La tragedia dei Rohingya, dimenticati e perseguitati
- La Porta di Vetro
- 15 lug
- Tempo di lettura: 2 min
La denuncia dell'Osservatore Romano

Sono circa un milione e mezzo i rifugiati e i richiedenti asilo dal Myanmar, l'antica Birmania, sottoposta da alcuni anni a uno spietato regime militare. Secondo una recente relazione di UNHCR, l'Agenzia dell'Onu per i rifugiati, la situazione è in rapido deterioramento. In particolare, si è aggravato il rischio per la comunità musulmana dei Rohingya dello Stato di Rakhine (nella foto a destra @wikipedia), che trovano rifugio e protezione principalmente in Bangladesh, in Malesia e India. I rohingya, considerati dall’Onu tra le minoranze etniche più perseguitate del pianeta, sono vittime di omicidi di massa, stupro, tortura e distruzione sistematica delle case e dei luoghi di culto da parte dei militari del Myanmar. Altri rifugiati e richiedenti asilo provenienti dallo stesso stato, come aggiorna costantemente l'UNHCR, si trovano anche in Thailandia, Malesia e India.
L'attenzione sul popolo Rohingya perseguitato con estrema ferocia dal regime militare, è stata riportata all'attenzione dell'opinione pubblica internazionale lo scorso maggio dalla notizia di due tragedie del mare avvenute al largo delle coste del Myanmar con un bilancio di almeno 427 vittime su oltre 500 persone che avevano deciso di abbandonare i campi profughi di Cox's Bazar, in Bangladesh e lo Stato di Rakhine. A spingere verso il rischio letale è come sempre la disperazione. Con riferimento al duplice naufragio, Hai Kyung Jun, direttore dell'Ufficio regionale dell'UNHCR, ha descritto la situazione umanitaria, esacerbata dai tagli ai finanziamenti, al limite del collasso per la sopravvivenza dei Rohingya.
I riflettori su questo popolo perennemente oltraggiato sono stati nuovamente accesi oggi, 16 luglio, dell'edizione dell'Osservatore Romano che in un articolo pubblicato in prima pagina a firma di Francesco Citterich, richiama il mondo alle sue responsabilità per un'altra tragedia dimenticate. "Le violenze contro i rohingya - scrive il quotidiano della Santa Sede - un popolo dimenticato che nessuno vuole, divenuto in poco tempo il più grande gruppo etnico apolide, si inseriscono in un quadro ampio di violazioni e discriminazione subite da decenni, in cui la minoranza musulmana si è vista privata delle prerogative sociali, politiche ed economiche, con conseguenti inosservanze gravi dei diritti fondamentali. Non solo i rohingya non ricevono alcuna forma di tutela delle autorità statali del Myanmar, anzi è il governo stesso del Paese del sudest asiatico a non riconoscerli come popolo, forzandoli a sopportare dure repressioni e costringendoli alla fuga. Una triste e lunga storia di persecuzione e sofferenza.
L'Osservatore Romano aggiunge che "l’agenzia per i rifugiati ha affermato che fino a 150.000 rohingya sono arrivati nei campi profughi bengalesi di Cox’s Bazar dall’anno scorso". Si tratta di campi di alcune decine di chilometri quadrati diventati "i luoghi più densamente popolati al mondo". In altri termini, un autentico inferno.













































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