sono diventate evanescenti e non sono state in grado di condurre una vera battaglia sui temi forti, in primis sulla sanità, durante il governo di Occhiuto, con cui accreditare l'ipotesi dell'alternanza, di un cambio al vertice. Le uniche iniziative contro l’inutile e irrealizzabile ponte sullo Stretto sono state organizzate dal movimento “No Ponte”, con qualche rara presenza di alcuni consiglieri regionali, più a titolo personale che strutturate a livello di partito. Eppure, da cittadino, vi è molto da chiedere a chi ha governato la Calabria, dalle opere iniziate e mai terminate all'isolamento dei territori interni, ancora isolati per l'assenza di una viabilità dignitosa.

Ma le note dolenti non si fermano a questo. Il cosiddetto "campo largo", unitosi per la prima volta su Pasquale Tridico, candidato preparato e soprattutto umile, non ha saputo invitare a un passo indietro nelle liste a personaggi chiacchierati ed invisi a tantissimi cittadini. Tridico si è speso nel rapporto con i cittadini, con gli elettori, per raccogliere istanze, aspettative e speranze; ha condotto una campagna elettorale estenuante, con pochi mezzi economici e tempo a disposizione, costretto a fare i salti mortali per la scarsa collaborazione offerta dai partiti della coalizione di centro sinistra, partiti più impegnati a setacciare voti per sé che per il candidato.

Il che è apparso una nota stonata nell'assenza di vere contrapposizioni a Tridico e alla sua candidatura, all'immagine condivisa di un uomo senza scheletri negli armadi, un economista preparato che nel tempo a sua disposizione ha realizzato un programma politico che rispondeva alle necessità del territorio calabrese.

Ora, l'opinione corrente è quella che Tridico si metta al timone delle opposizioni, le ricompatti in Consiglio regionale, rinunciando al Parlamento europeo, e possibilmente senza confidare nelle questioni giudiziarie che non hanno mai risolto il confronto politico e tantomeno organizzato la politica, quella vera. Avere una presenza attiva e impegnata può essere l'opportunità di crescita politica e culturale per l'intera Calabria insieme con l'organizzazione di un lavoro di squadra per il centro sinistra o campo largo, comunque per una opposizione non più afona, ma pungente e che di riflesso sia di stimolo a un buon governo nell'interesse dei cittadini.

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