La Pace e il "Doppio decalogo balcanico in caso di guerra"
- Marco Travaglini
- 5 ott
- Tempo di lettura: 7 min
di Marco Travaglini

In questi tempi tra guerre reali e ibride, massacri quotidiani e ipotetici progetti di pace fa un certo effetto risentire una vecchia canzone che rievoca ciò che accadde nel cuore dell’Europa trent’anni fa. Come mi accadde la prima volta "Nessuno fece nulla" provoca disagio, dolore, persino una nausea che, nel tempo, si stemperava fino a diventare qualcosa di meno fisico, di più consapevole, quasi una presa di coscienza maturata a poco a poco.
“Nessuno fece nulla” è un recitativo eseguito in concerto dalla voce straordinariamente inquietante di Giovanni Lindo Ferretti. Mi pare fosse stato inserito solamente nel 2001 tra i brani del secondo album d'addio dei CSI, pubblicato dopo lo scioglimento del gruppo. I CSI per il disco avevano preso in prestito come ultimo ammonimento il titolo di una canzone di Guccini, Noi non ci saremo. Il testo, a dire il vero, era già comparso sul libretto che si trovava nella custodia dell’album Linea Gotica e anche nella raccolta Materiale Resistente. Si tratta di un lunghissimo e straziante atto d’accusa tratto dal diario di guerra di un ex-jugoslavo (così come lo definì Ferretti, commentandolo in concerto). L’ex-jugoslavo, più esattamente, era un bosniaco: il poeta e regista del LiK Teatar, Nedzad Maksumic.
Questo mostarino poco più che sessantenne visse a lungo come profugo in Italia, e tornato a Mostar nel 1997 lo scrisse durante gli anni della tragica esplosione di follia che incendiò la terra balcanica. Si tratta di una sorta di consigli (indicazioni stradali sparse per terra), un doppio decalogo utile per la sopravvivenza, per resistere alla morte e al pericolo, per restare vigili di fronte all’orrore e non farsi ingoiare, masticare e sputare dall’orco della violenza. Sono un pugno allo stomaco, fanno male, ma scuotono dentro e – per chi saprà ascoltarle – aiutano a tenere aperti gli occhi sulle cose del mondo. Soprattutto quelle brutte e violente.

“...Era un anno fertile per il grano come mai in passato.. era tutto in abbondanza... Quelli che erano malati cronici e che tanto desideravano la morte, consegnarono finalmente con un sorriso l’anima a Dio. Nei giorni dei grandi temporali il cielo era rosso. La pioggia portava con se la polvere dei deserti d'oltremare. I vecchi dissero: ci sarà la guerra! Nessuno prestò credito alle loro parole. E nessuno fece nulla. Giacché, cosa si poteva fare contro la profezia! Solo cantammo, per intere giornate, fino a restare senza voce, per poter consumare tutte le vecchie canzoni, perché non ne restasse nessuna che venisse sporcata dal tempo. 1) Quando intravedono il primo cadavere per la strada, le persone voltano la appena pensi non appartieni più a loro. Non tacere, perché non possano pensare che pensi a qualcosa. Parla, così, giusto per parlare. testa, vomitano e perdono i sensi. Senti il tremore per primo nelle ginocchia, poi ti manca l'aria, ti gira la testa. Sono di aiuto in questi casi l'acqua fredda, leggeri schiaffi. Se Io svenuto non rinviene, sdraialo sulla schiena e sollevagli le gambe in aria. Se Il cadavere di quel giorno era un suo parente o comunque un vicino, non permettergli di avvicinarsi e di guardarlo. Le ferite causate dalle granate sono in genere causa di un nuovo svenimento. E non si ha tanto tempo a disposizione. E raccomandabile piangere, Fa bene al cuore. Ha neppure per questo c'è tanto tempo a disposizione. 2) Se la città è in stato d'assedio, occorre mandare i più coraggiosi a tentare dì portare i sacchi di plastica opachi per i cadaveri. Se questi non tornano, bisogna avvolgere i morti In lenzuoli bianchi. Non è raccomandabile seppellirli senza. Ciò fa diffondere il panico e la paura della morte diventa facilmente la paura di finire sepolti allo stesso modo. 3) La sepoltura si svolge di notte, per motivi di sicurezza. Perciò, prima della sepoltura, bisogna accertarsi per bene dell'identità del defunto. Nel caso di corpi dilaniati, bisogna stabilire con precisione i pezzi che appartengono a ciascun corpo. Se si verificano ugualmente degli errori, è meglio evitare di ammetterlo successivamente. Tanto per i morti è Io stesso. Se vicino alla persona che è stata sepolta, sul posto dell'uccisione, si trovano parti di corpo, e si è però già provveduto alla sepoltura, non bisogna gettare i resti nella spazzatura, poiché lì in genere si radunano i cani affamati. La cosa migliore, se si ha tempo e voglia, è di raccogliere in un sacchetto tutto quel che è rimasto e di seppellirlo in superficie vicino alla tomba. Bisogna stare attenti che non se ne accorgano- i familiari, perché loro concepiscono il cadavere come un tutt'uno e tale frammentazione rappresenterebbe per loro una ulteriore dolorosa frustrazione. 4) In guerra nessuno è matto. O almeno ciò non si può asserire nei confronti di nessuno. Molti di quelli che erano matti prima della guerra, in guerra si mettono in mostra molto bene. Come combattenti coraggiosi, convinti delle idee dei loro capi. 5) In guerra nessuno è intelligente. Non devi credere alla verità di nessuno. Le lunghe disquisizioni sull'insensatezza della guerra del professore di una volta, in un batter d'occhio si trasformano in un selvaggio grido di guerra, appena egli viene a conoscenza del Fatto che il suo bambino gli è morto per la strada. 6) Non ricordarti di nulla. Prova a dormire senza sonno. Devi ornarti di amuleti e abbi fede nel fatto che ti aiuteranno. Abbi fede in qualsiasi segno. Ascolta attentamente il tuo ventre. Agisci secondo le tue sensazioni. Se pensi che non bisogna camminare per quella strada, allora vai per un'altra. 7) Non avere paura di niente . la paura genera nuova paura. Ti blocca. Devi credere Fermamente di essere stato prescelto a restare vivo. 8) Non lasciare lavori compiuti a metà. Devi essere pulito. Non fare nuove amicizie. Già con quelle vecchie avrai abbastanza preoccupazioni. 9) Proteggi i ricordi, le fotografie, le prove scritte del fatto che sei esistito. Se tutto brucia, se perdi tutto, se ti prendono tutto... dovrai dimostrare anche a te stesso che una volta eri. Ammassa tutto nei sacchi di plastica, seppellisci nella terra, mura nelle pareti, nascondi, e solo ai tuoi più cari svela la mappa per raggiungere il tesoro. 10) Non ti legare alle cose, alla terra, ai muri;, alle case, al gioielli, alle automobili, agli oggetti d'arte, alle biblioteche... Trasforma in denaro tutto ciò che ha ancora un prezzo. E tuttavia, non legarti in alcun modo al denaro; Appena puoi, scambialo con la tua libertà. 11) Adoperati per il bene delle persone. Sempre. lì più delle volte non lo meritano, ma tu fallo ugualmente. Non aspettarti alcuna riconoscenza. Non chiedere per chi fai il bene. Non legarti alle tue azioni. 12) Non dire ciò che pensi. Non essere così stupido a tal punto. Perché appena pensi non appartieni più a loro. Non tacere, perché non possano pensare che pensi a qualcosa. Parla, così, giusto per parlare. 13) Se ti imbatti nel pericolo non essere coraggioso, anche spinto dalla disperazione. Tenta di sopravvivere. rai tutto quanto è nelle tue possibilità. Soltanto devi stare attento a non mettere altri in pericolo con i tuoi tentativi. Finché non sei morto sei vivo. Sembra comprensibile. Non togliertelo mai dalla testa. Se devi sacrificarti, fallo per le persone cui vuoi bene, non Farlo mai, in nessun modo, per delle idee. Il tuo sacrificio verrà giudicato dagli altri sempre in maniera scorretta, a seconda della loro coscienza e della loro prospettiva. Le idee passeranno, si rovineranno, diventeranno comiche. Se resti vivo, vedrai quanto sarà difficile continuare a credere in loro. 14) Non supplicare per nessun motivo. Non supplicare nessuno. Neanche se c'è di mezzo la vita. E' una questione di buon gusto. Pensa solo cosa vuol dire vivere sullo stesso pianeta con una persona che ti ha risparmiato la vita. 15) Non devi metterti a capo dl nessuno. Per nessuna ragione. Quando ti volti a cercare aiuto, dietro a te non ci sarà nessuno. Non Fare affidamento su nessuno, ma non sottrarti al fatto che quelli che ami Fanno affidamento su di te. Questo è salutare anche per te. Devi sapere: perché? Gli obiettivi non devono essere grandi, in nessuno modo di carattere generale. Conoscevo una persona che per tutto il tempo ha desiderato di bere una birra. E' vero: non ci è riuscito, ma era splendido vivere desiderandolo. 16) Non devi stupirti di nulla. Di ogni possibile prodigio. Non devi farti deprimere da nessuna cosa. Anche prima erano tutti fatti così, solo che le condizioni erano diverse da quelle di adesso. Questa è la prima occasione per mettersi alla prova. Così tanti sono delusi da se stessi che in confronto la tua delusione è un nonnulla. Se qualcuno ti tradisce una volta, non lasciargli la possibilità di farlo un'altra volta. 17) Cerca di essere sempre prudente. Se hai bisogno di una buca in cui ripararti, scavatela da solo. Se qualcun altro lo fa per te, la buca potrebbe rivelarsi troppo piccola. 18) Non hai il diritto di adirarti con nessuno. E tuttavia, non devi dimenticare nulla. Quando tutto è finito, decidi di cosa non vuoi più ricordarti. Se tutto è passato. Non dimenticare gli esami che alcuni non hanno superato. 19) E però, non Fondarti su questo. Non aspettare l'occasione per poterti rivalere. La vendetta ti deve essere estranea. Una questione che appartiene ad altri. Se sopravvivi, vivi per te e per quelli che sono sopravvissuti insieme a te. 20) E ancora, non credere mai di essere il signore della Verità. Nessuno lo è. A te è sembrata in questo modo. A un altro è sembrata diversamente. Mantieni per te il pezzetto della tua verità. Servirà soltanto a te. Rinuncia al diritto di scrivere la storia dell'assedio. Non contrapporti ai nomi di quei morti che sono stati scelti come eroi. Non sperare di riuscire a mettere a posto qualcosa, neanche una ingiustizia rimasta in sospeso. In quel momento, quando hai intravisto il primo cadavere sulla strada, la storia dei dopoguerra era già stata scritta. Poi ci metteranno solo I nomi delle persone, delle città, delle montagne, i baluardi che si sono gloriosamente difesi e i baluardi che sono gloriosamente caduti. Non c'è posto qui per la tua verità. Ora che sai tutto questo, prova a proteggere te stesso e Forse a salvarti la testa. Se non ti riesce, almeno non ti annoierai…”.
Un testo che può aiutare a comprendere, almeno parzialmente, cosa sia stata la follia del conflitto nella ex Jugoslavia, predisponendo l’animo a scrutare oltre l’apparenza con la voglia di capire, di scavare sotto la scorza della quotidianità dell’oggi, ormai immersa in un lungo, pluridecennale dopoguerra che ha solo nascosto le vecchie ferite, senza rimuoverle. In quelle terre, troppo spesso, si è cercato di fare come chi – in modo frettoloso - nasconde la polvere sotto il tappeto, pur sapendo che prima o poi questa salterà fuori. Eppure quella storia è incancellabile ed è storia anche nostra, accaduta nel cuore di quell’Europa che non è poi distante dal nostro Bel Paese. Le realtà della ex Jugoslavia non hanno ancora trovato una piena stabilità e un accettato equilibrio dopo la sanguinosa guerra degli anni Novanta. È una vicenda che ha radici ben più lontane se un tempo non lontano Winston Churchill commentava in questo modo la natura di quelle terre: “Gli spazi balcanici contengono più storia di quanta ne possano consumare”.













































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