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Israele lancia l'attacco finale su Gaza City. Palestinesi al bivio: o scappare o morire


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L'offensiva di terra delle forze armate israeliane per occupare il centro urbano settentrionale di Gaza City, come annunciato dal ministro della Difesa Israel Katz, perseguita dal primo ministro Netanyahu con l'obiettivo dichiarato di eliminare Hamas, è scattata stanotte, dopo due giorni di intensi bombardamenti che ha portato alla distruzione dell'edificio residenziale più alto della città, la Torre di al-Ghafri, e costretto centinaia di palestinesi alla fuga. Al Jazeera, l'emittente del Qatar, descrive la situazione per i residenti in termini apocalittici: "dicono di essere sottoposti a bombardamenti pesanti e implacabili". Sempre Al Jazeera, riporta una dichiarazione di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, secondo cui "Israele sta usando armi non convenzionali per sfrattare con la forza i palestinesi da Gaza City".[1]

Altrettanto apocalittico il titolo del quotidiano israeliano Haaretz, nel 711° giorno di guerra: L'IDF lancia attacchi su Gaza City; Capo della Difesa: Gaza sta bruciando. L'informazione prosegue con un primo e sommario bilancio dei morti della giornata: almeno 14 le vittime, più di 40 i feriti e decine i dispersi, affermano i medici a Gaza, mentre "testimoni hanno riferito di migliaia di persone in fuga verso sud, anche se le uscite della città erano bloccate e molti residenti hanno trascorso la notte in strada, temendo che le loro case sarebbero state colpite".[2]

Intanto, con un articolo firmato da Yael Freidson, Haaretz riporta in primo piano la protesta delle famiglie degli ostaggi davanti alla residenza di Netanyahu a Gerusalemme e le loro parole di dissenso. Anat Angrest, madre dell'ostaggio Matan Angrest, afferma: "I nostri cari vengono bombardati dall'IDF su ordine del primo ministro. Sta facendo di tutto per impedire un accordo e per impedirne il ritorno. Siamo preoccupati che questa sarà la loro ultima notte, non siamo più pronti per questo". Altri, come Michel Illouz, il cui figlio Guy Illouz è stato rapito e ucciso in prigionia, non ha mezze misure verso Netanyahu, accusato di aver causato la morte di suo figlio: "Il sangue di mio figlio è sulle tue mani". Si è rivolta alla moglie del primo ministro, Sara Netanyahu, Zangauker, madre del rapito Matan: "È finita. Se il mio Matan muore, non mandatemi l'ufficiale delle vittime. Tu e tuo marito assassino dovete dirmelo".

Voci di un Israele diverso, che non ha comunque voce in capitolo dinanzi alla crudeltà del suo governo. Voci "tollerate" per avere il diritto a sostenere che Israele è una democrazia.

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