"Il futuro di Torino è nelle mani di un chiaro e franco confronto"
- Beppe Borgogno
- 21 ore fa
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di Beppe Borgogno

In fondo non c’è da stupirsi se, nei giorni scorsi, nel dibattito piuttosto ruvido che il centrosinistra sta conducendo verso le prossime elezioni regionali, si è accennato anche a quelle per il Comune di Torino che si terranno nel 2027.
La crisi della politica e dei partiti ci ha abituati a discussioni nelle quali sui programmi si agisce per somma e non per sintesi, e la forma ed il carattere delle coalizioni hanno i connotati del leader di turno più che dei contenuti per governare, cioè di ciò che oggi si ritiene utile a vincere, quasi sempre però senza soddisfare le ambizioni di ognuno.
E allora per far vivere le coalizioni bisogna sapientemente aggiornare la lista dei crediti da esigere e dei debiti da saldare nel tempo (in Campania c’è chi ha risolto debiti e crediti in un colpo solo, con buona pace della fine dei cacicchi). Anche questo, ahimè, è il sintomo di una politica sempre più avvitata su sé stessa e di un centrosinistra che non riesce a rinnovarsi. Perciò Angelo Bonelli, uno dei leader di AVS, di fronte alla richiesta del candidato in pectore alla guida della Puglia Antonio Decaro di non candidare nella lista di Alleanza Verdi Sinistra l’ex Presidente regionale Niki Vendola, ha citato Torino tra i luoghi in cui AVS “ è in grado di esprimere delle personalità”. Per rivendicarne la guida, è sottinteso.
Dunque succederà qualcosa? Quello di Bonelli è stato solo un espediente per rilanciare nella partita in corso, o comincia a palesarsi tra gli alleati qualche insoddisfazione sul lavoro del sindaco Lo Russo, tanto da pensare a una nuova figura per sostituirlo? Senza preoccuparsi, tra l'altro come osservato, ultimo l'articolo di oggi sulle pagine di cronaca locale del Corriere della Sera, del disagio o di qualche imbarazzo tra i vertici torinesi del partito.
Peraltro, sono più o meno le stesse domande poste da Claudio Cerrato, il capogruppo del Partito Democratico, per sottolineare che se ci sono differenze di visione tra gli alleati è bene che, a due anni dal voto, emergano.
D’altra parte proprio al capogruppo è certamente capitato, in questi anni, di registrare qualche insoddisfazione e qualche dubbio anche tra i dem, oltre che tra gli alleati, naturalmente senza che assumessero mai fino in fondo il carattere di un dissenso o di una esplicita richiesta di confronto.
L’ effetto che ne è derivato, almeno a tratti, è una atmosfera figlia degli obblighi di una convivenza necessaria più che gli automatismi di una condivisione che nel tempo si arricchisce.
Però, se mai a tutto questo dovesse aggiungersi qualche tentennamento attorno alla richiesta, finora considerata giustamente irricevibile, del Movimento 5 Stelle di un candidato Sindaco diverso da Lo Russo per dare vita al “campo largo”, il quadro rischierebbe di diventare complicato.
Tutto questo, da Bonelli in poi, fa sì dunque che ci si debba attendere una discussione aperta e senza remore, che parta dal bilancio del lavoro fatto finora, per decidere quali saranno gli scenari di qui alle elezioni del 2027? Molto probabilmente no, e i primi segnali confermano per ora che succederà molto meno.
Dall’area a Torino più vicina a Bonelli, il mondo ambientalista di AVS, quindi una piccola porzione dell’attuale maggioranza, sono intervenuti in questi giorni l’ex assessore Tricarico e il coordinatore del Comitato Torino Respira, Roberto Mezzalama. Ragionamenti critici, i loro, in particolare sui temi ambientali e della trasformazione urbana, forse un pochino ideologici e caricaturali verso il primo cittadino, che confermano però che a sinistra un’area insoddisfatta esiste. Si chiede a Lo Russo più coraggio su questi argomenti, se ne criticano alcune scelte non marginali, ma poi tutto si ferma alla richiesta di “primarie delle idee”. Per ora nient’altro, ed è davvero difficile capire che cosa possano essere, come si possano organizzare, e per raggiungere quali obiettivi. E poi, le primarie, quelle vere e sane, non dovevano già essere, appunto, un confronto di idee attraverso la scelta tra persone che le rappresentano, e la premessa per costruire una sintesi (la sintesi, appunto)?
Una proposta piuttosto curiosa, quindi, che rischia di avere il sapore di un’ennesima trovata tattica e pure un po’ propagandistica, per mascherare un dissenso forse ancora più radicale, ma senza assumersene interamente il peso. Un modo, inoltre, per strattonare un altro po’ uno strumento, le primarie, che è democratico solo se ha alle spalle una autentica assunzione di responsabilità, e non se diventa un tentativo per esportare o mascherare il conflitto.
Tuttavia, tanto qualche critica, quanto un latente mugugno ci dicono che qualche problema forse c’è. Che cosa succede allora? A quanto si legge, da settembre i consiglieri comunali della maggioranza incontreranno i membri di Giunta, dice Cerrato “in vista dell’ultima fase del mandato, anche per affrontare i nodi ancora irrisolti”.
Speriamo allora che qualcuno di loro sappia portare ai membri dell’esecutivo, a partire dal Sindaco, se non l’esigenza di una discussione generale, almeno il sentimento della città, compreso quello di chi non è sempre così entusiasta del lavoro dell’amministrazione su tante cose grandi e piccole. Come accade sempre verso chi oggi amministra le nostre città, è ovvio, ma la critica ha raggiunto, su alcuni temi e in qualche area cittadina livelli anche piuttosto allarmanti, tanto da doversene preoccupare, a questo punto, e lavorare per correggere qualcosa, nelle scelte come negli atteggiamenti.
Certo, forse servirebbe qualcosa di più, un dibattito più largo e più maturo.
Ma il centrosinistra che oggi guida la città non ha dimostrato una grande abitudine a discutere, e forse anche per questa ragione sconta più di una difficoltà nel dialogo esterno ed anche qualche deficit di autorevolezza. E un'eccessiva consuetudine verso l’autosufficienza, insieme con la tendenza a rinchiudersi un po’ troppo tra le pareti e gli ostacoli dell’amministrazione, non hanno certo aiutato a costruire il dibattito ampio sul futuro della città di cui molti sentono il bisogno, e a chiedere agli altri attori sociali, politici ed istituzionali, di condividerne gli obiettivi.
I partiti del centrosinistra, come anche quelli dello schieramento opposto, non somigliano oggi a quelli che un tempo cercarono anche nella società civile persone e idee utili a contrastare la loro crisi di rappresentanza, che non è certo meno acuta del passato ed è diventato uno dei sintomi principali della crisi della nostra democrazia. La politica, certo non meno in crisi di qualche anno fa, pensa di reagire rivendicando più spazio, e le forze politiche, in entrambi gli schieramenti principali, vivono una eterna competizione.
Ad esempio la destra a Torino, di fronte alla possibilità appena paventata di una nuova candidatura “civica” per la guida della città, risponde che “ora serve un politico”, che faccia della sicurezza il punto principale del proprio programma, senza farci sapere di più se non che la folla dei pretendenti è già piuttosto nutrita e che ora più che in passato considera Torino un obiettivo “contendibile”.
E’ possibile invece che la parte meno “soddisfatta” del centrosinistra sia tentata, senza che questo sia il risultato di una discussione esplicita, di riaprire il dibattito sul “candidato civico”, come è accaduto anche quattro anni fa prima delle primarie, quelle vere, vinte da Stefano Lo Russo contro Francesco Tresso, diventato poi uno dei suoi assessori.
Ma questa volta c’è un Sindaco uscente, di cui ognuno ha potuto valutare sia i meriti che i limiti. Perciò è inevitabile ed opportuno tornare alla considerazione principale che ha fatto il capogruppo PD, e già in passato avanzata su questo sito senza giri di parole: se c’è qualcosa da discutere, lo si faccia al più presto, prima che il tempo sia poco, e lo si faccia nella chiarezza, che di solito aiuta ad uscire dalle situazioni critiche meglio di come si è entrati. Un monito, il suo, che deve però anche essere un impegno a farla, quella discussione, se mai fosse necessaria. E a non pensare che se nulla si muove allora va tutto bene così, e niente è da correggere nel frattempo.
Qualunque cosa se ne pensi, Stefano Lo Russo è oggi il candidato naturale per tornare a fare il Sindaco, a meno che non sia lui a decidere diversamente. Fin qui, tra l’altro, nel centrosinistra non sono emerse figure con requisiti o caratteristiche migliori. Contemporaneamente, il centrosinistra in questi anni, tra lavoro, successi ed errori, e un mugugno che però non è mai diventato altro, ha mostrato anche i suoi limiti che non si spiegano solo con le difficoltà di chi governa.
Siamo solo all’inizio , vedremo cosa accadrà nei prossimi due anni. Si sappia però che non sono pochi quelli che, visto come vanno le cose, non sono tranquilli, e pensano che il 2027 per l'area progressista non sarà una passeggiata.
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