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La gestione della risorsa “farmaco” al Masterpharm25

di Emanuele Davide Ruffino


La spesa media pro-capite dei farmaci per noi italiani si sta avvicinando velocemente ai 2mila euro annui (all’inizio del millennio si aggirava sui 1560 euro), soddisfatta per oltre il 74% dal servizio pubblico, ma soprattutto sta diventando un elemento essenziale dei processi di cura la cui gestione richiede competenze sempre più complesse.

Masterpharm 2025, incontro che si è aperto mercoledì scorso per concludersi oggi, venerdì 16 maggio, a Baveno sul Lago Maggiore, ha tentato di fornire risposte superando i confini tradizionali dell’approccio al problema. L'iniziativa è partita dal dott. Francesco Cattel, direttore generale dell’ASL VCO e già direttore della più importante farmacia del Piemonte, quella della Molinette Città della Salute e della scienza di Torino.


La spesa sanitaria è in costante aumento sia per la disponibilità di nuovi preparati sia perché le necessità della popolazione è sempre più condizionata dagli andamenti demografici: in Italia la spesa pubblica del settore è passata dai 134,31 del 2023 ai 137,9 miliardi del 2024.


I consumi farmaceutici in Italia

A questi occorre aggiungere oltre 42 miliardi sostenuti direttamente dai cittadini, la cosiddetta spesa out-of-pocket, anch’essa in netta crescita dopo il covid, che avendo accresciuto le paure, ha aumentato la domanda diretta di prestazioni e servizi sanitari richiesti dai singoli individui, come rilevato ad esempio analizzando l’aumento del consumo di alcuni test diagnostici che presentano andamenti anomali nel periodo post covid nelle farmacie territoriali [1].

Alla soddisfazione di poter disporre di più efficaci farmaci si pone un problema economico-finanziario di difficile risoluzione in quanto il farmaco, per sua natura, è un bene che presenta caratteristiche sue proprie:  non si tratta solo di trovare un equilibrio tra domanda e offerta, ma di soddisfare ragioni sociali ed etiche di rilevante importanza nei processi di cura (di certo un farmaco salvavita non può essere lasciato alle regole di mercato ma dev’essere gestito con criteri di eticità considerando gli effetti del moral hazard   che può portare a comportamenti irrazionali o a fenomeni iatrogeni). Si pone, di, conseguenza, il problema del valore intrinseco dei farmaci in termini di utilità e di gestione.


Nuove competenze in capo ai farmacisti

Diverse sono le competenze e le conoscenze richieste per gestire un servizio farmaceutico di un presidio e necessitano di un approccio interdisciplinare che coinvolge competenze che spaziano dalla farmacoeconomia alla ricerca clinica, dalla farmacovigilanza al management sanitario, abbraccia tutti i problemi connessi alla gestione della cosa sanitaria, anche attraverso l’analisi delle specificità territoriali e delle strategie adottate nelle diverse regioni italiane. Durante i lavori dell’incontro che ha visto la partecipazione di professionisti da ogni parte d’Italia è emersa la necessità di uno sforzo specifico per individuare le best practice emergenti, evidenziando modelli organizzativi, percorsi assistenziali e soluzioni innovative in grado di ottimizzare la presa in carico dei pazienti, declinati per singole patologie, razionalizzando il sistema di produzione, distribuzione e somministrazione del farmaco in relazione all’impatto clinico e sociale che questo produce su una determinata popolazione.

In particolare, occorre ripensare l’integrazione tra ospedale e territorio, all’irrompere delle nuove tecnologie (dai dispositivi medici innovativi, alla robotica, dall’automazione logistica, all’intelligenza artificiale: strumenti potenzialmente efficaci, ma che vanno gestiti con grande professionalità) e all’impatto delle terapie avanzate, con l’obiettivo di favorire un confronto tra esperti, decisori del settore, coinvolgendo tutti gli stakeholder in una logica di Health Management.

 

Note

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