Mafia, sbarco Usa '43 e mariuoli ucraini, qualcosa non quadra
- Menandro
- 1 giorno fa
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Aggiornamento: 16 ore fa
A proposito dei commenti del ministro Crosetto
di Menandro

Capisco le preoccupazioni di Salvini, ma io non giudico un Paese per due corrotti, così come gli americani e gli inglesi che sono sbarcati in Sicilia, non hanno giudicato l'Italia per la presenza della mafia, ma sono venuti ad aiutare gli altri italiani, quelli onesti. Crosetto dixit.
Comprendiamo il ministro della Difesa Guido Crosetto e il suo sincero desiderio di aiutare gli ucraini, da tre anni e mezzo in guerra contro la Russia. Ma rimane un po' meno convincente il riferimento ai due mariuoli di Kiev con il parallelismo promosso sulla trasparenza degli americani che, nel corso della II guerra mondiale, sbarcarono in Sicilia il 10 luglio del 1943, nome in codice operazione Husky. Partiamo da quest'ultimo evento.
Sull'argomento mafia, per definizione, è necessario andarci sempre molto cauti, anche per fatti più o meno recenti della nostra storia. Del passato, è doveroso sottolineare, invece, che gli americani non potevano certo giudicare l'Italia dalla mafia, ma sarebbe opportuno ricordare che con le famiglie mafiose della costa orientale gli stessi vi avevano allacciato già strette e proficue collaborazioni. Lo sbarco, infatti, fu preceduto da una serie di contatti e accordi con gli italo-americani di New York, con le famiglie mafiose, nello specifico con quelle che controllavano le banchine del porto a sud di Manhattan, attraverso il "sindacato" degli scaricatori di porto.
In proposito, al ministro Crosetto dovrebbe leggere il libro "Fronte del porto" (on the Waterfront). Se non l'avesse neppure sfogliato, gli consigliamo la trasposizione cinematografica (1954) diretta da Elia Kazan, regista che si doveva far perdonare le spiate alla commissione anticomunista del senatore McCarthy, costate il posto a tanti attori, sceneggiatori e colleghi. Il film è interpretato da un fantastico Marlon Brando e da un'intensa Eva Marie Saint, che ritroveremo anni dopo ancora nel ruolo di protagonista in Exodus (1960), con Paul Newman e Lee J. Cobb, lo stesso che recita la parte del cattivo nella trama di Fronte del porto.
Fu così, dall'entrata in guerra degli Usa dopo Pearl Harbour e la dichiarazione di guerra alla Germania nazista, che i servizi segreti della marina americana contrassero una "polizza assicurativa" per garantirsi la "protezione" nel porto di New York. Non a caso. Era il seguito "mercantile", secondo il metodo abituale delle intimidazioni, di un attentato a una nave unita alla ventilata ipotesi di sabotaggi di agenti nemici e al rischio di scioperi e boicottaggi nelle operazioni di carico e scarico. Di qui, la visita nelle patrie galere al dominus delle famiglie mafiose: Lucky Luciano.
Figuro in cella da anni per sfruttamento della prostituzione, ma noto mandante di più stragi e regolamenti di contro tra mafiosi, siciliano di Lercara Friddi, provincia di Palermo, Luciano non aspettava altro che mettersi al servizio delle forze armate americane, contando sulle sue amicizie in Sicilia. Scaltro, furbo, stufo di marcire in galera, aveva colto al volo l'opportunità di raccogliere con i suoi servigi il passaporto per la libertà, che gli sarebbe stata resa nel febbraio del 1946 con l'imbarco a New York su una nave destinazione Napoli.
Tutto qui? Non del tutto. Anche se anni fa lo storico Salvatore Lupo ha messo in discussione il peso del coinvolgimento di Lucky Luciano e della mafia nell'operazione Husk con il suo libro Il mito del grande complotto. Gli Americani e lo sbarco in Sicilia del 1943, non si è affatto offuscata la convinzione che l'influenza dei padrini mafiosi sia stata importante per facilitare lo sbarco. Lo comprova la promozione ai vertici delle amministrazioni comunali di personaggio di rango nello status mafioso, favorita dal governo alleato dei territori liberati diretto dal colonnello americano Charles Poletti. Nomi perfettamente noti ai casellari giudiziali, a cominciare da Calogero Vizzini, nominato sindaco di Villalba, e Giuseppe Genco Russo sindaco di Mussomeli, per finire al pluriomicida Vito Genovese, braccio destro di Luciano ed interprete ufficiale di Poletti, che secondo alcuni storici avrebbe "sensibilizzato" la scelta dei sindaci tra gli uomini di onore.
In ultimo, passiamo al passaggio di Crosetto sui due corrotti, ministri del governo Zelensky. Anche in questo caso, occorrerebbe essere prudenti. Tanti anni fa, a Milano, fu arrestato in flagranza di reato per tangenti l'amministratore del Pio Albergo Trivulzio, noto come la Baggina. Ai più, il suo nome non diceva nulla. O quasi. Apparteneva al milieu degli affari del partito socialista italiano e l'allora segretario, presidente del consiglio negli anni Ottanta, uomo estremamente intelligente, ma un po' meno rigoroso nella pratica morale della politica, liquidò in televisione l'accaduto, apostrofando il reo non ancora confesso con l'epiteto "mariuolo".
Da quel "mariuolo" prese corpo Mani Pulite e fu il principio della fine della cosiddetta Prima Repubblica.













































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