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Torino, pomeriggio in presidio contro il Ddl sicurezza

Aggiornamento: 2 giorni fa


Il decreto sicurezza rende soltanto più impauriti e più insicuri i cittadini per bene. Non ci si deve stupire: è il paradosso della conseguenza cui non si sottrae neppure l'ennesimo atto politico di forza approvato l'11 aprile scorso con cui il governo Meloni, cintura nera di populismo, sta cercando di snaturare il Paese, tra esautoramento delle prerogative parlamentari e demagogia in nome del popolo... A grandi linee, è la principale contestazione che rivolgono le opposizioni politiche (con alcuni distinguo) insieme con decine e decine di associazioni, a un decreto "varato di nascosto" che nel pomeriggio di oggi, 26 maggio, ha portato a Torino, in piazza Castello davanti alla Prefettura, come in altre città italiane e capoluoghi di provincia migliaia di persone, coralmente indisponibili a vedere amputata la Costituzione. Ed è ancora più grave, come è stato osservato, è il contenuto del decreto cui si sommano la previsione di ben 14 nuovi reati, un irragionevole aumento qualitativo e quantitativo delle sanzioni penali, la criminalizzazione del dissenso (persino nella forma della resistenza passiva) e delle manifestazioni di piazza (per tutti, il reato di blocco stradale), l’inasprimento delle condizioni dei detenuti e dei migranti trattenuti nei CPR, il venir meno di ogni forma di umanità (fino a prevedere il carcere anche per donne incinte e bambini), la marginalizzazione e punizione dei poveri e degli esclusi, l’aumento a dismisura dei poteri della polizia e molto altro ancora.

Una prova si è avuto nel pomeriggio a Roma, dove migliaia di persone sono state bloccate dalle forze dell'ordine in assetto antisommossa nel tentativo di manifestare davanti a Montecitorio. Una situazione presto precipitata in scontro fisico, raccontano le cronache, che ha provocato anche il ferimento di chi, come Luca Blasi, assessore alla Cultura e Politiche abitative del III municipio Montesacro III, cercava di calmare gli animi.

A chi giova questo clima tossico? Alla credibilità di Giorgia Meloni, che in Italia come in Europa cerca di infilarsi in ogni pertugio per non sentirsi un soprammobile della politica? O a una presidente del Consiglio che comincia ad avere il fiato corto con la sua politica cerchiobottista e manipolativa dei dati di realtà, in primis di quelli dell'occupazione, della crescita del Pil e del debito pubblico? In mancanza di idee, aggiungono le opposizioni, ritorna sempre utile la solita carta di riserva della sicurezza che ora fa rima in perfetto stile destrorso con repressione, mentre la vera richiesta di sicurezza di chi continua a morire sui luoghi di lavoro rimane inevasa. Ma si sa, il rispetto per la vita non vive di decreti.





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