Punture di spillo: calo demografico e spirito democratico
a cura di Pietro Terna
A inizio anno mi ero ripromesso di orientare gli spilli su intelligenza artificiale, temi di politica economica, Torino e Piemonte. Eccomi al terzo tema, con un ragionamento sulla nostra popolazione, che ci vede in maggioranza assai anziani, mentre gruppi politici in cerca di voti poco consapevoli strillano contro gli immigrati che ci portano una iniezione di gioventù. Anche però puntare troppo sull’immigrazione è una colpa, perché si emigra da giovani e quindi togliamo le nuove leve agli altri; giovani spesso a media o medio-alta qualificazione. Ci sono anche giovani qualificati che lasciano il nostro Paese per l’estero, ma sono numeri limitati; lo scambio è salutare se ne attraiamo altrettanti ad alta qualificazione. A ben vedere tutti gli scambi di persone tra aree del mondo, se non generati da drammi personali e collettivi come sta accadendo in questi anni, sono salutari.
Sotto la lente cause e soprattutto effetti
Accantoniamo momentaneamente questo aspetto e approfondiamo che cosa sta accadendo nella struttura della nostra popolazione, nell’ambiente ristretto dove viviamo. L'Osservatorio Demografico Territoriale del Piemonte,[1] nato nel 1983 in aiuto dell'attività di programmazione degli enti locali e della Regione, ha recentemente pubblicato l’aggiornamento[2] dei dati sulla popolazione regionale a tutto il 2021.
Già a una prima occhiata, il calo demografico è evidente. Nel 1980 in Piemonte vivevano oltre 4,5 milioni di persone, nel 2021 eravamo 4,3 milioni; la provincia di Torino registrava quasi 2,4 milioni di abitanti, nel 2021 poco meno di 2,2. Cambiamenti poco rilevanti? Verifichiamo le tendenze: la regione registrava 39.907 nati nell’anno 1980 e 52.450 morti; nel 2021 i dati indicano 26.700 nati e 56.414 morti. Il disavanzo di popolazione è solo in parte cancellato dagli iscritti dall’estero (immigrati) per 24.967 unità nell’anno, contro 12.982 cancellazioni verso l’estero (emigrati). Pur leggermente inferiore, il saldo tra arrivi e partenze con l’estero è sempre positivo lungo gli anni. Ancora cambiamenti poco rilevanti? Allora sono gli effetti cumulati a contare, soprattutto se esaminati per fasce di età.
Disponendo la popolazione in un grafico in cui si mostrino, con delle barre per fasce di età, a sinistra le quantità di maschi e a destra quella di femmine, salendo via via con l’anzianità si dovrebbe disegnare una forma triangolare a scalini, la cosiddetta piramide[3] della popolazione o delle età. Nel caso del 1992, l’anno più lontano disponile nel sito cui ci stiamo riferendo, la figura ha qualche assonanza con una piramide, purché si trascurino le prime quattro classi; per il 2021, la figura ricorda una pentola a pressione, metafora perfetta per quel che potrebbe accadere. Non succede mai, ma una pentola a pressione può anche scoppiare e, fuor di metafora, nel nostro caso a esplodere sono gli equilibri sociali e economici.
Lo scarto tra chi consuma e chi produce
Nel nostro modello di società, le persone al di sopra di una determinata età, 65 anni per semplificare, ricevono una pensione, o qualche altra forma di rendita finanziaria, ricavata dal reddito di chi lavora e versa i contributi sociali oppure accumula risparmio. La pentola non può funzionare perché la differenza, tra le classi in età lavorativa (e non tutti lavorano) e quelle delle persone in pensione, è enorme.
Se non vogliamo riferirci alle pensioni, rendiamoci conto che il problema è prima di tutto strettamente materiale: la produzione di beni per una gran numero di persone che consumano, ma non contribuiscono a quella produzione. In altre parole, se siamo tutti anziani, chi si occupa di produrre ciò che ci serve?
In prospettiva, non sappiamo quanto lunga, la risposta è: le macchine intelligenti e i robot. Se quegli arnesi saranno di proprietà collettiva, i prezzi potranno ridursi sino allo zero ed ecco l’abbondanza (mai vista dall’umanità). Da qui a allora, l’equilibrio è difficilissimo da raggiungere.
Ancora dati, riferiti alla composizione dei nuclei familiari. Sempre nello stesso sito web sulla demografia del Piemonte, leggiamo un articolo[4] di Agostino Cristofalo sull’evoluzione della struttura familiare in Piemonte, con il dato che sta alla base di tutte le considerazioni precedenti: le coppie con figli sono passate dal 40% dei nuclei familiari nel 1991 al 27,7% nel 2019; le famiglie con monogenitore madre sono passate dal 6,3% all’8,3% e quelle con monogenitore padre dall’1.8% all’1,6% (stabili). Si tratta davvero di un cambiamento senza precedenti. Non è che non si possa far nulla a favore di una ripresa delle nascite, in primo luogo con aiuti reali, come gli asili nido a basso costo o gratuiti. Ma gli effetti sono quelli di poche gocce d’acqua in una distesa assolata.
La solitudine secondo Duke Ellington
Tra le tante affannose ricette che sono proposte da chi troppo in ritardo si è accorto di una situazione che già trenta anni fa si poteva leggere nei dati, ne colgo una meno affannosa e giusta di per sé: il rafforzamento del sistema scolastico. Non possiamo immaginare un futuro costruito su lavori usa e getta per una popolazione decrescente e priva di strumenti di conoscenza. Sarebbe orribile per tutti, ma in primo luogo per la società nel suo complesso e per la democrazia che vogliamo possa sempre sorreggerla. Soprattutto, se il numero delle persone attive diminuisce, è importante che le loro competenze aumentino
Serve un grandissimo sforzo di programmazione: della produzione e del lavoro; della formazione; della sanità. Ma anche uno sforzo enorme di recupero della consapevolezza sociale che solo una vera democrazia, sorretta dal confronto politico sulle scelte, può garantirci. Serve un senso vero di comunità.
La musica, caro maestro degli spilli,[5] che cosa può offrirci? Il maestro annota che di questo passo saremo sempre più soli, ma che alla solitudine aveva già pensato Duke Ellington. Ascoltiamolo[6] in Solitude, del 1934: il Duca ha passato la vita a far suonare un'orchestra di quindici elementi. L'orchestra è una metafora della società[7] e non a caso ora le orchestre sono sempre più rare e sempre più difficili da tenere insieme. Uhm, forse costano soltanto troppo, un po' come la democrazia?
Note
[1] https://www.demos.piemonte.it [2] https://www.demos.piemonte.it/piemonte/piemonte-popolazione-residente [3] https://it.wikipedia.org/wiki/Piramide_delle_età [4] https://www.demos.piemonte.it/images/pubblicazioni/2022/Art_Demos_1_2022_Evoluzione_famiglie_Piemonte.pdf [5] Per chi non ha mai letto questi pezzulli intitolati “Punture di spillo”: abbiamo un consulente musicale segretissimo che ogni settimana ci dona una minuscola parte del suo sapere. [6] https://www.youtube.com/watch?v=55kH1rWDzM0 [7] Fellini, Prova d’orchestra, https://it.wikipedia.org/wiki/Prova_d%27orchestra
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