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Detto in pochissime parole. La giustizia secondo Trump, dentro e fuori gli Usa

Alla Knesset ha chiesto la grazia per Netanyahu...

di Indiscreto controcorrente


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Che il presidente americano abbia un concetto della giustizia discutibilmente personale tra le mura amiche è noto. Lo comprova, sulla scia delle sue peripezie penali, decine di violazioni di leggi federali, la nuvola minacciosa che staziona quotidianamente su quei giudici rei di opporsi agli ordini esecutivi presidenziali.

Insomma, un curriculum di tutto riguardo quando si tratta di pretendere l'impunità. E in patria come all'estero, la sua manona è sempre all'opera. Così, quando i magistrati della Corte penale Internazionale dell'Aia hanno avuto l'ardire di mettere il naso nei comportamenti di statunitensi e israeliani, sono scattate le sanzioni promosse dalla sua amministrazione.

Ma ieri, 13 ottobre, davanti alla Knesset, il parlamento israeliano, mister America First si è superato, chiedendo con una frase da amiconi al bar, tra lo stupore dei presenti e dello stesso presidente Isaac Herzog, la grazia per il premier Netanyahu, sotto processo per corruzione. "Dategli la grazia, andiamo" ha sospirato, godendo dei suoi movimenti facciali in posa narcisistica.

Un'invasione gridata nel campo della sovranità d'Israele che meriterebbe un bel Daspo politico, se non fosse che il messaggio a mondo e dintorni è da tempo chiaro e forte: Io sono l'Imperatore, voi i vassalli. Se vi comportate bene nei miei confronti, non avrete mai problemi, soprattutto se i problemi, anche giudiziari, li provocherete in casa vostra. Vi proteggo io.

Ora con il feudalesimo di marca moderna alle porte, a quando la reintroduzione dei servi della gleba? O ci siamo già?


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