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Critiche al progetto Askatasuna: i soliti muri in testa di chi sposa soltanto la repressione

di Amelia Andreasi Bassi


C’è chi definisce la delibera comunale riguardante il centro sociale Askatasuna un atto coraggioso che l’amministrazione ha voluto assumersi per affrontare le problematiche di carattere sociale, politico ed urbanistico di quella che è un’esperienza ormai trentennale nel cuore della città. Più che sul coraggio a me pare che questa delibera si innesti sulla fiducia nelle competenze che dalla fine degli anni ’90 la Città, nelle sue articolazioni amministrative e territoriali, e in relazione alla moltitudine dei soggetti che la compongono, ha saputo costruire in materia di rigenerazione urbana e di progettazione partecipata. Né si può sottacere che la delibera riconosce e tiene conto della sua storia e degli apprendimenti ricevuti, degli errori come dei successi avuti, come peraltro affiora dalla posizione del consigliere comunale Pierino Crema, pubblicata sabato scorso su questo sito[1].


La delibera investe su partecipazione e corresponsabilità

Dai primi Piani Integrati di Azione Sociale sviluppati all’interno dei Contratti di Quartiere ad oggi, questa Città, tra alti e bassi, ha saputo sperimentare concretamente processi di negoziazione e progettazione sociale, far crescere una cultura diffusa dell’accompagnamento sociale, coinvolgere ed impegnare direttamente amministratori, dirigenti e funzionari, associazioni, cooperative sociali, organizzazioni sindacali, parrocchie e semplici cittadini. Processi partecipati, per nulla lineari, che hanno però fatto crescere il senso di appartenenza, che hanno costruito protagonismo civico, creato reti di cooperazione e cambiato realmente luoghi fisici e relazioni sociali.

Questa delibera dunque non è un lampo a ciel sereno, un azzardo o una semplice trattativa tra le parti, ma la coerente e consapevole scelta di riportare alla legalità una realtà della città e di farlo non reprimendola ma chiamando più soggetti a parteciparvi attraverso un investimento sociale e, allo stesso tempo, proprio perché consapevoli delle difficoltà, a mettersi in gioco con responsabilità in vista di un bene comune.

Il Centro Sociale Askatasuna non è dunque, a quel che si legge - appunto, e non per sentito dire - nella delibera, il solo soggetto coinvolgibile nel percorso. Potranno esserlo la Circoscrizione, le scuole circostanti, le associazioni e gli enti che operano sullo stesso territorio. D’altronde il centro sociale stesso non è un monolite e nemmeno totalmente avulso dal territorio in cui vive. Molte sono le sue anime e molte sono state negli anni le attività aperte all’esterno e le relazioni instaurate con l’ambiente che lo circonda.

La capacità di discernere, nella lunga esperienza di Askatasuna, gli elementi che possono rappresentare un punto di forza trasformativa di una realtà problematica a favore di un progetto sociale più evoluto e condiviso, è un obiettivo che non solo il Comune, ma la collettività nel suo insieme si deve porre.


Esiste una pluralità politica centro sociale

Non è infatti un bene per nessuno, e comunque sarebbe miope, continuare a lasciare il Centro sociale in balìa di quell’ala più intransigentemente antagonista che tanto ha concorso a costruire un’immagine totalizzante e poco rispettosa della sua pluralità politica e della sua articolazione culturale. Il conflitto sociale che sfocia nella violenza rappresenta un fallimento per tutti, tanto per chi governa quanto per chi lo agisce.

Creare le condizioni e lavorare per fare spazio al confronto, ben sapendo che gli ostacoli non mancheranno ma attrezzandosi al meglio per affrontarli, per accompagnare un processo che costruisca partecipazione intorno ad obiettivi comuni e negoziati tra più parti e al livello più alto possibile è ciò che si rende necessario per trasformare il conflitto in una opportunità di sviluppo sociale, politico ed economico.

Il Comune sa bene che per far partire un processo così complesso dovrà investire le sue migliori competenze e anche molte risorse economiche, così come sa bene che il processo sarà lungo, ma proprio per questo saprà anche prefigurarlo e strutturarlo in modo che non sia soggetto ad interruzioni dovute ai cambiamenti amministrativi o a interferenze, inciampi e persino provocazioni.

Non rimane dunque che augurarci che questa delibera venga attuata presto e impegnarci tutti, come possiamo, per accompagnarla nei suoi intenti.


Note

 

 

 


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