Il Paese del "laissez faire": nuovi tralicci in città per la telefonia, ma chi pensa alla salute?
- Anna Paschero
- 2 giorni fa
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di Anna Paschero

Non è una notiziona, ma fa una certa impressione, quando si scopre che presto saranno installati nelle nostre città nuovi tralicci metallici alti fino a 35 metri – più di un palazzo di dieci piani – in deroga ad ogni regolamento comunale e ad ogni legittima decisione contraria delle comunità. La disposizione deriverebbe dal decreto legge n. 60 del 2024 all’art. 4 comma 7 bis (quest’ultimo comma aggiunto in sede di conversione dalla L. 4/7/2024 n. 95) che si propone il tempestivo raggiungimento degli obiettivi di trasformazione digitale previste dal Piano "Italia 5G", cioè la realizzazione di nuove infrastrutture di rete idonee a fornire servizi radiomobili ai cittadini.
Obiettivo meritorio, senza dubbio, nell'interesse della collettività e per la suprema realizzazione del PNRR, se non fosse che l’autorizzazione viene rilasciata con una SCIA[1] (come per una fognatura), con procedura d’urgenza e con il beneplacito dell’ARPA. Infatti, l'ente può solo prendere atto dell’autocertificazione rilasciata dai gestori delle multinazionali dei servizi di telefonia mobile con cui si assicura il rispetto dei limiti dell’esposizione provocata dalle onde elettromagnetiche, che nel caso dei 5G sono elevatissime (superiori a 3670 Mhz). In altri termini, si tratta di una procedura ordinaria applicata una questione estremamente seria e delicata per la salute umana, in questo caso delegata interamente alla discrezione delle multinazionali della telefonia mobile il cui interesse potrebbe anche scontrarsi, lo scriviamo in via del tutto ipotetica, ma doverosa, con la sicurezza pubblica, qualora fosse necessario installare i tralicci sulla traiettoria dell'elisoccorso di un ospedale o prossimi ad una scuola materna come a un parco giochi o a un'area residenziale densamente popolata, non ultima, in questo elenco tutt'altro che esauriente, in un’area naturalistica protetta.
Dunque, non proprio tutto bene se richiamiamo in servizio quel minimo d'istinto di sopravvivenza che abbiamo sviluppato nel nostro Paese quando si limitano i controlli (e anche quando non si limitano...). Non è un caso, in proposito, che l'Associazione Medici per l’Ambiente abbia rivolto un appello ai Sindaci dei Comuni italiani nella loro veste di ufficiali di Governo e massime autorità sanitarie locali affinché tutelino la salute dei propri cittadini applicando il principio della precauzione. Principio che non è uno dei tanti "lacci e lacciuoli" di antica memoria, ma la richiesta di applicare quelle misure di "controllo" e "contenimento" ancora consentite dalla legge vigente per evitare ciò che altrimenti sarà inevitabile: un continuo e costante aumento dell’esposizione dei cittadini a possibili effetti cancerogeni. I ricorsi alle autorità amministrative finora sono stati numerosi, con più esiti favorevoli alle comunità che ai gestori della telefonia, tuttavia l'assenza di un orientamento predominante ha reso le amministrazioni comunali timide nell'affrontare i contenziosi. A questo punto, sarebbe importante una discesa in campo dell'Anci, l'associazione dei comuni italiani, e delle stesse Regioni, per supportare le iniziative davanti alla magistratura su una materia la cui delicatezza diventa lampante immaginando i territori trasformati in foreste di tralicci metallici e la peggiore malattia del nostro secolo – il cancro – cui non pare vero di poter approfittare dell'ennesima ghiotta occasione per mietere nuove vittime.
Note
[1] a Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) è una procedura amministrativa che consente alle imprese di iniziare, modificare o cessare un'attività produttiva senza dover aspettare l'autorizzazione da parte della pubblica amministrazione. In pratica, si tratta di una dichiarazione attraverso cui si attesta il possesso dei requisiti necessari per svolgere l'attività e si dichiara l'inizio della stessa.
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