La cronica emergenza sanitaria in Calabria: adesso ci prova il governo...
- Gaetano Errigo
- 20 mar
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di Gaetano Errigo

Il 7 marzo scorso, il Consiglio dei Ministri ha decretato lo stato di emergenza sanitaria in Calabria per la durata di un anno. Decisione presa a causa della situazione di criticità in cui versa il sistema ospedaliero della Regione. Ad alcuni è apparso quasi un atto naturale, a chiusura del cerchio di polemiche e discussioni che da settimane attraversavano la società calabrese rispetto alla riorganizzazione della sua rete ospedaliera.
In realtà, l’emergenza sanitaria in fondo allo stivale non è affatto una novità, è cronica. Esiste da anni a causa dei debiti contratti dalle Asp per l’erogazione dei servizi competenti e che, nel tempo, hanno costretto le varie Giunte regionali a “razionalizzare” i presidi medici e le prestazioni sanitarie mettendo un tetto massimo a quelle da effettuare con l’esenzione del ticket presso le strutture private convenzionate che suppliscono alla carenza di quelle pubbliche.
Lo scandalo delle fatture pagate due volte
In queste condizioni, più complicate di quanto possano sembrare, particolarmente emblematica risulta la situazione nella provincia di Reggio Calabria. L’Asp in riva allo Stretto aveva accumulato un debito enorme che continuava a crescere. Finché un nuovo direttore generale, il dr. Santo Gioffrè, poco dopo il suo insediamento, scopre qualcosa che non andava: molte fatture venivano pagate due volte - trucchetto antico, mai al tramonto - con conseguente aggravio della situazione finanziaria dell’Azienda sanitaria, così raccoglie le carte e le presenta all’Autorità giudiziaria. Il risultato, oltre allo scandalo, fu la rimozione del dr. Gioffrè dall’ufficio di direttore generale con una scusa burocratica. Lo stesso fu anche messo al centro di alcuni processi dai quali ne uscì pulito, mentre per il servizio sanitario, fra un susseguirsi di commissari e interventi della politica per il rientro dal deficit finanziario, continuò il suo declino.
Negli ultimi anni, in tutta la Calabria, si è operato attraverso una serie di chiusure di ospedali. Nella provincia più a sud della regione ne sono rimasti solo tre: Reggio Calabria, Polistena, Locri. Uno per ogni area territoriale. Aree territoriali vaste, dove insistono tanti comuni sparsi tra la costa e le impervie aree di montagne, mal collegati, tra loro e con i centri più importanti, da strade anguste e tortuose che rendono lunghissimo il tragitto tra un paese e l’altro. Il tutto risulta aggravato dalla chiusura di molti Pronto soccorso periferici e, da qualche tempo, nella politica regionale si parla anche di accorpamento delle guardie mediche.
Polistena, timori per la partenza dei medici cubani
Restando ai nosocomi reggini, la conformazione morfologica del territorio da servire non è l’unico problema. La carenza di organico è atavica. A Polistena hanno supplito dei medici cubani il cui impegno sta per scadere e si apprestano a lasciare l’ospedale. A Locri la situazione sembra peggiore e, spesso, tanti utenti della fascia jonica reggina si riversano su Polistena che dovrebbe servire la fascia tirrenica. Ricordiamo quando, durante la pandemia, il pronto soccorso polistenese fu costretto a chiudere temporaneamente causa Covid, l'Ospedale di Reggio Calabria si trovò a dover ricevere l’utenza dell’intera provincia registrando disagi per l’ingolfamento di pazienti. E, a proposito di Pronto soccorso, non bisogna tralasciare la realtà del trasporto ambulanze rimembrando che nella Piana di Gioia Tauro (il territorio della fascia tirrenica), per un periodo, le volanti della polizia hanno supplito, quasi quotidianamente, quale mezzo di trasporto dei cittadini in ospedale per le emergenze.
La dichiarazione dello stato di emergenza sanitaria, da parte del Governo, potrebbe essere utile per sbloccare fondi regionali e riparare qualche falla del sistema. Tuttavia, come abbiamo detto, si parla di accorpamento delle guardie mediche. Quindi nulla da sperare per la realizzazione di nuovi presidi. In febbraio, nella Piana di Gioia Tauro, vi era fermento per sapere delle sorti del nuovo ospedale che, da quasi vent’anni, dovrebbe realizzarsi a Palmi. Il responso è stato quello che, ormai, la cittadinanza disillusa si aspettava: il progetto è nuovamente rinviato per motivi finanziari.
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