Il re del montaggio racconta... Intervista a Roberto Perpignani
- Alberto Ballerino
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I suoi rapporti con Massimo Troisi e i grandi del cinema italiano
di Alberto Ballerino

Non sono solo i divi a rendere grande un’opera cinematografica. Il successo di celebri capolavori spesso è dovuto anche al lavoro di personaggio straordinari che a parte del pubblico rimane sconosciuta. E nell'ambito di Ottobre Alessandrino, il festival cinematografico che si è aperto ad Alessandria il 27 settembre e proseguirà fino al 1 novembre, offre l'opportunità di scoprire queste figure che, spiegando come operano, ci permettono di capire i meccanismi che hanno reso immortali tanti film. È il caso di Roberto Perpignani, tra i più importanti montatori europei e vincitore per due volte del David di Donatello, che venerdì 17 ottobre sarà tra i protagonisti di una giornata davvero speciale, dedicata al rispetto della vita. L'evento si terrà dalle ore 16 alle 20 nella sede di Cultura e Sviluppo in piazza De André con la collaborazione dell’hospice Il Gelso.
Si incomincerà con l’attrice Stefania Micheli, autrice del libro ‘Una madre senza’, che si confronterà con la scrittrice Costanza Zavanone e il critico cinematografico Roberto Lasagna. Il filmaker Lucio Laugelli avrà il ruolo di moderatore. Si rifletterà sull’arte come strumento per valorizzare la vita e trasformare l’esperienza del dolore. Seguirà la proiezione del cortometraggio ‘Testimonianze cultura e rispetto della vita’ di Martina Lenti in cui gli ospiti dell’hospice Il Gelso si raccontano con parole e immagini.
Sarà quindi protagonista Roberto Perpignani con una masterclass dedicata ai lavori compiuti con famosi protagonisti del cinema italiano come i fratelli Taviani o Massimo Troisi. Quest’ultimo sarà ricordato con la proiezione del film ‘Il postino’, che volle realizzare nonostante le gravi condizioni di salute. Perpignani ricorda come fu il rapporto con il grande attore: “Davvero bello e molto emotivo, dovuto al fatto che era veramente sofferente. Ha voluto fare quel film a tutti i costi, anche se gli avevano detto che non potevano continuare a curarlo senza un trapianto di cuore. Gli era stato imposto come termine inderogabile che potesse girare solo due ore al giorno con l’ambulanza fuori dal set. Questo ci ha commosso tutti e quando, dopo la fine delle riprese, è mancato, noi veramente non solo ci siamo sentiti coinvolti ma abbiamo lavorato ancora come pazzi”.

Poi un aneddoto. Il regista Gillo Pontecorvo, all'epoca di direttore della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, voleva a tutti i costi che il film vi partecipasse. "Di fronte alle mie obiezioni per la mancanza di tempo mi chiese la copia lavoro. Gli risposi che questa non si dà mai in un festival, così riuscii a finire il montaggio, dedicandomi giorno e notte. È arrivato come noi volevamo, dedicandolo a Massimo nel rispetto di quello che lui era stato capace di lasciarci".
Il montaggio realizzato esaltò il rapporto tra Troisi e Noiret. “Noiret è stato un meraviglioso compagno di strada per lui nel film: il montaggio de ‘Il postino’ è basato sulla percezione del rapporto di amicizia tra i due grandi attori. Ho avuto la sensazione che quanto io traevo come espressività da entrambi aveva a che fare con la qualità del loro rapporto emotivo. Questo mi ha aiutato a essere molto attento alle sfumature, evitando un montaggio schematico. Il loro rapporto era stupendamente presente nel materiale e noi lo abbiamo aiutato a essere comunicato. ‘Il postino’ è un film a cui sono molto affezionato”.
Il ruolo del montatore è fortemente legato alla collaborazione con il regista. “Dipende sempre dall’esistenza di un rapporto di amicizia e di reciproca fiducia. Se il regista vuole fare una ricerca insieme a te, è bellissimo: questo mi è successo con persone di notevole statura, da Bertolucci ai fratelli Taviani e al compianto Gianni Amico. Quest’ultimo era una persona con cui mi trovavo veramente molto bene: entrare in un suo film era come farlo in casa propria. Ti appropriavi proprio nell’emotività che ti veniva in qualche modo indicata. Il rapporto con il regista è così quando è bello altrimenti diventa un po’ funzionale”.

Rispetto ai grandi lavori a cui Perpignani ha lavorato, da ‘Padre padrone’ a ‘La notte di San Lorenzo’ , dei fratelli Taviani (nella foto oggi sembra prevalere un eccessivo appiattimento. “Il montaggio è un’esperienza che mi ha appagato sostanzialmente per tutta la vita fino a che i film mi hanno provocato e dato delle opportunità. Poi purtroppo il cinema si è molto schematizzato. Quando ci hanno detto ‘Noi parleremo con l’audience’ per le commissioni provenienti dalla televisione, semplicemente hanno imposto di mettere da parte le nostre intemperanze e originalità. E allora mi sono rifugiato nell’eleganza per dare un senso di appartenenza e, al contempo, di godibilità di quello che si sta facendo. Però il cinema potrebbe dare ancora tantissimo".
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