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"Il cristiano non ha nemici, ma fratelli", le parole di pace di Leone XIV al mondo

di Luca Rolandi

 

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Giorni di serenità e festa per una parte dell’umanità e di disperazione e violenza per altri. Papa Leone come Francesco, è una voce nel deserto di un mondo alla deriva. Una serie di discorsi e omelie che danno un senso al Natale cristiano e non solo. Nel discorso al corpo diplomatico Papa Prevost è tornato sulla lezione del magistero di Francesco e dei suo predecessori, ha ricordato il Concilio Vaticano II e l’anno Giubilare.

“Permettetemi infine di ricordare che cinquant’anni fa, nel giorno dell’Immacolata Concezione, veniva promulgata da San Paolo VI con l’Esortazione apostolica Evangeli nuntiandi, scritta dopo la terza Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Essa sottolinea, tra l’altro, due realtà che qui possiamo richiamare: il fatto che «tutta la Chiesa riceve la missione di evangelizzare, e l’opera di ciascuno è importante per il tutto». Poi un incontro una citazione importante del teologo protestante morto impiccato dai nazisti il 9 aprile 1945.

“Il Signore discende dal cielo e si abbassa verso di noi. Come scriveva Bonhoeffer, meditando sul mistero del Natale, «Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo, vi entra dentro. […] Dio ama ciò che è perduto, ciò che non è considerato, l’insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto» (D. Bonhoeffer, Riconoscere Dio al centro della vita, Brescia 2004, 12). Possa il Signore donarci questa sua stessa condiscendenza, la sua stessa compassione, il suo amore, perché ne diventiamo discepoli e testimoni ogni giorno”.

“La pace esiste ed è già in mezzo a noi”: è l’annuncio paradossale che Leone XIV ha affidato alla Chiesa nel giorno di Natale. Il suo primo Natale da Pontefice, celebrato davanti a una Basilica Vaticana gremita e ai circa 26mila fedeli radunati in piazza San Pietro per la benedizione Urbi et Orbi, oltre ai milioni collegati in tutto il mondo attraverso radio, televisione e streaming. Un annuncio che capovolge le attese, perché nel primo messaggio natalizio del Papa statunitense il presepe non è idillio ma contraddizione. Il Verbo che ha creato il mondo appare a Betlemme senza parole, un neonato “che soltanto piange e vagisce”. Eppure quella fragilità parla più di ogni discorso. “Ecco la sorpresa che la liturgia ci pone di fronte: il Verbo di Dio appare e non sa parlare”, ha detto Leone XIV nell’omelia della messa del mattino. È una teologia della vulnerabilità che trasforma la mangiatoia in interrogativo: siamo capaci di accogliere chi non ha voce? “La carne umana chiede cura, invoca accoglienza e riconoscimento, cerca mani capaci di tenerezza e menti disposte all’attenzione, desidera parole buone”, ha aggiunto il Papa.

E il pensiero è corso alle tende di Gaza, “da settimane esposte alle piogge, al vento e al freddo”, ai rifugiati di ogni continente, ai giovani costretti alle armi vittime della “menzogna di cui sono intrisi i roboanti discorsi di chi li manda a morire”.

«Chi oggi crede alla pace e ha scelto la via disarmata di Gesù e dei martiri è spesso ridicolizzato, spinto fuori dal discorso pubblico e non di rado accusato di favorire avversari e nemici», ha affermato il Papa. Il cristiano, però, «non ha nemici, ma fratelli e sorelle, che rimangono tali anche quando non ci si comprende», ha ribadito con chiarezza, rivolgendosi anche e soprattutto ai governanti e ai leader globali, parte in causa nei negoziati di pace per i Paesi coinvolti nei conflitti. E anche se «nelle condizioni di incertezza e di sofferenza del mondo attuale sembrerebbe impossibile la gioia», ha continuato, è proprio il «il Mistero del Natale», a mostrare concretamente da dove nasce questa «gioia» del credente. Si tratta di un’esperienza che ribalta la visione della vita e di ciò che accade, «una gioia motivata dalla tenacia di chi già vive la fraternità, di chi già riconosce attorno a sé, anche nei propri avversari, la dignità indelebile di figlie e figli di Dio». 

È il volto di Santo Stefano che si concede al martirio, la sua «luce», la sua «mitezza», a raccontare all’umanità come si diventa veri uomini e donne di pace. «Nel ricordo di Santo Stefano primo Martire, - ha sottolineato papa Leone XIV durante la preghiera dell’Angelus di stamattina, 26 dicembre, dal Palazzo apostolico - invochiamo la sua intercessione perché renda forte la nostra fede e sostenga le comunità che maggiormente soffrono per la loro testimonianza cristiana». Nel giorno in cui la Chiesa fa memoria del sacrificio dell’apostolo, ha aggiunto il Pontefice davanti a pellegrini, cittadini e turisti riuniti in piazza San Pietro, «il suo esempio di mitezza, di coraggio e di perdono accompagni quanti si impegnano nelle situazioni di conflitto per promuovere il dialogo, la riconciliazione e la pace». Le parole di Prevost arrivano a poche ore dall'operazione militare degli Stati Uniti, nella notte di oggi, contro le basi terroristiche dell’Isis in Nigeria, rivendicati dal presidente Donald Trump come risposta al «massacro» dei cristiani.

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