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Frassati e Acutis, santi giovani dentro la modernità

Centomila persone hanno seguito in Piazza San Pietro alla cerimonia di canonizzazione

 

di Luca Rolandi


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Così distanti così vicini. Pier Giorgio Frassati, il giovane delle otto beatitudini, delle molteplici appartenenze associative, popolare e antifascista, figlio del direttore e proprietario de “La Stampa”, morto cento anni fa a 24 anni e Carlo Acutis giovane del 1991, morto molto più giovane nel 2006, più vicino ai giovani di oggi, al mondo digitale e al tempo delle connessioni più o meno felici. Eppure, tutti e due sono accomunati da una luce e una missione a “testimoniare la Parola di Dio, il Vangelo del Cristo Risorto, ognuno nel suo tempo e a suo modo". Oggi, 7 settembre 2025, per volontà di Papa Leone XVI sono stati canonizzati, ovvero già beati, per miracoli accertati, fatti santi. Santità tema difficile, ma non impossibile, soprattutto è il Papa americano e meticcio Prévost a ricordare, come richiamava sessant’anni fa il Concilio Vaticano II, che tutti i credenti in Gesù sono chiamati alla santità e anche oltre perché lo Spirito soffia nel cuore di ogni uomo. Centomila persone, volti, cuori erano presenti in Piazza San Pietro; ordinati e festanti, in silenzio quando richiesto e gioiosi quando il Pontefice ha annunciato la santità dei due giovani.

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Sono santi di tutti non solo delle due famiglie Frassati-Gawronski e Acutis, e nemmeno di una associazione (anche se il mondo dell’Azione cattolica è l’origine della formazione di Frassati), di una diocesi, di un ordine religioso. Sono due laici, giovani, normali nella loro straordinarietà. Leone XIV non gira troppo intorno al tema e punta al cuore della santità: “oggi guardiamo a San Pier Giorgio Frassati e a San Carlo Acutis. [L'uno] un giovane dell’inizio del Novecento e [l'altro] un adolescente dei nostri giorni, tutti e due innamorati di Gesù e pronti a donare tutto per Lui".

Pier Giorgio ha incontrato il Signore attraverso la scuola e i gruppi ecclesiali – l’Azione Cattolica, le Conferenze di San Vincenzo, la FUCI, il Terz’Ordine domenicano – e gli ha dato vita con la sua gioia di vivere e di essere cristiano nella preghiera, nell’amicizia, nella carità. Al punto che, a forza di vederlo girare per le strade di Torino con carretti pieni di aiuti per i poveri, gli amici lo avevano ribattezzato “Frassati Impresa Trasporti”!, ha aggiunto Leone XIV. Ed anche oggi, la vita di Pier Giorgio rappresenta una luce per la spiritualità laicale. Per lui la fede non è stata una devozione privata: spinto dalla forza del Vangelo e dall’appartenenza alle associazioni ecclesiali, si è impegnato generosamente nella società, ha dato il suo contributo alla vita politica, si è speso con ardore al servizio dei poveri.

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Carlo, da parte sua, ha ricordato il Papa, ha incontrato Gesù in famiglia, grazie ai suoi genitori, Andrea e Antonia – presenti oggi con i due fratelli, Francesca e Michele – e poi a scuola, anche lui, e soprattutto nei Sacramenti, celebrati nella comunità parrocchiale. È cresciuto, così, integrando naturalmente nelle sue giornate di bambino e di ragazzo preghiera, sport, studio e carità. E ancora il Papa nel solco del magistero dei suoi predecessori da Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco ricorda come “Entrambi, Pier Giorgio e Carlo, hanno coltivato l’amore per Dio e per i fratelli attraverso mezzi semplici, alla portata di tutti: la santa Messa quotidiana, la preghiera, specialmente l’Adorazione eucaristica. Carlo diceva: «Davanti al sole ci si abbronza. Davanti all’Eucaristia si diventa santi!», e ancora: «La tristezza è lo sguardo rivolto verso sé stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio. La conversione non è altro che spostare lo sguardo dal basso verso l’Alto, basta un semplice movimento degli occhi».

Un’altra cosa essenziale per loro era la Confessione frequente. Carlo ha scritto: «L’unica cosa che dobbiamo temere veramente è il peccato»; e si meravigliava perché – sono sempre parole sue – «gli uomini si preoccupano tanto della bellezza del proprio corpo e non si preoccupano della bellezza della propria anima». Tutti e due, infine, avevano una grande devozione per i Santi e per la Vergine Maria, e praticavano generosamente la carità”. Un mondo a parte per qualcuno, rispetto all’indifferenza religiosa, alla ricerca di una spiritualità svincolata dalle esperienze religiose tradizionali. Invece, si avverte nei confronti dei due giovani, distanti nel tempo, un amore vero, coltivato nella consapevolezza che il rapporto tra vita e morte, senso e nulla, sia stato indagato da chi come Frassati e Acutis hanno avvertito e compreso il senso della fine e del limite, della malattia e della precarietà dell’esistenza terrena, passaggio verso l’assoluto.

 

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