PIANETA SICUREZZA. Intelligenza artificiale: un futuro tra promesse e ipercontrollo
- Nicola Rossiello
- 16 ore fa
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di Nicola Rossiello

L'intelligenza artificiale è una straordinaria opportunità capace di migliorare l'esistenza umana, ma come ogni rivoluzione porta con sé anche potenziali rischi. Nell’ambito della sicurezza pubblica l'IA potrà svolgere un ruolo importante attraverso la previsione di comportamenti criminosi e reagendo rapidamente a emergenze per facilitare l’opera delle forze di polizia, ma ogni cambiamento porta con sé sfide importanti, e l'IA non fa eccezione.
L’esperienza maturata nel campo della sicurezza pubblica mi porta a riflettere con preoccupazione sul rischio di abuso degli strumenti di controllo o di violazione della privacy. Non si tratta di rifiutare il progresso, ma di gestirlo in modo da non provocare danni. Gli algoritmi dell’IA possono agire sulle decisioni umane e incidere sui fondamentali di libertà e giustizia. Ne consegue, che l’applicazione dell'intelligenza artificiale nell’ambito della sicurezza pone molti interrogativi; ci fa temere il rischio di una sorveglianza totale, che potrebbe limitare la libertà individuale di ognuno di noi, per esempio.
Viviamo un mondo farcito di telecamere ovunque, software di riconoscimento facciale e un insieme di sistemi che analizzano ogni nostra interazione digitale. Questi dispositivi per un verso promettono un alto livello di sicurezza, per un altro producono un controllo che può risultare però eccessivo se posto al servizio di visioni politiche che alimentano la paura in forma generalizzata e come spauracchio per conquistare consenso. E il rischio di subire attacchi ai diritti e alle garanzie costituzionali non è allarmismo, come insegna la storia. Vivere un contesto di progressivo irrigidimento anche normativo, in cui ogni passo, parola e sguardo sono registrati e analizzati è inaccettabile perché la libertà implica anche la possibilità di commettere un errore, senza che questo venga immortalato e registrato “sine die” in un database.
Altrettanto importante è il tema dei bias. L'IA si struttura sulla base dei dati che forniamo, e se questi sono la risultante di ingiustizie storiche o disuguaglianze sociali, l'algoritmo le riprodurrà a nostro danno. Un algoritmo addestrato su dati che dimostrano una maggiore frequenza di controlli e arresti in un’area urbana particolarmente svantaggiata potrebbe tendere ad etichettare i residenti di quella zona come “soggetti ad alto rischio", anche senza concreti riscontri, sommando dati non coerenti per una certa categoria di soggetti, minando la fiducia nella giustizia e compromettendo la coesione sociale.
Ma c’è un'altra preoccupazione che tocca i fondamenti della democrazia: il rischio di politicizzazione dell'IA. Le forze di polizia italiane non sono totalmente indipendenti e autonome dalla politica. È un tema di nicchia che appartiene prevalentemente agli addetti ai lavori, ma che acquisisce un’importanza rilevante se riportata all’uso dell'IA. Oggi, a differenza di altri Paesi, mancano garanzie e controlli esterni. Scotland Yard, ad esempio, è sottoposta a controlli rigorosi da parte dell’Inspectorate of Constabulary, per garantire imparzialità e adesione a valori e principi costituzionali. Nel nostro Paese gli algoritmi della sicurezza pubblica, se privati di filtri e garanzie adeguati e condizionati dalla politica, potrebbero diventare un facile strumento di repressione, piuttosto che di giustizia. La sfida consiste nel bilanciare una sicurezza efficace con la tutela dei diritti.
In ultimo, ma non per questo meno importante, c'è il tema del gap culturale e formativo della pubblica amministrazione. Anche le forze di polizia necessitano di un'urgente adeguamento alle sfide tecnologiche e sociali che ci aspettano. Come molti settori della nostra società, il futuro della sicurezza connessa all’IA ha bisogno di una regolamentazione adeguata e di una vigilanza costante per scongiurare il rischio di ipercontrollo e di ingiustizia. Per quanto serve conoscenza e consapevolezza, in primis da parte della politica, ma anche da parte dei cittadini fruitori dei servizi.













































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