L'avvento di De Rossi: "Forza Roma, forza lupi, son finiti i tempi cupi..."
di Massimo Filipponi
Ventiseiesimo minuto del secondo tempo di Roma-Milan. Daniele De Rossi è in piedi a bordo campo e segue con apprensione lo sviluppo della partita. Ogni tanto batte le mani, ogni tanto scambia qualche impressione con lo staff, ogni tanto ha da ridire - sempre con estrema correttezza - a proposito delle decisioni arbitrali. E’ teso e c’è da capirlo: la sua squadra, in dieci uomini da un’ora, sta resistendo agli assalti degli avversari impegnati a intensificare gli sforzi nel tentativo di ribaltare il risultato che, tra andata e ritorno, li vede sotto di tre gol. Il collega Pioli ha appena mandato in campo il quinto attaccante milanista e De Rossi sta esaminando la situazione dei cambi: ha già fermato il gioco due volte (il famoso ‘slot’ entrato di diritto nella nuova terminologia calcistica) per sostituire prima Lukaku e poi Dybala. Da regolamento gliene resta a disposizione uno soltanto, l’ultimo.
Al ventiseiesimo minuto del secondo tempo la telecamera inquadra il difensore spagnolo Diego Llorente che si avvicina al suo allenatore per una domanda. In realtà è solo ambasciatore perché il mittente è il compagno di squadra Bove, vicino all’esaurimento delle energie, impaziente di sapere quanto deve ancora dannarsi in campo prima di essere sostituito. Lllorente fa il gesto dell’orologio e riferisce il messaggio. De Rossi cambia espressione e in una frazione di secondo, da pacato manager, si trasforma in un attore consumato, e si esibisce, in un mix di Alberto Sordi e Gigi Proietti, in un irresistibile intermezzo di romanità verace.
“Ma che lo chiedete a me? - si intuisce dica esaminando il labiale - Siete voi che dovete dirlo a me”. “Siete voi che dovete dirlo a me”, ribadisce una seconda volta, accompagnando l’espressione attonita al gesto vorticoso delle mani proiettate avanti e indietro, reso celebre da Aldo (con Giovanni e Giacomo) nella celebre gag del ‘Non ci posso credere’. Il tutto condito da una colorita esclamazione che gela il ‘povero’ Llorente il quale, vista la reazione di DDR, alza il pollice per dire ‘ok ok’ e se ne torna velocemente in campo.
Nella traduzione dal romano all’italiano l’espressione di De Rossi rischia di perdere in intensità, ma la genuina gestualità e la mimica facciale trasformano l’intermezzo comico del giovedì sera nel video riprodotto milioni di volte sui social del giorno dopo. Quattro giorni dopo aver conquistato le prime pagine dei giornali per l’atteggiamento tenuto durante Udinese-Roma quando, dopo l’uscita dal campo in barella del suo giocatore N’Dicka, chiede e ottiene la sospensione della partita - “I ragazzi non se la sentono” dice all’arbitro e all’allenatore avversario -, il tecnico della Roma torna a far parlare di sé per la sua carica di umanità e di ironia.
Dal punto di vista tattico e tecnico, così come da quello comportamentale e umano, in poco tempo ha rivitalizzato una squadra che solo tre mesi fa in campionato veniva spazzata via dal Milan (e a metà gennaio a San Siro giocavano, tranne Smalling e Dybala, gli stessi protagonisti visti all’opera all’andata e al ritorno in Europa League). Ha preso un team incerto, individualista e spigoloso e lo sta trasformando in un gruppo unito composto da calciatori votati al bel gioco e disposti ad aiutarsi l’un l’altro. Non rilascia dichiarazioni banali e spesso, anzi, riprende i giornalisti. Sia quelli che esagerano con i complimenti (alla domanda “Chi può battere la Roma di De Rossi?”, ha risposto: “Lo stavano facendo sia il Lecce che l’Udinese”), sia quelli che riporterebbero in maniera distorta i suoi pensieri (“Ho detto che Pioli non era all’ultima spiaggia e il giorno dopo sui giornali ho letto che avrei dichiarato il contrario. Ci sono rimasto male”). A chi gli ha chiesto di commentare la promessa del prolungamento del contratto con la Roma, così come intempestivamente annunciato nel pomeriggio di ieri, proprio a poche ore dalla gara con il Milan, dai Friedkin, ha risposto con intelligenza e pudore: “Avevo un po’ paura che questa bella notizia rovinasse il resto della giornata e avevo paura che il risultato di stasera potesse rovinare questa bella notizia”. Chapeau.
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