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L'opinione dell'esperto: Ucraina, ritrovarsi in guerra e non essersene accorti

Aggiornamento: 25 gen 2023

di Michele Corrado

Le operazioni in Ucraina si stanno evolvendo in un periodo di “stasi operativa”, dovuta principalmente alla stagione invernale, dove ci si organizza per essere pronti a fare risultato con l’arrivo della primavera. Un tempo era normale guerreggiare solo in estate poi, con l’avanzare della tecnologia, si è inventata la parola “ognitempo”, in particolare per le forze aeree, che vuole contrastare l’avvicendarsi delle stagioni ed operare come se si fosse sempre nel bel mezzo di una estate mediterranea.


In attesa della primavera

Nella realtà, si sono fatti notevoli passi avanti nella condotta delle operazioni in qualsiasi condizione meteo, ma resta il fatto che i risultati spesso non rispecchiano le aspettative. Per tali ragioni, durante questo primo inverno di guerra, sostenuti dall'Occidente, gli ucraini cercano di organizzarsi al meglio per la ripresa delle ostilità contro i russi nella prossima primavera.

Attualmente sono alle prese con l’approntamento delle Forze Corazzate che rappresentano la parte imprescindibile di ogni Esercito con ambizioni offensive (in particolare sul territorio dell'Ucraina, ideale per l’impiego di tank. Ma Kiev non possiede quei mezzi e dunque li chiede all'Occidente che li ha inventati, costruiti ed impiegati con successo.

È bene sottolineare che a produrre carri da battaglia sono pochi paesi (Inghilterra, Germania, Francia, USA, Italia); al di fuori di questo ristretto gruppo rimangono soltanto Russia e Israele. Vi sono poi linee produttive anche in altre nazioni che cercano di replicare i prodotti tedeschi ed americani, in particolare, ma la qualità è oggettivamente inadeguata, nettamente inferiore.


La scelta del 24 febbraio 2022

Ora, dopo le notizie o indiscrezioni che arrivano da Berlino e Washington[1], parlare di eventuali forniture di carri ad un Paese in guerra ha un solo e preciso significato: schierarsi dalla sua parte. Fornire, gratuitamente, tale tipologia di Forze, equivale, sempre da un punto di vista militare, esserne alleati. Nella pratica, nel momento in cui si varano sanzioni commerciali nei confronti di un Paese in guerra, si entra automaticamente in operazioni (oggi si dice Guerra Ibrida) contro quel Paese (Russia) e ci si dichiara alleati (non in linea di principio, ma concretamente) del suo avversario (Ucraina). Questo è oggi lo scenario, perché si richiama alla dottrina della Nato. In altri termini, ci sono molteplici forme di sostegno ad un Paese in guerra che equivalgono a inviare truppe sul terreno con tanto di Bandiera, ben al di là della solidarietà e del sostegno morale...

Di conseguenza, a nessuno sfugge il concetto universale che esistono soltanto tre posizioni in uno stato di guerra: nemici, alleati, neutrali. L'Occidente e i Paesi appartenenti all'Alleanza Atlantica hanno scelto dal 24 febbraio scorso da che parte stare. Semmai è l'Italia che non si è accorta delle conseguenze di tale scelta. Ma chi doveva spiegare “le regole del gioco”, in primis americani e inglesi, e sulla loro scia polacchi e baltici, avevano e hanno chiarissimo il concetto dallo scorso anno.

Gli altri Paesi non hanno percepito, almeno nella sua interezza, la situazione, peraltro quasi uguale a molti precedenti storici. La differenza, che forse ha ingannato i più, è la localizzazione delle operazioni, confinata in un'area ristretta dell’Ucraina, e la mancata espansione sul terreno delle operazioni ad altri Paesi limitrofi. Questo dipende dalla scarsità di truppe impiegate e disponibili dalla Russia che credeva di replicare quanto già fatto in Crimea nel 2014. Questa situazione, che vede le operazioni sul terreno in un’area limitata non cambia però la “qualità” degli effetti collaterali che non sono affatto limitati e poco invasivi.

Quando la capacità delle Forze russe di condurre Operazioni Offensive risolutive in territorio ucraino ha mostrato che la replica del “Modello Crimea” non era perseguibile, Mosca ha virato su operazioni di guerra convenzionale, non ibrida che si è rivelata una sottovalutazione (grave) della capacità di reazione del Sistema Paese dell'Ucraina. Al che i vertici russi hanno cercato di supplire con la controinformazione nei confronti dei Paesi che si erano inavvertitamente schierati (sempre in ossequio della Dottrina sulla Guerra Ibrida) dalla parte degli ucraini, perché più di questo non potevano fare. Ultimo esempio, l'avvertimento del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che non seguirà "niente di buono" dalla fornitura di carri armati tedeschi Leopard all'Ucraina, insieme con un impatto grave sulle relazioni future fra Russia e Germania.


Non si è più alla finestra

L’ipotesi di un allargamento del conflitto, sempre ventilata dai russi, si confronta tuttavia con la mancanza di Forze disponibili (oltre a quelle russe, chi darà il proprio contributo?) ed alla penuria crescente di sistemi d’arma e munizionamenti vari. Lo stallo che si è determinato sul terreno perdurerà sino a quando uno dei contendenti non riuscirà ad esprimere una capacità offensiva, anche limitata.

In quest’ottica, la pressante richiesta di carri da parte ucraina trova adeguate motivazioni tattiche. La possibilità di disporre di unità corazzate anche a livello di solo battaglione (circa una cinquantina di carri, a seconda del tipo di organico adottato), consentirebbe di poter effettuare sia puntate offensive, che ingaggio di paritetiche formazioni avversarie per saggiare le capacità raggiunte. I carri Leopard 2 sono altamente performanti ma richiedono un addestramento approfondito e personale di alto livello; sono sistemi d’arma di qualità, l’esatto contrario dei carri sovietico/russi che hanno sempre contato sul numero e la rusticità del mezzo.

Va poi considerato che per fare risultato le Forze Corazzate, in generale, hanno bisogno di un ombrello di copertura aerea nell’area dove operano che le protegga da eventuali formazioni di elicotteri da combattimento e mezzi aerei controcarro avversari (l’A-10 americano ne è l’esempio perfetto: detto “l’ammazzacarri”, prodotto dalla seconda metà degli anni Settanta ed ancora in linea, questo velivolo rappresenta l’incubo di ogni carro sul campo di battaglia).

Questo per dire che (considerato anche il sesto pacchetto di “aiuti militari” appena approvato dal governo italiano), non siamo alla finestra di un conflitto regionale, ma nel bel mezzo di operazioni militari condotte per interposta persona contro ciò che resta di una potenza militare globale. E non ce ne siamo ancora accorti.



Note



* Col. in Ausiliaria Esercito Italiano

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