La strage a Gaza "Assai più in là che dritto non volea"
- Aida dell'Oglio
- 2 giorni fa
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Aggiornamento: 1 giorno fa
di Aida dell'Oglio

Bollettino del 26 maggio: questa notte, gli aerei con la Stella di David hanno colpito a Gaza City la scuola Fahmi Al-Jarjawi, trasformata in un rifugio per sfollati palestinesi. Nell'attacco sono morte 31 persone. A Jabalia, nord della Striscia di Gaza, sono 19 le vittime di un raid israeliano che ha distrutto la casa di una famiglia palestinese. Lo Stato maggiore delle forze armate di Tel Aviv ha dichiarato che nella scuola di Gaza avevano trovato rifugio terroristi di Hamas e della Jihad islamica che pianificavano attacchi contro lo Stato di Israele.
Assolto il dovere dell'ultima notizia, il massacro subito quotidianamente dai palestinesi mi riporta a un personaggio dantesco, Jacopo del Cassero, al centro del Canto V del Purgatorio, podestà di Bologna ucciso nel 1298 dai sicari di Azzo VIII, signore d'Este che la vittima non chiama con il nome che la storia ci ha consegnato, assieme alla sua efferatezza. E Jacopo del Cassero, che non nega di aver provocato il risentimento del marchese di Ferrara, però osserva che "[...[ quel da Esti il fe' far, che m'avea in ira assai più in là che dritto non volea" [77-78], cioè ne denuncia l'eccesso della vendetta.
Ora, se mai un giorno uno dei bimbi della Striscia di Gaza si troverà a descrivere per i nipoti la devastazione orribile della loro terra ad opera del governo di Israele e l'eccidio di sedicimila bambini, avrà tutte le ragioni di bollare Netanyahu, assieme con i suoi amici, "che ci odiavano assai più in là che dritto non volea".
Tutti siano rimasti attoniti e sconvolti di fronte al micidiale attacco del 7 ottobre, sferrato da Hamas contro Israele. Ma la risposta, orribile, sanguinosa, spietata, nei confronti di qualunque forma vivente sulla Striscia di Gaza, esseri umani, animali, piante, è qualche cosa che va "assai più in la" di qualunque giusta risposta alla violenza dell'organizzazione terroristica palestinese.
Se poi pensiamo che viene effettuata da parte di uno Stato, quello di Israele, che dalla Seconda guerra mondiale e fino ai nostri giorni è stato l'emblema del popolo ingiustamente perseguitato dal regime nazista, la nostra ragione si ribella di fronte alla crudezza dell'esercito israeliano. Al di là di ogni considerazione umanitaria, che ci fa inorridire di fronte allo spettacolo della devastazione di quella terra, alle migliaia di morti che ogni giorno la cronaca di guerra ci snocciola con il suo nero rosario di dolore, si arriva inevitabilmente a pensare che soltanto un delirio di crudeltà, di onnipotenza perversa, possa determinare la sequenza di azioni delittuose cui stiamo assistendo da tempo.
Il governo Netanyahu giustifica le distruzioni di ospedali, case, scuole, l'uccisione di migliaia di persone innocenti, siano esse donne, bambini, anziani con l'obiettivo prioritario per la sicurezza di Israele di stanare dai loro rifugi sotterranei i combattenti di Hamas. Ma, lo stesso governo non spiega perché "ogni bambino palestinese è un nemico" e quindi come tale da "neutralizzare", né si spiega da parte dei diretti interessati perché gli aiuti umanitari organizzati dagli Stati Uniti saranno distribuiti solo in quattro punti di Gaza, rispetto ai quattrocento dell'inizio delle ostilità, in modo da indirizzare tutta la popolazione affamata, indebolita, malata, umiliata, verso un luogo limitato che ne permetta poi il contenimento e il controllo.
Così si finisce per rimanere sgomenti di fronte al silenzio condiscendente dell'Occidente che non esprime se non generiche disapprovazioni sui comportamenti di Israele e nello stesso tempo reprime il dissenso e la protesta dei giovani, colpevolizzando e additando di simpatie verso Hamas chiunque avanzi critiche contro il governo di Netanyahu. Una mistificazione vergognosa che vede l'uomo comune inerme dinanzi alla tracotanza di alcuni, pochi potenti.
Al di là delle molte situazioni di guerra, che rendono atroce la vita sul nostro pianeta, duole constatare come in ogni settore della vita pubblica siamo costretti, da tempo, ad assistere alla tracotanza del potere .
Sempre Dante, ma qui siamo nell'Inferno, dice che un tempo, molto lontano dal nostro, per intenderci, il potere "libito fe' licito, in sua lege". E' il gioco a cui assistiamo quasi quotidianamente: la legge c'è, ma se non permette ai potenti di agire a proprio vantaggio, la si modifica. Basta procurarsi la maggioranza. E ogni sopruso diventa lecito. Di fronte a questo scenario il cittadino non ha strumenti per difendersi se non esprimere ad alta voce la sua indignazione, pur sapendo che rischia di indignarsi nel deserto.
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