Dov'è Alberto Trentini, è ancora nel nostro cuore e nella testa?
- Vice
- 3 giorni fa
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di Vice

Il prossimo 15 novembre, l'operatore umanitario Alberto Trentini "compirà" un anno di permanenza nelle carceri venezuelane. La sua odissea ha un che di misterioso, perché rimane un mistero la motivazione del suo arresto e della sua detenzione. L'Italia non ha relazioni diplomatiche con il Venezuela e non riconosce il governo Maduro. Una condizione che mette il tavolo di eventuali trattative (sottotraccia) in precario equilibrio e che ha ridotto lo spazio di manovra del governo italiano e della Farnesina, il ministero degli Esteri, cui non si può negare la volontà di riportare Alberto Trentini nella sua Venezia. Giorgia Meloni e Antonio Tajani si sono esposti con ripetute dichiarazioni ed interventi, ma la situazione internazionale non li aiuta, non si può non riconoscerlo.
Il Venezuela è dall'altra parte dell'Oceano Atlantica. In quello stesso oceano, nel mar dei Caraibi, dove il presidente Donald Trump mostra i muscoli con il presidente Maduro, accusandolo di essere il capo di un cartello di narcotrafficanti. Da più di un mese, una potente flotta Usa preme sulle coste venezuelane e ieri al largo si è profilata la sagoma della portaerei più grande del mondo, la Gerald Ford.
Su questo scacchiere internazionale, che si alimenta da tensioni e da rischi d'escalation militare, Alberto Trentini è un puntino piccolo, piccolissimo, invisibile o quasi, che sfugge ai nostri pensieri. Ma è grave, perché Alberto Trentini è da 362 giorni nel carcere di El Rodeo, poco distante dalla capitale Caracas, un luogo di detenzione che le principali organizzazioni non governative venezuelane definiscono "disumano" per la sequela di punizioni improvvise, restrizioni alimentari ed isolamento, con episodi documentati di percosse e trattamenti umilianti. che si scarica sui carcerati, soprattutto su quelli considerati "politici". Lo è anche Trentini?

La risposta che si propone di getto è ancora più terribile: Alberto Trentini sembra non essere niente! È un cooperante di una ONG, la Humanity&Inclusion, che si ritrova, ed è sempre più chiaro, in una dimensione più grande di lui, al punto che, probabilmente, anche le stesse autorità venezuelane non sanno come uscirne. E più passa il tempo, più cala l'attenzione sulla sua allucinante vicenda e più la situazione si incancrenisce e si fa imbarazzante per tutti, persino per tutti coloro che insistono per la liberazione di Alberto.
Occorre reagire. Gli italiani devono reagire, indignati. Alberto Trentini è un nostro connazionale, è una persona di 46 anni che ha offerto una parte della sua parte con altruismo al servizio dei più deboli e fragili. Sentiamo il cuore e facciamo funzionare la testa ed usciamo da questo senso di rassegnazione perché tanto non c'è niente da fare. Invece, c'è tanto da fare. Si cominci ad inviare email al Palazzo di Caracas, all'Onu, all'Unione Europea, a Palazzo Chigi, alle ambasciate di quei Paesi, pensiamo alla Francia, che si ritrovano nelle nostre stesse condizioni, con ostaggi nelle mani del governo venezuelano.
Al giro di boa, all'ingresso nel secondo anno di prigionia, sabato prossimo, 15 novembre, è stata annunciata da Articolo 21 una conferenza nella sala stampa del Comune di Milano, presenti la madre Armanda Colusso Trentini e l’avvocata della famiglia, Alessandra Ballerini. All'incontro parteciperanno il presidente della Associazione lombarda dei giornalisti, Paolo Perucchini, e il Presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Riccardo Sorrentino.
Ricordiamo che il 28 ottobre scorso, il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato un ordine del giorno per la liberazione di Alberto Trentini. [1]
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