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Oggi si vieta l'educazione sessuale a scuola, e domani?

Dopo l'emendamento in Commissione cultura della Camera con cui si istituisce il divieto anche alle scuole secondarie di primo grado. Porte aperte a un nuovo oscurantismo


di Anna Desanso



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Ormai nemmeno facciamo l'amore

Direi piuttosto che facciamo l'odio

Ora ti sento distante

Io schifo il mondo e tu guardi

Cercavo una verità che

È sempre in mano ai bugiardi



(Cenere di Lazza)



Dove sta la verità? Me lo chiedo dopo aver appreso la notizia dell’emendamento recentemente approvato dalla Commissione Cultura della Camera, che estende alle scuole secondarie di primo grado (ragazzi dagli 11 ai 14 anni) il divieto totale di svolgere “attività didattiche e progettuali aventi ad oggetto temi attinenti all’ambito della sessualità”. Finora il divieto valeva soltanto per scuole dell’infanzia e primarie.

Lazza in questa canzone profeticamente sottolinea quanto nella nostra società non ci sia più la capacità di amare autenticamente, ma come dice San Paolo, ci stiamo facendo guidare dalla nostra concupiscenza incontrollata.


Il paradosso educativo

Come docente non posso che esprimere una forte preoccupazione, la preadolescenza rappresenta l’età delle prime volte in tutti in sensi: cotte, travolgenti passioni e cocenti disinganni.

Per le ragazze è l’età del menarca, i ragazzi entrano nella pubertà con gli ormoni in continuo fermento, tutto è vissuto in maniera esponenziale. In questo tempo così dicotomico fra confusione e meraviglia i ragazzi e le ragazze cercano un modo per venire alla luce: a volte in maniera buffa e goffa, altre volte in punta di piedi, quasi fossero invisibili, altre volte in maniera emulativa con gesti volgari e aggressivi. Questo non per cattiveria, ma per totale mancanza di rudimenti.

E chi può accompagnarli in questo viaggio duro e tortuoso? Se non sarà la scuola a farsi carico di questo percorso sarà la rete, l’AI. Tutto verrà lasciato al caso e ad eventi fortuiti. Immaginiamo i video virali, le serie tv, i film come educatori occasionali.

Invece di educare all’ascolto attento, alla relazione, alla cura, lasciamo che tutto venga appreso attraverso l’improvvisazione che lascia spazio a fraintendimenti, immagini distorte e confusione di cosa sia davvero essere amati e aprirsi all’altro/a.


L’attualità che urla

Ogni volta che avviene un femminicidio ci interroghiamo su come fare a prevenire queste violenze e quali siano le soluzioni, e ci diciamo che l’educazione sessuale-affettiva è fondamentale.

Mercoledì 15 ottobre, giorno in cui Pamela Genini è stata uccisa dal suo ex perché non accettava che la relazione fra loro fosse finita, la Commissione Cultura approvava la nuova proposta di legge. Ma in che cortocircuito siamo caduti?

In Italia non c’è mai stato nessun obbligo in ambito di educazione sessuale affettiva nelle scuole, ogni scuola può attivare dei progetti facoltativi sul tema. Lo scorso anno il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara aveva annunciato quanto fosse urgente intervenire con una riforma dell’educazione civica che mettesse al centro il rispetto di ogni essere umano, a questo si aggiungeva il programma di educare alle relazioni che avrebbe coinvolto tutte le discipline. Oggi però arriviamo ad un disegno di legge che porta il nome del ministro dell’Istruzione che stabilisce che ci debba essere il consenso informato dei genitori per tutte le attività che riguardano l’educazione sessuale per la scuola secondaria di secondo grado, mentre sia tassativamente vietata per la primaria e la secondaria di primo grado.

È chiaro che il dialogo con le famiglie sia fondamentale e la trasparenza un dovere assoluto, ma è un falso problema perché ormai sono anni che il consenso informato viene sottoposto all’attenzione delle stesse prima di qualunque proposta o attività rivolta ai discenti. Proibire di affrontare un tema simile significa negare la legittimità della sessualità, relegandola a un tabù e contribuendo a costruire un’immagine distorta e colpevolizzante di una dimensione fondamentale della persona.


La paura come maestro

Il governo in questo modo incarna i timori di alcuni genitori che parlano di educazione alla sessualità come indottrinamento ideologico, affare privato e attacco all’innocenza.

Secondo ONU e OMS l’educazione sessuale affettiva è dare strumenti calibrati per ogni età, per aver chiari concetti come il consenso, rispetto reciproco, ascolto delle esigenze altrui e aspetti più medici come la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.

La scuola ha il compito di fornire le competenze di base come le materie curricolari, ma deve fornire anche le competenze socio-relazionali per orientarsi nel mondo. In un contesto dove un adolescente su 4 ritiene che la pornografia sia una rappresentazione realistica dell’atto sessuale o ritiene giusto scambiarsi contenuti intimi senza consenso, la scuola può lasciare sole le famiglie?

Quanto abbiamo caricato negativamente il concetto di sessualità sviandone completamente l’essenza e il significato profondo?


Riappropriarsi dell’umano

La sessualità è il modo in cui ciascuno vive ed esprime il proprio essere, il corpo, le emozioni e le relazioni. Non riguarda solo l’attrazione o il comportamento sessuale, ma anche il desiderio di vicinanza, il bisogno di affetto, la scoperta di sé e dell’altro. È una parte naturale della crescita, che cambia nel tempo e si intreccia con la cultura, i sentimenti e le esperienze personali. In fondo, è il modo in cui ci mettiamo in relazione con il mondo, con rispetto, consapevolezza e autenticità.

È la strada che tracciamo per conoscerci e inverarci come esseri umani. È un percorso antropologico necessario e fondante per ogni individuo. L’educazione sessuale non svia, devia o toglie innocenza, ma dona consapevolezza e capacità di discernimento, perché ciò che protegge davvero è essere consapevoli di sé stessi e degli altri.


Cammini fecondi

Nella scuola dove insegno dal 2017 aderiamo al progetto “Beata conoscenza” dell’associazione Giobbe, un progetto che nasce da uno spettacolo teatrale che racconta l’HIV e le malattie sessualmente trasmissibili. Oltre la modalità alternativa e molto efficace per i ragazzi, dona a noi docenti un ottimo trampolino di lancio per addentarci nella tematica e sviscerarne tutti gli aspetti.

Personalmente è un item che mi sta molto a cuore e ci tengo sempre a fornire agli studenti una narrazione che sia fuori dai radar mainstream. Mi piace darle il titolo di “Educazione affettivosessorelazionale” dove metto in luce il fatto che quando parliamo di sessualità tutto non si riduce all’atto sessuale, al consumo e soddisfacimento personale, ma è ascolto profondo di sé e dell’altro attraverso tutto il nostro essere. Pazienza e lentezza sono i cardini su cui si poggia questo cammino e la dilatazione della coscienza è l’orizzonte. Una scoperta del desiderio autentico dove guidare le montagne russe emotive e le derive egocentrate tipiche della giovane età.


Semiotica contemporanea

Esiste una lingua antica che va riscoperta, vista e abbracciata, dove il confronto è lo strumento principale e dove noi adulti diventiamo guide affidabili pronte a scardinare tabù e stereotipi.

Se prevarranno il silenzio e la superficialità, le ricadute psicoaffettive saranno gravi: significherà aver negato ai giovani l’accesso alla loro identità più profonda e alla possibilità di vivere relazioni sane e consapevoli. Questo vuoto educativo sarà un terreno fertile per l’incertezza, la disinformazione e la solitudine emotiva. Un’educazione che tace o banalizza lascia spazio alla paura, alla vergogna e al giudizio, alimentando insicurezze e conflitti interiori che possono segnare profondamente la crescita delle nuove generazioni.

 

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