Pier Giorgio Frassati, biografia politica di un neo santo
- La Porta di Vetro
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Domani, venerdì 12 settembre, nella sala della Circoscrizione 3 presso il Palazzo ex Venchi Unica, in piazza Massaua 17/B, sarà presentato il libro "Pier Giorgio Frassati e la politica" di Luca Rolandi. All'incontro, con inizio dalle 17.30 fino alle 19.00, l'autore, che domenica scorso ha partecipato in piazza San Pietro alla canonizzazione di Pier Giorgio Frassati [1], dialogherà con Michele Ruggiero di una storia che sarebbe limitativo restringere alla pura biografia personale del neo santo. La breve vita di Frassati, infatti, passa attraversa gli anni Venti del Novecento, il decennio di snodo per l'Italia e per una parte del Vecchio Continente con l'affermazione del fascismo e di soverchianti tentazioni autoritarie, ma si realizza anche con una serie di implicazioni che coniuga il suo impegno di credente nella politica e il suo modo di interpretare verso il prossimo la fede cristiana.
Su gentile concessione della casa editrice Studium, pubblichiamo alcuni passaggi del III capitolo che ha per titolo "Pier Giorgio: la famiglia e l’impegno ecclesiale".
Pier Giorgio Frassati nacque a Torino in via Legnano 23 il 6 aprile 1901, primogenito di una famiglia della illuminata borghesia liberale piemontese. Il padre Alfredo, biellese di origine, sostenitore e amico di Giovanni Giolitti, era stato collaboratore e poi comproprietario della «Gazzetta Piemontese» che si trasformò ne «LaStampa» (1895) di cui divenne direttore nel 1900 e unico proprietario due anni più tardi (nel 1926 un anno dopo la morte del figlio dovette vendere la proprietà editoriale su pressioni del regime fascista).
Eletto nel 1913 senatore del Regno, nel 1920 fu nominato ambasciatore italiano a Berlino, dopo aver scartato l’ipotesi di Londra. Il padre di Alfredo e nonno di Pier Giorgio e Luciana si chiamava Pietro, era un medico che aveva sposato Giuseppina Coda Canati, donna discreta e molto legata alla famiglia. Alfredo Frassati era religiosamente indifferente ma tollerante, educò il primogenito al senso del rispetto, delle regole e della libertà e all’apertura verso orizzonti culturali e scientifici nazionali e internazionali. L’ascesa di Alfredo Frassati fu rapida e fortunata. Semplice, tenace, dittatore come molti dei cosiddetti liberali piemontesi, bell’uomo e dotato di ottima salute, parco ma attratto dalla buona cucina, era debole in alcune circostanze, deciso in altre, e sebbene di fondo romantico, considerava la vita come un problema da vere, anche economicamente, con energia duttile e insieme durissima: uomo quadrato capace di assumere responsabilità e di portare a termine i propri impegni. La madre, Adelaide Ametis, animata da profondi valori cristiani ebbe una influenza importante nell’educazione dei figli. Era donna sensibile alla cultura e all’arte, con la passione per la pittura:
Naturalmente i soggetti più frequenti dei suoi quadri erano i volti, le figure dei suoi figli. Appesi ai muri o spazi con intenzionale disordine negli angoli di una stanza, tra tutti risaltava su di una parete un ritratto di lui, fisso in una posa stereotipata: i capelli nerissimi e un sorriso appena abbozzato sulle labbra lo facevano apparire pronto a sciogliersi, a venire incontro per prendervi a braccetto. Quel ritratto fu riprodotto sulle pareti di infinite sezioni della Giac di tutt’Italia negli anni Trenta.
Discepola di Giuseppe Falchetti vide esposte alcune sue opere alla Biennale di Venezia. Una famiglia dell’alta borghesia biellese trapiantata a Torino, che viveva nel cuore della Torino benestante, il quartiere della Crocetta.
Mamma Adelaide per Pier Giorgio e per la sorella Luciana chiese a don Antonio Cojazzi, esperto educatore salesiano, di curare questo aspetto della formazione. Anche se il giovane Pier Giorgio fu soprattutto autodidatta nella crescita spirituale cristiana.
In famiglia non regnava l’armonia, le difficoltà dei genitori erano avvertite dai due bambini che spesso erano tristi e pensierosi. Cresciuto nell’onestà e nel lavoro, Pier Giorgio ricevette un’educazione assai rigida, ma aveva un carattere aperto e amava stare con gli amici; era un giovane di belle speranze con una fede solida che lo portava a preoccuparsi degli altri, in particolare dei poveri ispirato dalla passione evangelica:
...Pier Giorgio cresceva. Sano, bello e robusto, ma anche molto buono. I suoi agiografi, come accade in tutte le vite dei santi, hanno rintracciato nell’infanzia i segni premonitori di un’indole votata alla santità.
[...] La svolta per Pier Giorgio fu l’iscrizione al circolo Fucino Cesare Balbo di Torino nel 1918. Padre Pilade De Nicola lo invitò a farne parte prima ancora della sua iscrizione al Politecnico e Pier Giorgio si confidò anche con don Antonio Cojazzi per avere il suo supporto nell’adesione che avrebbe dovuta essere sottoscritta dai genitori o almeno da uno di essi 12. Frassati frequentò le riunioni della Fuci che si tenevano nelle sedi prima di via Po 4 e a partire dal 1923 in via Principe Amedeo 26 senza voler mai primeggiare, né ricoprire cariche appariscenti, egli proprio all’interno del “Cesare Balbo” strinse profondi legami di amicizia e dimostrò di saper difendere la sua fede in ogni occasione con coerenza e franchezza. Era un socio convinto, che si batteva per le sue idee senza paura. Nel circolo impose la solarità, la vitalità, la purezza e l’umiltà del suo carattere, lasciando che si sviluppasse l’azione di carità, oltre che la preghiera e l’elaborazione culturale. Dalle sue lettere traspare la semplicità, l’immediatezza, l’allegria di un temperamento schietto e simpatico: fonda la “Compagnia dei tipi loschi, industrie turistalpinistiche e affini, società con capitale interamente versato, tanto versato che non esiste più”.
[...] I due preti che più influenzarono l’esperienza fucina di Frassati furono il domenicano padre Filippo Robotti e don Giandomenico Pini, assistente centrale della Fuci 17. In quel periodo Pier Giorgio era particolarmente interessato, insieme ad alcuni amici Fucini, a creare occasioni di confronto tra studenti e operai, come ricordava l’amico Carlo Trabucco, grande animatore dell’Unione del lavoro a Torino in via Santa
Chiara 27 sede del sindacato cattolico “bianco” 18.
[...] Padre Robotti scrisse di Pier Giorgio:
Fra i giovani si distingueva per la sua spiccata personalità fisica e morale lo studente Pier Giorgio Frassati, la cui profonda concezione cristiana lo portava nonostante la sua origine borghese ad avere mentalità democraticissima, e quindi ad interessarsi specialmente degli umili; ciò che egli fece assiduamente sul duplice terreno della giustizia e della carità.
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