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"Le Giunte rosse" del triangolo industriale: tra memoria e presente


di Angelo Pichierri


Lunedì, 19 giugno, il Polo del '900, in via del Carmine 14, ospiterà un convegno dedicato all'esperienza delle "Giunte rosse" della seconda metà degli anni Settanta nelle città del triangolo industriale Genova-Milano-Torino. L'iniziativa della Fondazione Gramsci in collaborazione con la Porta di Vetro, prende spunto dalla pubblicazione del libro di Giorgio Bigatti "Giunte Rosse Genova Milano Torino 1975-1990" edito da Mimesis. Presentiamo la sintesi di uno degli autori dell'opera, il sociologo Angelo Pichierri.




Il “triangolo industriale” (Milano-Torino-Genova) e l’area che esso delimita (il Nord Ovest) sono stati la sede principale e il motore dell’industrializzazione italiana a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Il processo di industrializzazione di quest’area raggiunge il suo culmine nel ventennio successivo alla seconda guerra mondiale. Negli anni sessanta l’occupazione è prevalentemente industriale, le città citate sono industriali: si può parlare non solo di economia ma di società (locale) industriale. Gli anni Settanta e Ottanta sono attraversati – con variazioni di qualche anno per settore e per territorio – da un processo di deindustrializzazione non sempre percepito, e diversamente interpretato. Nonostante la «ipertrofia del sistema economico» la politica, e in particolare i governi locali, contribuiscono in maniera significativa alla strutturazione delle società locali. [...]

I primi anni Novanta costituiscono un turning point: la deindustrializzazione non è più ignorabile; importanti riforme istituzionali (in particolare l’elezione diretta del sindaco) cambiano il modo di governo e le politiche urbane; le politiche europee (soprattutto quelle legate all’uso dei fondi strutturali) esercitano almeno in alcuni territori un’influenza significativa; a livello locale il government diventa governance, con l’ingresso di nuovi attori (tra cui spiccano le fondazioni di origine bancaria) e nuove modalità di interazione tra i vecchi. Questi processi si verificano in presenza di una progressiva dis-integrazione del “vecchio” Nord Ovest, sempre meno utilizzabile come unità d’indagine significativa. [...]

L’assetto presente di quello che fu il triangolo eredita dal passato la scarsa integrazione tra le tre città, in presenza però di complementarità potenziali che potrebbero rendere realistica l’idea di un «triangolo post-industriale». Una prospettiva che richiede capacità di analisi ma anche capacità di azione politica; che evitino, tra l’altro, vecchi errori come quello di pensare che l’integrazione possa derivare meccanicamente dalle pur necessarie infrastrutture fisiche (ad esempio l’Alta velocità ferroviaria). L’attore pubblico ha in materia un ruolo ancora insostituibile: ce l’ha ad esempio, o dovrebbe averlo, sul terreno delle public utilities.

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