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La guerra in Ucraina: un monito per noi Europei

Aggiornamento: 25 giu 2023

di Mercedes Bresso

In queste drammatiche ore per l’Ucraina, i suoi cittadini e per tutti gli europei, tante persone si chiedono e ci chiedono: ma che cosa fa l’Europa? E può fare qualcosa? Mi trema il cuore a dover rispondere che l’Unione Europea può fare molto poco. Perché è noto e l’ho ricordato più volte negli articoli per la Porta di Vetro: l’Europa non ha poteri in materia di politica estera e di difesa dacché i paesi membri non le hanno mai ceduto competenze in questi campi. Certo esiste una diplomazia europea e un Alto Rappresentante per la politica estera ed esiste anche una Unione per la difesa, che ha faticosamente avviato una serie di finanziamenti a progetti comuni fra gli Stati aderenti che però per ora consistono in ricerca comune e sviluppi di attività industriali ad alta tecnologia. Esiste persino un progetto per l’adeguamento delle strade e dei ponti per il passaggio dei mezzi militari.

Si paga l’assenza di una politica di difesa comune

Mancano invece un esercito comune e una comune difesa, ma soprattutto non c’è una direzione politica dell’Unione che ne faccia uno Stato Federale capace di rappresentanza unitaria e in grado di essere un vero pericolo per la Russia. Cosa che Putin non ha mancato di ricordarci. La nostra difesa è tutta fondata sulla partecipazione alla Nato e l’ingresso nella Nato è stata la ragione principale che ha spinto i paesi della ex Unione Sovietica a entrare nell’UE, obiettivo da sempre anche dell’Ucraina. Paradossalmente l’affermazione del presidente americano Biden, secondo cui ogni centimetro del suolo dei paesi dell’Alleanza Atlantica sarà difeso, ha confermato a tutti gli europei che l’Unione non potrebbe e non saprebbe difenderli. Stupisce che nessuno dei nostri capi di Stato e di Governo abbia avuto il coraggio politico di dirlo, di ammettere che la costruzione europea ha bisogno di una svolta radicale, rapida e coraggiosa. Neppure Macron, che attualmente ha la presidenza di turno dell’Unione e che la sera della vittoria alle elezioni presidenziali aveva fatto uno storico discorso sulla necessità di cedere sovranità alla “notre Europe”, ha avuto il coraggio di ammettere che Putin ci ha ricordato con arroganza che non gli facciamo nessuna paura, che l’Europa non esiste. Rompiamo gli indugi: diamo un futuro globale al Vecchio Continente

E allora? Che cosa possiamo fare? A breve, usare la nostra enorme forza economica, decidendo sanzioni economiche molto dure, che faranno soffrire la Russia, ma preparandoci anche ai sacrifici che ciò comporterà per i nostri cittadini, per le nostre economie e soprattutto per i nostri fabbisogni energetici. Ma a tempi appena poco più lunghi, il tema di prendere in mano la nostra sicurezza militare, la nostra indipendenza energetica, la nostra autonomia strategica in molti settori produttivi, dovrà essere affrontato: e non c’è alcun dubbio che la sola risposta possibile sarebbe una iniziativa decisa di un gruppo di paesi per avviare una modifica dei trattati, con chi ci sta, per costruire l’Europa politica, con un vero governo europeo, un ministro degli esteri e uno della difesa, una rappresentanza comune negli organismi internazionali, un esercito europeo. Il momento giusto è adesso, sarebbe una risposta fortissima a chi pensa che l’Unione sia imbelle e occupata in continue dispute su piccole questioni regolamentari. È in corso una grande Conferenza sul futuro dell’Europa: forse questa è la migliore tribuna e il momento giusto per dire con forza che questo futuro ci sarà e che sarà di unione, di forza, di saggezza.


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