Nel reality show di The Donald "sora" Giorgia trattata benissimo
- Giancarlo Rapetti
- 17 apr
- Tempo di lettura: 2 min
di Giancarlo Rapetti

Il viaggio della Presidente del Consiglio italiana a Washington ha suscitato una miriade di commenti, e già questo per Giorgia Meloni è un successo. L’importanza dell’evento è sottolineata anche dal fatto che i commenti sono variegati e le valutazioni sui risultati del viaggio sono le più disparate. La prima cosa che colpisce, vedendo i video dell’evento, è che Trump e i suoi strateghi della comunicazione hanno trasformato lo Studio Ovale nel set di un reality show. Non un incontro tra statisti, ma uno spettacolo con un conduttore, The Donald, e un ospite di turno. Lo stesso schieramento di personaggi dell’Amministrazione, la stessa selva di microfoni e siepe di giornalisti che abbiamo visto con Zelensky. Diverso il trattamento riservato. E ci possiamo porre la prima domanda: essere trattati bene da Trump è un buon segno? Dipende dai punti di vista. Macron aveva cercato, con buona educazione, di tenere testa a Trump, e il Presidente USA non l’aveva aggredito, pur senza manifestare amicizia o simpatia. Il Presidente dell’Ucraina voleva sostenere le proprie ragioni ed è stato aggredito, con il ruolo essenziale del Vice Presidente J.D. Vance, un giovanotto che non si preoccupa delle buone maniere.
Meloni è stata trattata benissimo. Per il rispetto del ruolo? Perché si dà per scontato che sia amica di Trump “a prescindere”? Perché rappresentava in qualche modo l’Europa? Oppure perché è tutto tranne che europeista? “Ai posteri l’ardua sentenza”. Per ora, molto più modestamente, si può osservare che non c’è un tratto delle politiche di Giorgia Meloni che non sia caratterizzato dalla ambiguità, dalla possibile doppia interpretazione, dall’equilibrio, detto in positivo, o dall’equilibrismo, detto in negativo. Uno straordinario talento di animale politico, che caratterizza il suo successo e la sua presenza sulla scena. Solo su di un punto è chiara e trasparente come il mare nero della Canzone del Sole di Lucio Battisti: quando si tratta della “madre di tutte le riforme”, il premierato, il suo dichiarato obiettivo strategico. Talmente evidente che quasi nessuno se ne accorge: come la lettera nascosta in bella vista nel racconto La lettera rubata di Edgar Allan Poe.













































Commenti