Non solo Italia... viaggio nell'Europa insolita e misteriosa
- Ivano Barbiero
- 3 giorni fa
- Tempo di lettura: 6 min
Provenza, un viaggio sempre più coinvolgente: da Gordes a Aix-en-Provence (terza e ultima parte)
di Ivano Barbiero

Tra colori e silenzi, prosegue l'itinerario in Provenza che nelle puntate precedenti ha fatto tappa, passando da Briançon, Gap e Sisteron, prima a Valensole, Moustiers-Sainte-Marie, alle famose Gole del Verdon (in francese Gorges du Verdon) [1], successivamente a Manosque, a Riez, all'Isle-sur-la-Sorgue [2]. Oggi, Ivano Barbiero ci porta a Gordes (nella foto a destra), in un angolo di Provenza, quello del massiccio del Luberon, dove, scrivono le guide, si respira l'aria più pura d'Europa, per concludere il viaggio in alcuni delle città più caratteristiche e ricche di storia della Provenza: Avignone, Arles e Aix-en-Provence.
Il quarto giorno in Provenza inizia con una delle sue perle: Gordes, borgo arroccato tra i più affascinanti del Luberon. Poco più di 1.600 abitanti, un castello rinascimentale nel cuore del paese e un dedalo di stradine acciottolate che raccontano secoli di storia. Lo Château de Gordes, un imponente castello rinascimentale, ospita mostre d’arte temporanee, ma è l’atmosfera del paese a lasciare il segno: case in pietra chiara, botteghe artigiane, gallerie d’arte e piazzette con fontane che sembrano uscite da un film.

Il martedì mattina va in scena il mercatino provenzale, un tripudio di colori e profumi: lavanda, formaggi, spezie, frutta fresca e saponi artigianali. Negli anni ’50 il borgo affascinò anche artisti come Marc Chagall.
Per una vista iconica, basta salire sulla strada D2 in direzione Fontaine-Basse: il belvedere di Gordes è uno dei punti panoramici più fotografati di tutta la Provenza.

A pochi chilometri, in una valle silenziosa, si trova l’Abbazia di Sénanque (1148), capolavoro romanico cistercense. Linee sobrie, pietra grigia, spiritualità essenziale. Il chiostro, il refettorio, il dormitorio e la sala capitolare raccontano una vita di preghiera e lavoro. Nei mesi estivi, i campi di lavanda che circondano il luogo spirituale regalano uno dei paesaggi più amati della regione.

L’abbazia è tutt’ora abitata da monaci cistercensi che seguono la regola “Ora et labora”, producendo miele e oli essenziali. Una visita moderna grazie a audioguide e tablet che illustrano la vita monastica e gli oggetti del quotidiano medievale. L’abbazia è uno dei "Tre Santi Cistercensi della Provenza", assieme a Silvacane e Le Thoronet. È un luogo di pellegrinaggio e di ritiro spirituale. Simboleggia l’ideale medievale di una vita di preghiera, lavoro e armonia con la natura. Ha subito abbandoni e restauri nel tempo (soprattutto dopo la Rivoluzione Francese), ma è stata sempre restaurata con attenzione.

Roussillon - Il canyon d’ocra e il borgo dipinto
A una ventina di minuti da Gordes si arriva a Roussillon, uno dei villaggi più sorprendenti della Provenza, immerso in un paesaggio dalle mille sfumature d’ocra. Le case sembrano dipinte col pennello: rosso, arancio, giallo, rosa. È la terra a dare il colore, grazie alla presenza naturale del pigmento.
L’attrazione principale è il Sentier des Ocres, percorso immerso in un paesaggio quasi lunare, tra ex cave e canyon colorati. Due itinerari a scelta (30 o 50 minuti), tra falesie e pinnacoli che ricordano un Grand Canyon in miniatura.

Il borgo è una delizia: vicoli pittoreschi, botteghe artigiane e gallerie. Da non perdere il Conservatoire des Ocres et de la Couleur, museo ospitato in un’ex fabbrica che racconta la storia di questo materiale unico. In cima, un belvedere offre un panorama mozzafiato sul Luberon.
Curiosità: nel cuore del villaggio si trova anche una meridiana monumentale, poco nota ma ingegnosa, testimonianza di quando il tempo si misurava con l’ombra e non con l’orologio ed è anche un’ottima occasione per confrontarla con quella del tuo orologio.
Cavaillon - Archeologia, fede e meloni DOC
A mezz’ora da Roussillon, Cavaillon è una città viva e ricca di storia. Antica Cabellio in epoca romana, fu parte del Comtat Venaissin, enclave papale fino alla Rivoluzione.
Tra le tappe principali: l’Arco di Marius (I secolo), raro tetrapilo romano; la Cattedrale di Saint Véran con chiostro annesso; e una delle sinagoghe più antiche di Francia, oggi con annesso un piccolo museo ebraico.
Il simbolo gastronomico? Il melone di Cavaillon, piccolo, profumato, dalla polpa arancio intenso. A lui è dedicata una vera “Feria du Melon”, che si tiene ogni anno prima del 14 luglio: parate, degustazioni, musica e celebrazioni a tema.
Avignone, tra papi e danze sul ponte
Siamo al quinto giorno. Poco meno di 40 km separano Cavaillon da Avignone, antica capitale della cristianità tra il 1309 e il 1377. Il Palazzo dei Papi, tra i più grandi edifici gotici d’Europa, è il cuore della visita: 25 sale, giardini restaurati, affreschi e atmosfere da corte papale.

Accanto si erge la Cattedrale di Notre-Dame-des-Doms, dove si trova il sepolcro di papa Giovanni XXII. Il centro storico è ancora circondato da una cinta muraria medievale lunga oltre 4 km, con 39 torri e 7 porte. Le porte si chiudevano al tramonto, segnalate da campane o tamburi: era il tempo in cui la città viveva secondo i ritmi del sole. La chiusura, oltre a proteggere la città da incursioni, saccheggi o briganti, serviva anche per monitorare l’ingresso di persone e merci, utile anche per motivi fiscali o sanitari. C’erano inoltre i motivi religiosi: molte città papali o ecclesiastiche applicavano rigide regole notturne, con coprifuoco spirituale e civile. Chi arrivava dopo la chiusura, doveva dormire fuori le mura (nelle osterie suburbane o nelle “porte basse” se ancora aperte). In alcuni casi, poteva pagare un dazio o una “tassa straordinaria” per essere ammesso oltre l’orario.

Avignone è anche la città delle confraternite dei Penitenti, attive dal XIII secolo. La cittadina era particolarmente variopinta perché comprendeva i Penitenti grigi, blu, bianchi, neri, viola e rossi (ma altre confraternite esistevano in altre città come Aigues-Mortes). Ogni confraternita possedeva una cappella e sebbene la Rivoluzione francese avesse seriamente compromesso le attività delle congregazioni, molte di esse riuscirono a sopravvivere. In città si possono ancora visitare la Chapelle des Pénitent Gris e la Chapelle des Pénitents noir (dove sulla rigogliosa facciata si nota la testa di San Giovanni Battista, ricordando in questo modo che la confraternita aveva come emblema la Decollazione).
Tra i musei spicca il Petit Palais, dove si conserva una celebre "Vergine con il Bambino" di Botticelli (altre versioni devozionali simili sono presenti in Firenze, Pitti, Accademia, Uffizi, e a Milano all’Ambrosiana). E poi, ovviamente, il Pont Saint-Bénézet, reso immortale dalla canzone “Sur le pont d’Avignon”. Delle 22 arcate originarie, oggi ne restano solo quattro, ma la leggenda di San Bénézet e la cappella di San Nicola rendono il ponte un simbolo della città. Su uno dei piloni del ponte si trova la cappella dedicata a St-Nicolas che comprende due santuari sovrapposti, uno in stile romanico dedicato a San Nicola, patrono dei battellieri, l’altro dalle forme gotiche eretto in onore di San Benedetto. Quest’ultimo santuario è ornato da un presepe su cui si possono vedere i Penitenti (in nero, bianco e grigio).
Arles - L’arte romana e la luce di Van Gogh
A 40 km da Avignone, Arles è un libro aperto sulla storia romana e l’arte. Il suo anfiteatro (I sec. d.C.) è ancora oggi utilizzato per spettacoli. Accanto, il teatro romano e i criptoportici testimoniano la grandezza di Arelate (il nome latino della città), definita anche la piccola Roma delle Gallie.
Imperdibili la chiesa e il chiostro di Saint-Trophime, gioiello del romanico provenzale; il complesso è celebre per i suoi splendidi capitelli scolpiti. L’Alyscamps, è l’antica necropoli romana medievale immortalata da Van Gogh. Ma è proprio l’itinerario Van Gogh il percorso più seguito dai turisti.


L’artista olandese realizzò qui oltre 200 opere tra il 1888 e il 1889. Il percorso a lui dedicato tocca i luoghi che lo ispirarono, tra cui il celebre Café Van Gogh (ora chiuso, ma sempre fotografato) e il ponte di Langlois (foto in alto), a pochi chilometri dal centro. La Fondazione a lui dedicata espone opere ispirate a lui da grandi nomi contemporanei come Bacon, Botero e Lacroix.
Il sabato, da non perdere il mercato sul Rodano: prodotti locali e atmosfera autentica.


Aix-en-Provence - Tra Cézanne, fontane e calissons
Ultima tappa: Aix-en-Provence, elegante capitale storica della Provenza. Circa 145.000 abitanti, una miriade di fontane, dolci famosi come i calissons (melone candito, pasta di mandorla e zucchero) e un legame profondo con Paul Cézanne.


Il cuore della città è il Cours Mirabeau, viale alberato tra caffè storici e palazzi nobiliari. Da vedere la Fontaine de la Rotonde, quella dei Quattro Delfini e la suggestiva fontana dell’acqua calda che sgorga a 34° sin dai tempi dei Romani.
Il mitico Café des Deux Garçons, frequentato da Cézanne, Zola, Picasso e persino Hugh Grant, è oggi chiuso per incendio, ma resta un’icona.
Il Percorso Cézanne, promosso dall’Ufficio del Turismo, conduce tra atelier, paesaggi e angoli che hanno ispirato il maestro dell’Impressionismo.

Sosta finale: Serre Ponçon, tra montagne e kitesurf
Sulla via del ritorno, se c’è tempo, vale la pena una sosta sul lago di Serre Ponçon, bacino artificiale tra i più grandi d’Europa. Vicino a Embrun, è il paradiso del kitesurf, grazie ai venti termici del pomeriggio. Anche solo osservare gli aquiloni colorati danzare tra le onde è un modo perfetto per salutare e ricordare la Provenza.
Note
Comments