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A quando un Zelenskygate? Le veementi accuse di "Sy" Hersh

Aggiornamento: 14 apr 2023

di Vice


Immagine ufficiale della Casa Bianca

Che Seymour Myron "Sy" Hersh, classe 1937, non ami l'establishment di Washington, con i cerchi magici aggregati, è cosa nota. Sferzante nei giudizi, forte della credibilità raggiunta con reportage che fecero il giro del mondo, premio Pulitzer nel 1970 per aver acceso un enorme riflettore sulla strage di My Lai (1968) durante la guerra del Vietnam, è considerato un esperto per mettere a nudo comportamenti militari limite e "scorciatoie" spregiudicate dell'intelligence Usa. Indifferente alle reazioni della Casa Bianca sotto presidenti di qualunque amministrazione, non hai lesinato sconti al Potere sempre meno democratico e sempre più oligarchico che domina gli Stati Uniti d'America.

Ad esempio, nel 2016, ancora in sella il presidente democratico Barack Obama, nell'infuriare della guerra in Siria scrisse senza troppi giri di parole che il presidente repubblicano George W. Bush fin dal 2006 aveva messo nel mirino il regime di Assad e chiesto all'ambasciata americana a Damasco di elencare i punti deboli per avviare una campagna di destabilizzazione di quel Paese, fino a finanziare con almeno cinque milioni di dollari i dissidenti. Due anni dopo, nel 2008, tre prima che scoppiasse la devastante guerra civile siriana, gli Usa chiesero di rovesciare Assad, sempre secondo Hersh, percorrendo lo stesso disegno geopolitico già messo in campo contro Saddam Hussein, finalizzato a liquidare tutti i regimi sostenuti dalla defunta Unione Sovietica.[1]

Di recente, Seymour Hersh, che non vede di buon occhio la guerra per procura in Ucraina degli Usa, è tornato alla ribalta, accusando il presidente Joe Biden di aver autorizzato il sabotaggio nel settembre del 2022 del gasdotto Nord Stream2, tesi sempre sostenuta da Mosca e sempre rigettata al mittente da Washington che ad un tempo ha bacchettato il giornalista per falsità.

Ieri l'altro, però, Hersh, famosissimo per la capacità di svelare i retroscena della politica americana, sembra aver cambiato tattica, ritenendo con tutta probabilità che sia più vantaggioso colpire Biden attraverso la sempre discussa moralità del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Così, dal suo blog ha riversato sul "servitore del popolo" una serie di accuse da far accapponare la pelle, se si pensa alle sofferenze che dal 24 febbraio del 2022 patisce il popolo ucraino. Hersh, infatti, afferma che "il governo ucraino ha utilizzato i fondi dei contribuenti americani per pagare a caro prezzo il carburante diesel, di vitale importanza per mantenere in movimento l’esercito ucraino nella sua guerra con la Russia. Non si sa quanto il governo Zelensky stia pagando a gallone per il carburante, ma il Pentagono pagava fino a $ 400 a gallone per trasportare benzina da un porto in Pakistan, tramite camion o paracadute, in Afghanistan durante la decennale guerra americana".[2]

Ma c'è di più e peggio: "un’altra cosa che non si sa è che Zelensky ha acquistato carburante dalla Russia, il paese con cui lui e Washington sono in guerra, e che il presidente ucraino e molti nel suo entourage hanno sottratto un’incalcolabile quantità di milioni di dollari dai fondi americani stanziati per il pagamento del diesel. Secondo una stima degli analisti della CIA, l’anno scorso i fondi sottratti ammontavano almeno a 400 milioni di dollari; un altro esperto ha paragonato il livello di corruzione a Kiev a quello della guerra in Afghanistan, “anche se dall’Ucraina non emergeranno mai audit fatti in modo veramente professionale”. “Zelensky sta acquistando gasolio scontato dai russi”, mi ha detto un esperto funzionario dell’intelligence americana. “E chi paga il gas e il petrolio? Siamo noi. Putin e i suoi oligarchi ci guadagnano milioni”.

Sconcertante? Forse, ma non del tutto inedito, almeno se prendiamo come metro di misura l'elevata e storica corruzione che domina l'Ucraina, paese che nel 2021, era il terzo paese più corrotto nell’area del centro-est Europa, preceduta solo da Azerbaigian e Russia, secondo le indagini di Transparency International. Non a caso, prima dell'invasione dei carri armati di Mosca, il consenso di Zelensky era sceso progressivamente passando dal 34,1 per cento del marzo 2021 al 29,3 per cento nel mese di novembre. E il livello di fiducia era precipitato in verticale, passando da febbraio 2020 all’autunno 2021 dal 52 al 28,2 per cento.

Del resto, voci su singolari comportamenti di Zelensky sono comparsi anche sulla stampa italiana. Nel mese scorso, in una sua inchiesta Il Tempo ricordava che "[...] dall'inchiesta giornalistica internazionale Pandora Papers, che ha seguito di 5 anni i famosi Panama Papers, emerge che Volodymyr Zelensky e alcuni dei suoi più fidati collaboratori - tra cui l'amico Serhiy Shefir, primo consigliere pubblico della presidenza ucraina, e Ivan Bakanov, capo del servizio di sicurezza del Paese - avevano a disposizione una rete di società con sede tra le Isole Vergini britanniche, Cipro e Belize, e che alcune di queste sono state utilizzate per acquistare costosi immobili a Londra. Il presidente ucraino, ora diventato un'icona mondiale della resistenza contro l'invasione russa, venne eletto tre anni fa con l'obiettivo di contrastare la corruzione imperante e lottare contro l'evasione fiscale. Nel marzo 2019, un mese prima del voto, Zelensky aveva ceduto a Shefir le sue azioni nella società offshore Maltex Multicapital Corp., registrata nelle Isole Vergini britanniche. Il presidente ucraino, insieme a sua moglie, possedeva infatti un quarto di Maltex attraverso una società registrata in Belize, chiamata Film Heritage. I due soci, però, avrebbero fatto un accordo affinché i dividendi continuassero a essere pagati alla Film Heritage di Olena Zelenska, moglie di Zelensky. Un profilo cliente di Maltex ha rivelato che le 5 maggiori fonti di reddito dell'azienda erano: Ucraina, Bielorussia, Russia, Belize e Cipro.[3]

E ora che Hersh ha rincarato la dose, aggiungendo nello stesso articolo che gli è stato riferito della competizione in atto tra "molti ministeri del governo di Kiev per istituire società di facciata allo scopo di firmare contratti di esportazione di armi e munizioni con trafficanti di armi privati in tutto il mondo, che forniscono tutti tangenti", non ci si può certo stupire della fuga di documenti segreti dal Pentagono. Eteroguidato o meno, la "talpa" ventenne che con le sue azioni sta sconvolgendo l'America, qualcosa di altrettanto sconvolgendo sta avvenendo all'interno dei servizi di sicurezza Usa, che non sono certamente luoghi di educande, ma stanze di potere in cui inganni, misteri, bugie, depistaggi sono coltivati con la stessa pazienza certosina con cui si coltivano le spie del nemico da arruolare.

Dall'articolo emerge chiaramente una altrettanto quanto evidente idiosincrasia di Hersh verso il presidente dell'Ucraina, se il giornalista rivela quasi con intima soddisfazione che "la questione della corruzione è stata sollevata direttamente con Zelensky in un incontro lo scorso gennaio a Kiev con il direttore della CIA William Burns. Il suo messaggio al presidente ucraino, mi è stato detto da un funzionario dell’intelligence con conoscenza diretta dell’incontro, era tratto da un film sulla mafia degli anni ’50. Gli alti generali e i funzionari del governo di Kiev erano arrabbiati per quella che vedevano come l’avidità di Zelensky, così ha detto Burns al presidente ucraino, perché “stava prendendo una quota maggiore del denaro sottratto di quella che andava ai generali”.

Ma nel prosieguo dell'articolo, appare altrettanto evidente che il vero obiettivo di Hersh è la Casa Bianca, il presidente Biden e il suo entourage. Scrive: "Burns ha anche presentato a Zelensky un elenco di trentacinque generali e alti funzionari la cui corruzione era nota alla CIA e ad altri membri del governo americano. Zelensky ha risposto alle pressioni americane dieci giorni dopo licenziando pubblicamente dieci dei funzionari più ostentati della lista e facendo poco altro. “I dieci di cui si è sbarazzato si vantavano sfacciatamente dei soldi che avevano, guidando per Kiev con la loro nuova Mercedes”, mi ha detto il funzionario dell’intelligence". E ancora: "La risposta poco convinta di Zelensky e la mancanza di preoccupazione della Casa Bianca sono state viste, ha aggiunto il funzionario dell’intelligence, come un altro segno di una mancanza di leadership che sta portando a una “rottura totale” della fiducia tra la Casa Bianca e alcuni elementi della comunità dell’intelligence. Appunto. La stessa comunità dell'intelligence che oramai vedrebbe come fumo negli occhi il segretario di Stato Tony Blinken e il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, personaggi che “vivono in mondi diversi” rispetto agli esperti diplomatici e ufficiali militari e di intelligence assegnati alla Casa Bianca. “Non hanno esperienza, giudizio e integrità morale. Dicono solo bugie, inventano storie. La ‘deniability’ diplomatica è un’altra cosa”, ha detto il funzionario dell’intelligence.

Infine, l'affondo che porta al vertice Nato e al "poco noto e raramente discusso dispiegamento, autorizzato da Biden, di due brigate - l'82° e la 101° - con migliaia delle migliori unità combattenti dell’esercito americano" dispiegate all’interno della Polonia, a poche miglia dal confine ucraino, e in Romania. Sostiene Hersh: i funzionari dell’intelligence mi hanno detto che “non ci sono prove che un alto funzionario della Casa Bianca sappia davvero cosa sta succedendo nell’82° e 101°. Sono lì come parte di un’esercitazione della NATO o per servire con le unità di combattimento della NATO se l’Occidente decidesse di ingaggiare unità russe all’interno dell’Ucraina? Sono lì per fare esercitazioni o per essere un fattore scatenante? Le regole di ingaggio dicono che non possono attaccare i russi a meno che i nostri ragazzi non vengano attaccati”.

Conclude il Premio Pulitzer 1970: "Se Biden decide di condividere i suoi pensieri con il popolo americano, potrebbe voler spiegare cosa stanno facendo due brigate dell’esercito, completamente equipaggiate e rifornite, così vicino alla zona di guerra".

Insomma, visti da molto lontano tutti i protagonisti Usa, e considerato che anche Vladimir Putin non dà prova di grande sagacia, e detto in parole povere, persino le presunte "marachelle" di Zelensky appaiono poca cosa rispetto a ciò che potrebbe scatenarsi molto, ma molto vicino a noi, se i Capi non daranno rapidamente un taglio allo sconcio di questa guerra.


Note


[1] Discorso di Wesley Clark tenuto il 3 ottobre 2007 al Commonwealth Club di San Francisco, citato in Glenn Greenwald, "Wes Clark and the Neocon Drema", in "Salon News, 26 novembre 2011. polo


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