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Alberto Trentini, da 193 giorni nelle carceri venezuelane

E in Venezuela si è votato domenica.


Continua implacabile la conta dei giorni trascorsi in una prigione di Caracas per Alberto Trentini: ora sono 193, da quel 15 novembre, data del suo arresto. Nel silenzio più assoluto, che mina più la mente che il fisico, l'operatore umanitario di origine veneziana, arrivato in Venezuela il 17 ottobre per seguire le attività di una Ong internazionale, attende un segnale dalle autorità di Caracas che fino ad ora si sono limitate a ventilare una generica accusa di cospirazione. Una prassi che il governo di Madero persegue abitualmente nei confronti dei detenuti politici che in Venezuela, come ha denunciato l'Ong Foro Penal, sono circa 900, di cui 15 arrestati tra il 21 e il 23 maggio in almeno 10 Stati per prevenire eventuali disordini nella settimana del voto per il rinnovo dell'Assemblea nazionale e dei governatori che ha avuto luogo ieri, domenica 25 maggio. Il maggior numero di arresti è stato registrato a Caracas, con un totale di 4 arrestati, seguito dallo stato di Lara, con 3. Ad Anzoátegui, Barinas, Carabobo, Guárico, Mérida, Miranda e Portuguesa, è stato registrato un arresto in ciascuno, mentre uno degli arresti è avvenuto in un luogo sconosciuto.


L'alleanza chavista ha conquistato 23 Stati su 24

Dalle elezioni, la piattaforma governativa d'ispirazione socialista del presidente Maduro è uscita ulteriormente rafforzata, conquistando 23 dei 24 Stati in cui si è votato. Secondo il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) la temuta astensione non si è registrata e ai seggi si è recato 42,63% degli elettori. Si è trattato di una grande vittoria popolare, ha dichiarato il segretario generale del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), Diosdado Cabello, anticipando le critiche delle opposizioni, parte delle quali in clandestinità per sfuggire agli arresti. Cabello ha aggiunto che "l'imperialismo e i settori che svendono la patria sono appesantiti dal fatto che, da ieri, abbiamo un nuovo governatore nello stato di Guayana Esequiba", il candidato Neil Villamizar".


Aggressioni e intimidazioni: la denuncia del sindacato giornalisti

Per contro, la leader di destra della Piattaforma unitaria democratica (Pud), Maria Corina Machado, che che ha disertato il voto, ha affermato che l'affluenza alle urne è stata di appena il 12,56 per cento.

A rincarare la dose di critiche è intervenuto anche il Sindacato Nazionale dei Lavoratori della Stampa che dalle colonne di El National [1] ha documentato almeno sette incidenti che hanno colpito direttamente il lavoro dei giornalisti durante le elezioni. Gli attacchi, ha sottolineato il sindacato, anche se in numero inferiore rispetto al passato, riflettono un modello prolungato di censura, molestie e intimidazioni, soprattutto nei seggi elettorali.


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