Vicenda Shahin: "se l'opinione, pur discutibile, non rientra più nella Costituzione italiana..."
- Giorgio Ardito
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di Giorgio Ardito

Ha avuto luogo nel tardo pomeriggio di oggi, 27 novembre, un presidio nel cortile della moschea di via Saluzzo 18, la moschea di cui Mohamed Shahin è imam. L'iniziativa è partita dalla di San Salvario da un gruppo di numerosi cittadini del quartiere e nelle dichiarazioni della vigilia è stato specificato di non avere specifici promotori o capofila, anche per evitare personalizzazioni. Dunque, la volontà di essere interpretata come momento collettivo per richiamare l'opinione pubblica al grave sopruso subito da Shahin, arrestato e trasferito in un CPR. Il presidio, ricordano gli organizzatori, sarà senza bandiere – né della Palestina, né di parti politiche – e vedrà la partecipazione di rappresentanti delle diverse fedi e realtà del quartiere.
Il 12 febbraio del 1987, in occasione del trentesimo anniversario della morte di Concetto Marchesi, grande latinista, ammiratore di Seneca, apparve sull'Unità un ricordo di Luciano Canfora che bene evidenziava il ruolo di contrasto avuto dall'allora rettore dell'Università di Padova durante la Repubblica di Salò nei confronti del filosofo Giovanni Gentile, autore della riforma scolastica nel ventennio. Un contrasto per nulla casuale, perché stava a indicare in Gentile il cattivo maestro di più generazioni di italiani. Giudizio da cui nasce, scrive lo storico barese, "la polarità Marchesi-Gentile", o se vogliamo la radicalizzazione di pensieri antitetici, che ha la sua data spartiacque nel 1° dicembre 1943, cioè dal celebre appello rivolto da Marchesi (nel frattempo entrato in clandestinità e membro della Resistenza) ai suoi studenti, invitati a non cedere al fascismo e a mantenere saldi i valori e gli ideali di libertà.
Sono andato indietro nel tempo, molto indietro me ne rendo conto, scomodando anche personaggi illustri della cultura e della storia del nostro Paese, perché la vicenda di Mohamed Shahin, imam della moschea Omar Ibn Al Khattab di via Saluzzo 18, ratifica una altrettanto visibile polarità non già tra due individui - anche se Marchesi e Gentile non rappresentavano sé stessi, bensì visioni del mondo contrapposti - ma tra quanti oggi continuano a credere nei valori della Costituzione e, all'opposto, tra coloro che considerano quegli stessi valori una sorta di cambiale da onorare a precise scadenze convenzionali, meglio se di facciata istituzionale. Il che può, nella seconda lettura, arrivare anche a prevaricare, disconoscere o sospendere la libertà di opinione e di pensiero, cioè quel valore ineliminabile dello spirito democratico che lo coniuga e lo applica alla vita quotidiana di un popolo, di una comunità e dell'individuo, a differenza del totalitarismo di qualunque colore e ideologia, che tende a sopraffarlo.
Valori della nostra Costituzione che Shahin ha diffuso - lo comprovano le numerose testimonianze raccolte nelle manifestazioni di ieri l'altro a Torino, in piazza Castello e nel corteo in via Madama Cristina, insieme con il lungo elenco di nomi che ne chiedono il ritorno - nella comunità musulmana di San Salvario, il suo quartiere, accanto a un minuzioso e serrato impegno per il dialogo interreligioso.
Ora, pur con tutta la prudenza che in questi casi si ha il dovere di assumere, quei valori sono stati stati negati a Mohamed Shahin, una persona da più decenni residente a Torino, arrestato, trasferito d'urgenza nel CPR di Caltanissetta, minacciato di estradizione nel suo paese d'origine, l'Egitto, lui fiero avversario politico di Al-Sisi, il carnefice in capo della morte di Giulio Regeni, colui che per anni ha coperto la scomoda verità sul comportamento omicida dell'intelligence egiziana. Non lo si dimentichi mai, al di là degli accordi commerciali, degli interessi economici e del mercantilismo che scorre sulla rotta Italia-Egitto.
A Shahin è stata contestato una frase pronunciata pubblicamente sui fatti del 7 ottobre 2023: l'azione terroristica compiuta da Hamas ai danni di cittadini israeliani, da cui ha preso forma il genocidio messo in atto dal governo di Israele che ha il suo premier riconosciuto in Benjamin Netanyahu, sul quale pende un mandato di cattura della Corte internazionale di giustizia con sede all'Aia, esteso anche ai vertici di Hamas. Sul 7 ottobre Shahin ha espresso un giudizio che non condivido, giustificando l'attacco come una forma di resistenza a decenni di violenze. Un'opinione, appunto, discutibile, ma non un crimine. A meno di non voler introdurre nuovamente in Italia il Tribunale speciale di memoria fascista.













































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